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Once Upon a Time - Serie Tv e Favole - Pollicino era un grande
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Once Upon a Time – Serie Tv e Favole –

Once Upon a Time

 “Non credete alle favole, erano vere!”
Stanislaw Jerzy Lec

 

In Italia non è ancora arrivata, la serie televisiva delle Favole. Arriverà a Natale, ma per gli amanti della magia e delle storie come me è stato impossibile non incapparci anche senza l’ausilio della traduzione in italiano. Si tratta di C‘era una volta  (Once Upon a Time) una serie televisiva statunitense molto che va in onda sulla ABC. Di cosa tratta? Prende i racconti classici delle tante infanzie passate, le stesse favole che hanno cresciuto con stesso vigore almeno 4 o 5 generazioni di bambini e le trasporta, causa un maleficio al giorno d’oggi. Non solo. I singoli personaggi sono smemorati, completamenti lontani dal più vago ricordo di quello che erano prima e vivono vite simili a quelle che avrebbero dovuto essere ma senza molta magie e castelli maestosi. Non manca l’eroe, Emma Swan, figlia di Biancaneve e del Principe Azzurro, ma chiaramente incredula del suo albero genealogico, la ragazza è infatti cresciuta sola mentre il mondo non più fatato faceva il verso al presente in completa amnesia. Ragazza madre che cerca anche di capire se sia mai possibile cambiare la propria vita, sul serio inizia ad entrare nei segreti della cittadina del Maine e chissà cosa ne verrà fuori. Lieto  fine assicurato.  Le puntate ( se ne attendono 22 per la prima serie) scorrono allegramente e con un tocco di thriller, che fa sorridere quando fa capolino tra fate madrine e una Cappuccetto Rosso piuttosto appariscente che interessa più i maschi adulti che i lupi affamati. Nell’insieme è godibile e piacevole. La Regina cattiva è seriamente cattiva e i Buoni sono  realmente buoni, inoltre, ingrediente magico a rendere il tutto estremamente piacevole, c’è la magia delle favole, appunto. La cara vecchia magia delle favole.

Dopo una puntata di questa serie americana, mi sono messa a riflettere sul significato di magia, sul bisogno delle favole per crescere, su i libri di Bruno Bettelheim e specialmente il suo “Il Mondo Incantato” dove raccontava con suggestione famosissime favole per dimostrare come siano un ottimo manuale di sopravvivenza al mondo per il bambino, una palestra dove i significati, i ruoli, il bene e il male possono essere conosciuti, riconosciuti e combattuti. Temi universali resi comprensibili, in un il bambino si può abbandonare, comprendendo allo stesso tempo se stesso, sviluppando la propria creatività.

Ancora, nelle favole il mondo è fantastico, le emozioni possono correre libere, non ci si stupisce che un ragazzino superi mille prove per arrivare a vincere la sua innamorata o il suo regno. Quello che poi il mondo adulto farà con attenzione per gli anni a seguire, avvilire e spesso abbattere il Pollicino di turno rispetto alle sue sproporzionate aspettative o ai suoi desideri troppo grandi per condurlo ad un ragionevole buon senso, solitamente rinunciatario, nelle favole è ridicolo. Il bambino, nelle favole può fare grande il suo saper sognare, sapere immaginare quello che davvero vuole e provare il suo mondo emotivo, che riecheggia nei libri di fiabe, come quei messaggi  che lo aiutano a capire alcune sue emozioni, permettendogli di proiettarle nelle storie favolose, vedendo poi sconfiggere insieme con l’eroe del momento il mostro terribile e il suo disagio.  Mentre riflettevo sulle favole che hanno segnato la mia infanzia, ecco che ho trovato pubblicato su Televideo, un articolo di Maurizio Righetti sopra ad uno studio Doxa pubblicato a Verona, sulle favole che aiutano ancora a crescere sul progetto “Leggere per Crescere” che viene portato avanti in 14 regioni, coinvolgendo ben 600.000 famiglie. Il Quasi una magia! Nell’articolo si parla di come leggere favole ad alta voce ai bambini, prima che si addormentino o quando se ne ha tempo e desiderio, aiuta in maniera unica la sua crescita, non solo dal punto di vista emotivo ma anche da quello dell’alfabetizzazione, compresa la capacità di ragionare e di trovare soluzioni operative per risolvere problemi. Le favole quindi hanno un profondo valore formativo oltre che educativo dal punto di vista delle emozioni. Si parla delle favole evergreen, la più amata è Cappuccetto Rosso, seguita da Pinocchio ma anche testi, moderni, come il Piccolo Principe o Alice e il suo Paese delle Meraviglie sono stati molto citati, complici magari dei film sul tema. I pregi delle favole, lette dai genitori al bambino, sono notevoli. Perchè la lettura di una storia fantastica, che sua Narnia o Harry Potter accorcia le distanze tra il bambino e l’adulto, diventa un  modo per stare insieme di qualità, per entrare nel mondo dell’altro, per insegnare anche ai “grandi” tramite l’entusiasmo dei “piccoli” come non smettere si sognare e come condividere. La  lettura ad alta voce al bambino è bene cominci nel più breve tempo possibile, entro il sesto mese di vita, ma perchè no è possibile accompagnare i l bambino con la propria voce anche prima della stessa nascita. Più si parla al bambino, più si gioca a raccontare la fiaba conosciuta o anche quella inventata, meno difficoltà incontreranno i bambini nella crescita, ascoltare, si scrive in questo articolo, aiuta lo sviluppo psico-fisico. 

