Pigliate nà pastiglia!
Il medico sta male se nessuno sta male.
Aforisma Medievale
Ci curiamo troppo. E lo facciamo con leggerezza.
Quello che sembra piaccia agli italiani è il farmaco, senza riflettere che la parola greca PHÀRMAKON significa “veleno” e come tale ha sempre delle conseguenze. Ma il farmaco ha un che di magico e risolutivo che coccola. Quindi le autoprescrizioni aumentano e il consumo di antibiotici è alle stelle, come fosse un semplice rimedio al mal di gola, magari con la pretesa di prevenire mali peggiori. Ieri sera, al TG2 un servizio ha parlato proprio dell’uso eccessivo e fatto in maniera indiscriminata dei farmaci. La vera notizia è il tipo di farmaco che pare essere utilizzato per la maggiore, il tranquillante. In una cultura dove tanto si dedica alla salute, vera o presunta, come l’eccesso di diete presenti per tutte le tipologie, l’abuso di tranquillanti e TAC nel nostro paese ci porta a pensare a quanto ci vogliamo bene o solo a quanto abbiamo paura di star male?
Due parole per capire di cosa stiamo parlando. Iniziamo dai tranquillanti o ansiolitici o sedativi. Si tratta di una categoria di psicofarmaci che si utilizzano contro stati ansiosi e hanno mille forme. Le molecole attive sono diverse come diversa può essere la potenza, la durata degli effetti, la velocità di trasmissione ed azione.
I tranquillanti sono nello specifico utilizzati per migliorare il sonno, sintomo spesso di qualcosa che non va come dovrebbe. Medicalmente, questi farmaci agiscono su un neurotrasmettitore, il GABA, che inibisce il Sistema Nervoso Centrale.
Facendo questo hanno l’effetto di calmare la persona ricorrendo ad un artificio chimico, dandogli la possibilità di recuperare uno stato emotivo funzionale alla vita di tutti i giorni. Il nome di qualche ansiolitico “famoso”? Per esempio alcune Benzodiazepine (BDZ) tra cui l’En, il Lexotan,il Valium ma anche il Tavor, lo Xanax e molti altri.Sono farmaci che danno una buona tolleranza e non hanno un grande livello di tossicità ( il che significa che lo hanno basso e non che non lo abbiano), quindi sono spesso eletti a terapia primaria in molti casi e il medico di base li prescrive senza difficoltà. Alcuni effetti collaterali normali sono: confusione psichica, sedazione eccessiva, amnesia, stanchezza, sonnolenza, squilibri sonno-veglia, calo delle capacità psico-cognitive e di quelle psico-motorie. Non mi soffermo, invece, sulle problematiche pericolosissime che questi possono provocare a dosaggi eccessivi, assunzione con altre sostanze, sintomatologia da astinenza.
Dall’altra parte abbiamo in Italia “40 milioni di Tac: troppe. “ questo di scrive nell’articolo di ImprontaUnika che ricorda che ” Ogni esame inutile è un danno per il paziente che viene sottoposto a radiazioni inutili, per le casse del Ssn, ma anche per l’ambiente” spingendo anche alla riflessione sulla “green oncology’.
Ma perchè è facile accettare la prescrizione di un farmaco e non è facile accettare un aiuto di altro genere? Pensiamo solo al fatto che lo stesso medico di base, spesso facile alla ricetta dell’ansiolitico, raramente consiglia il paziente, il cui stato emotivo è chiaramente collegabile a stati emotivi negativi di natura psicologica e non medica, una visita dallo specialista, magari mantenendo la prescrizione come sollievo immediato. Certamente i dati importanti sono due. Una non sempre ottima collaborazione tra le due professioni ( ostinazione a non vedere il lato altro delle persone che incontriamo da parte di medici e psicologi) e su questo si potrebbe discutere moltissimo. Ma quello che più è tema di riflessione per noi psicologi in questo paese è la sempre verde vena di pregiudizio con cui la professione del terapeuta viene vista. Grazie anche al fiorire sempre nuovo di attività pseudo-psicologiche non sempre ben definite e non sempre molto professionali.
Finisce che, se sto male, mi sento risuonare nel cervello l’allegro motivetto di Carosone ” Pigliate ‘na pastiglia/Pigliate ‘na pastiglia, siente a mme !/Pe me fa addurmi’/pe me fa scurda’…” ma non c’è canzone ugualmente orecchiabile che ci faccia venire in mente di chiamare uno psicologo! Nonostante siano molti i tentativi di andare oltre, iniziative per avvicinare la gente alle tematiche della psicologia, non è facile, e ribadisco non lo è ancor di più in Italia, avvicinarsi ad un/a professionista psicologo/a per chiedere un aiuto. Nella mia pratica anche solo in consultorio, sono molte le persone che arrivano armate di sospetto e solo dopo qualche incontro ammettono “pensavo peggio….potevo venire prima!”
La parte del gigante la fanno ancora i tanti luoghi comuni.
Quelli secondo cui lo psicologo è solo per “i matti” , o che a fare il loro lavoro basti un amico o anche il parroco, come fosse la terapia una religione (bastasse avere fede per cambiare, mi vestirei da chierichetto domani stesso), o che una terapia debba durare per forza tantissimi anni o ancora che lo psicologo ti guarda in viso e già capisce tutto, come fosse uno stregone imparentato con Harry Potter e avesse una lucente bacchetta magica.
Ce ne sono di tutti i tipi, costruiti anche dall’immaginario televisivo, falsi miti che allontanano le persone dallo psicologo per paura che sia solo “l’ultima spiaggia” o che peggio sia indice di fallimento entrare nel suo studio per far ordine nella propria vita.
Non è ancora chiaro che lo spazio di incontro con uno psicologo ha come obiettivo il benessere psichico della persona, al di là di ogni farmaco, che vuole non dare consigli ma trovare alternative insieme, specifiche e diverse storia per storia. Si dimentica che la psicologia è una scienza che utilizza strumenti e competenze per aiutare, sostenere, risolvere motivi di disagio, costruendo con il paziente il percorso, che sia di un mese, di un solo incontro o di anni.
Sarebbe auspicabile che si fosse fiducia tra due professioni così importanti come il medico e lo psicologo, per accompagnare insieme chi ne necessiti verso una completa soluzione del problema e non solo verso un palliativo chimico che è facile da buttar giù ma che non è comunque la magia che tanti sognano sia.
Pollicino: Il disagio L’Orco : La farmacologia eccessiva L’arma segreta : La psicologia q.b.