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Pinocchio, bugie e psicologia. - Pollicino era un grande
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Pinocchio, bugie e psicologia.

La bugia non è soltanto una maschera della vita intima, ma anche un moltiplicatore dell’io. Se in poesia la ricerca della rima può suggerire un’immagine, se in scienza un casuale avvicinamento di parole rivelare un’idea, la bugia può essere nella vita il modo di centuplicare la nostra esistenza.
Giuseppe Prezzolini

In questi giorni, una mostra a Milano ( partita lo scorso sabato) ci riporta con la mente alle Avventure di Pinocchio, il pezzo di legno più famoso del mondo. Si tratta di una carrellata di fumettisti ( da Jacovitti alla Disney) che raccontano con il loro tratto la storia del più conosciuto “burattino”, anche se siamo invero di fronte ad una marionetta, del mondo di grandi e piccini. Il personaggio di Pinocchio incanta da anni ogni età di lettori, garantendo al suo creatore Carlo Collodi un posto eterno nell’infanzia dei suoi innumerevoli lettori.

L’aspetto che più rimane in mente di Pinocchio è il suo essere un “bambino” bugiardo. Purtroppo per lui, però, ogni sua bugia viene irrimediabilmente segnalata dall’allungarsi del suo naso. Usato a monito da tantissimi genitori con i loro bambini ( “Non dire bugie, guarda ti si sta allungando il naso!”) la storia di Pinocchio ci porta a ragionare su un aspetto importante di molte relazioni familiari. Quello, appunto, della menzogna, del mentire come modo di comunicare che si fa presto posto tra le competenze di molti bambini, per poi a volte diventare un vero e proprio stile di vita, benchè patologico qualora esagerato o unico possibile.

Cos’è la bugia? Spesso è semplicemente giocare a nascondino con sé stessi. Nell’adulto mentire può diventare un tenere al riparo parti che non piacciono, che vengono occultate sotto montagne di bugie. Il bisogno di lasciare all’altro un’immagine di quello che si è, migliore di quanto si ritiene essere. Quindi, dietro molte menzogne ci sono problemi di autostima, desiderio di sentirsi grandi, quanto il voler manipolare gli altri al fine di ottenere qualcosa. Un comportamento che spesso è sentito come necessario per rendersi attraenti agli altri, anche solo “limando” la verità per renderla più appetibile, altre volte la bugia è anche un modo per proteggere alcune relazioni, tenere al sicuro situazioni ( private o professionali) che la nuda e cruda realtà metterebbero in difficoltà. Allora non è sempre un male mentire? Non sempre e di certo, non esiste nessuno che non abbia mai mentito nella sua vita. Semplicemente a volte neppure ci accorgiamo delle piccole bugie che utilizziamo nei nostri scambi quotidiani.

Ci si trova quindi nel territorio dell’autoinganno, messo in atto per persuadere in primis noi stessi, una vera e propria strategia per la sopravvivenza legata ad una mancanza di fiducia nell’altro o nella personale capacità di sostenere la verità così com’è. In questo caso le bugie arrivano a ricoprire un ruolo vitale. Il famoso teorico dell’intelligenza emotiva, Daniel Goleman  ci racconta che quando inganniamo noi stessi, lo facciamo spesso perchè davvero incapaci di vedere la realtà, Insomma, ci proteggiamo con le bugie che si rivelano fondamentali addolcendo verità probabilmente troppo amare per essere sopportate. Un esempio? In situazioni di profondo stress si arriva a mentire sull’andamento di una relazione affettiva per non accettare che stia finendo o ci sia magari un tradimento, oppure si trasforma in protettivo un gesto aggressivo, da parte di un amico, un genitore, un partner.

Ma quando sono i bambini a mentire? Cosa ci racconta la psicologia? Primo scoprire di poter mentire per i più piccoli è fonte di piacere perchè significa essere diventati un po’ più grandi. Infatti, per dire bugie, occorre anche avere una seppur minima, proprietà di linguaggio e saper riconoscere il vero dal falso. Inoltre, imparando cosa sia la bugia, il bambino scopre il suo potenziale creativo, il gioco dell’invenzione, aumentando le proprie capacità cognitive. Mentire diventa sinonimo anche di gioco, mondi fantastici si aprono davanti all’inventore di storie, rendendo migliore anche le piccole cose. Avete in mente il piccolo protagonista del fumetto Calvin and Hobbes, bimbetto biondo nato dalla matita di Bill Watterson? Ogni piccola cosa, dalla doccia alla scuola, viene trasformata dalla sua fantasia, a volte al limite di quanto uno psichiatra definirebbe “normale”, in una straordinaria avventura, piena di mostri, eroi, amici, colpi di scena. Certamente, lo sviluppo eccessivo di questa qualità fantastica deve, se non allarmare, far far attenzione ai genitori rispetto a cosa porti i bambini a volersi calare in un mondo completamente fuori dal reale.