E come non essere d’accordo? D’altronde è anche questo un sortilegio, ma buono. Ascoltando, raccontando, imparando a conoscere le favole, i bambini si fanno più forti, imparano a discernere giusto e sbagliato, ad accogliere le regole giuste, scoprendo che la soddisfazione e la gioia nella propria vita va perseguito con attenzione e tenacia, che il male si può sconfiggere e il bene può vincere nonostante Troll malefici, mele stregate, trabocchetti e draghi alati.

Una fiaba, con i suoi personaggi lineari e chiari, la dicotomia facile da individuare ( bene-male, buono-cattivo) e l’atmosfera che crea nel racconto,  carica di emozioni ma anche affetti definiti e mai ambigui, aiuta il bambino a provare emozioni che potrebbero altresì metterlo a disagio e molto spesso lo avvicinano ai personaggi buoni, all’eroe, al mago intelligente e buono. La magia delle favole quindi  sostiene il bambino e ne consolida lo sviluppo e maturazione dei meccanismi di difesa, facilita l’identificazione e l’avvicinamento con le figure genitoriali, canalizza emozioni negative permettendogli di non vivere con colpa, come per la gelosia e l’invidia.

Le favole, infine, diventano un ottimo strumento di conoscenza di se da utilizzare in un incontro di terapia o per comprendere meglio il proprio disagio, adulto o infantile che sia. Spesso infatti, nascondiamo un male che ha radici antiche e a volte capita che determinate difficoltà vengano proiettate dall’adulto sul proprio figlio o sui bambini che si incontrano nella vita.  Un esempio di come tornare a far pace con il proprio malessere si trova, per esempio, nel libro di Alba Marcoli “Il bambino perduto e ritrovato. Favole per far la pace con il bambino che siamo stati “ . Lavorando su favole che altro non sono che storie infantili rielaborate per avvicinarsi e risolvere, favole che nascondono comportamenti che si sono costruiti con il tempo e che feriscono, l’autrice suggerisce proprio questo mondo fatato per poter tornare amici di noi stessi. La favola permette il salto dal racconto fantastico all’emozione che giace alla sua base, facendo in modo che il bambino possa riconoscere il suo mondo interiore e  costruire da lì la sua maniera per stare al mondo.

Pollicino:  Il bambino che cresce o l’adulto diventato troppo grande
 
L’Orco :  Le proprie emozioni “cattive”
 
L’arma segreta :  L’Ascolto di una fiaba per scovare le proprie magie
Marzia Cikada

She - Her Psicologa, psicoterapeuta, sex counseling, terapia EMDR per il trauma. Incontra persone che vogliono stare meglio, a partire dall'adolescenza. Nel suo spazio ogni persona può sentirsi a casa. Ha creato il progetto Vitamina di Coppia, con la collega Sara De Maria. Riceve online e nei suoi studi di Torino e Torre Pellice.

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