Il bambino con la bugia, si prova e mette alla prova l’adulto. Certo è che a volte, quello che l’adulto potrebbe catalogare come semplice bugia, dovrebbe invece essere trattata come una comunicazione del bambino di qualcosa che non sta andando bene, che lo mette a disagio, su cui andrebbe rassicurato invece che punito.

Da una parte quindi abbiamo la conquista di una competenza in più che il bambino acquisisce, sentendosi un po’ più indipendente e autonomo, dall’altra, il ruolo dell’adulto è segnare il limite, non preoccuparsene troppo se non quando diventino talmente frequenti da costruire intorno al bambino un mondo irreale o diventino la sua pressapoco unica forma di comunicazione. In quei casi sarà utile avvicinarsi al mondo del bambino con delicatezza e non cercando di estorcere la verità, magari rinforzando i messaggi con minacce. Duri se necessario, a seconda del tipo di bugia, gli adulti devono educare i piccoli a capire cosa significhi mentire, specie per quanto riguarda il calunniare l’altro per salvare se stessi ( “Non sono stato io, è stato xxx!”). Mostrare disapprovazione in quei casi è importante mentre allo stesso tempo fa aiutato il bambino a capire il valore della responsabilità.

Le bugie vestono tantissimi abiti diversi. C’è quella per discolparsi di qualcosa, per nascondere un piccolo fallimento, per consolarsi o costruire una migliore immagine di sé come “buono”. La bugia che di certo va per la maggiore è quella del “Non sono stato io!” magari ancora con l’arma del delitto ben in vista ( un pallone che ha rotto un vaso, una carta di cioccolata, un paio di forbici con cui sono stati “sfumati” i baffi del gatto). Man mano che si cresce il bambino impara a sentirsi più forte e, con l’aiuto dell’adulto, scopre come sia possibile prendersi le  responsabilità. Un adulto che ammette che si può sbagliare insegna al bambino che non si deve essere “perfetti”, mentre uno che racconta per primo bugie e menzogne per ottenere qualcosa dai bambini (“Se non mangi tutte le verdure muoio di dolore”; ” Se non fai il bravo chiamo l’uomo nero!”), potrebbe minare la fiducia del bambino nell’adulto e rallentare il suo percorso verso una maggiore maturità.

Più avanti negli anni, in adolescenza, la bugia avrà un ruolo diverso, diventando a volte una utile alleata per difendersi da possibili invasione di campo da parte dei genitori. Questi, spesso desiderosi di intimità con i figli ma eccessivi nel pretendere una confidenza che i ragazzi non sono sempre  in grado di dare, finiscono con il portare i ragazzi, confusi dal loro essere “in costruzione”, a utilizzare la bugia come argine che difende. Pensiamo anche solo all’enorme peso della sessualità e come spesso la modalità con cui si cerca di star vicino ai ragazzi possa non essere apprezzata.

In breve, tutta la vita è costellata di pur piccole menzogne e queste non sono sempre negative, fare attenzione a perchè diventino talvolta uno stile preferenziale di comunicazione può essere molto di aiuto per i piccoli bugiardi e non solo.

Pollicino: Siamo tutti un po’ bugiardi
L’Orco : Non poter fare a meno di mentire. Cosa non ci piace?
L’arma segreta :  Capire il limite, avere fiducia in noi stessi e negli altri
Marzia Cikada

She - Her Psicologa, psicoterapeuta, sex counseling, terapia EMDR per il trauma. Incontra persone che vogliono stare meglio, a partire dall'adolescenza. Nel suo spazio ogni persona può sentirsi a casa. Ha creato il progetto Vitamina di Coppia, con la collega Sara De Maria. Riceve online e nei suoi studi di Torino e Torre Pellice.

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