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La Solitudine fa Brillare. Psicologia ed Essere Da Soli - Pollicino era un grande
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La Solitudine fa Brillare. Psicologia ed Essere Da Soli

Odio coloro che mi tolgono la solitudine senza farmi compagnia.

Friedrich Nietzsche

 

C’è molta paura intorno a noi.

La paura di stare soli.

Per non restare soli con noi stessi siamo continuamente alle prese con ogni possibilità che ci tenga occupati. Il telefono per esempio, in attesa del treno, in tram, mentre si cammina tutti, o quasi tutti, armeggiano con il telefono. Un gioco, un messaggio, scorrere nervosamente i social alla ricerca di qualcuno che ci dica che non siamo soli. O anche solo distrarsi, non essere con se stessi, ma immersi nel mondo dei social, dei disegnini, del qualcosa da leggere e condividere.

 

Ci terrorizza la possibilità di essere nudi davanti a noi stessi, di vedere e sentire le nostre emozioni e allora ci riempiamo, il corpo, l’agenda, la testa di impegni, di cose da fare, di cibi da ingurgitare. Cose non necessarie se non a difenderci da noi stessi.

 

Anche molte coppie nascono (o non finiscono) avendo nella paura di stare soli o di essere giudicati incapaci di essere in due. Quindi si sceglie il partner che capita, la persona che sembra poter andare pur di raggiungere l’obiettivo di non essere single. Storie in cui per bisogni personali e storie familiari, si sceglie di essere in coppia MA non si sceglie la persona, con il malessere che questo potrebbe causare sul lungo periodo.

 

La solitudine, la possibilità di stare soli,  è stata riscontrata come una capacità tipica di menti brillanti, di persone capaci e creative.

 

Uscendo, quindi, dalla visione carica di pregiudizio per cui la solitudine è un problema, potremmo scoprire ben altro. Ad ogni età infatti, la solitudine acquisisce un significato e un valore potenzialmente positivo per la persona, diventando scoperta, occasione, possibilità, stimolo creativo dall’adolescenza alla terza età.

 

Nella mia solitudine io sono e imparo da me.

Nello spazio che occupo con i miei pensieri, io creo.

Nel mondo che conosco in solitudine, io conosco me stesso e scopro come voglio stare con gli altri. 

 

La perfetta solitudine mi indica le mie capacità che si nascondono nella moltitudine, nelle relazioni che riempiono ma spesso senza far star bene. Se imparo a stare da solo, posso poi capire come amo stare con gli altri. Quale è il miglior compagno/a di strada, come farsi strada nelle difficoltà di sempre.

 

Il bello del vivere in autonomia, di imparare a gestire la propria vita da soli, non è un inno all’essere per sempre single, ma a definire cosa ci interessa veramente, quali sono i nostri bisogni per definire una relazione di qualità.

 

Lo sostiene anche l’Università di New York nelle parole del sociologo Eric Klinenberg, che riporta ad una visione più scientifica il vecchio adagio “meglio soli che male accompagnati” Da diverse ricerche sul nostro contesto storico e culturale, sembrerebbe anche il numero crescente di single sia non un fallimento, ma una conquista culturale. Non si deve stare insieme, si può. E nel frattempo ci si può dedicare a conoscere chi siamo, cosa vogliamo, le nostre vere necessità.

 

 

Specie parlando di condizione femminile, la solitudine scelta è un segnale culturale non da poco, che comincia a superare i pregiudizi di chi vorrebbe le donne o sposate e buone o sole e quindi poco di buono.

 

Donne capaci di stare da sole e di scegliere l’amore, non di pensare che la coppia sia la soluzione a tutto.

 

Donne che si provano da sole, si costruiscono il lavoro che vogliono, crescono da sole i figli, viaggiano da sole dove molti le vorrebbero in viaggio solo “protette” da altri, da un compagno magari, che si prenda cura di loro.

Eppure le donne che viaggiano sole aumentano e con le loro storie si scopre il positivo di una scelta ancora osteggiata da molti, ma che vede fiorire anche una serie di strumenti dedicati a rendere il viaggio piacevole e possibilmente non pericoloso, come il sito “Permesola” che affronta il viaggio al femminile da sole, con consigli, informazioni turistiche e approfondimenti. Ma non è solo “roba da donne” sono molte le persone che decidono di viaggiare sole per vivere una esperienza che apre alla conoscenza degli altri, del mondo che si avvicina in maniera più forte. Perchè da soli ci si immerge completamente nel nuovo, mentre in coppia o in gruppo, si sfiora soltanto la realtà nuova in cui ci si reca, adagiandosi in quanto è solito.

 

Altri interventi a favore della Buona Solitudine, si possono trovare in questo articolo dello scorso anno apparso online sull’ Huffington Post (settembre 2015) dove si passano in rassegna alcune ricerche sul tema che ci portano a pensare che le persone che sanno stare da sole hanno una maggiore capacità di entrare in contatto con gli altri, di creare una vasta rete sociale e di passare il tempo con gli amici. Non solo, sembrerebbe che la loro creatività e capacità innovativa, sia di gran lunga migliore rispetto a chi non riesce a godere il bene della solitudine.

 

Quest’ultimo aspetto viene presentato in uno studio dello psicologo Mihaly Csikszentmihalyi (1994) dove il legame creatività/solitudine veniva studiato nella fascia di età adolescenziale.

Certamente non stiamo parlando del reiterato allontanare le altre persone, sfuggire le relazioni, non entrare in contatto con le persone, non stiamo parlando dell’isolamento che ci racconta il disagio di essere o del sentirsi soli in maniera dolorosa e straziante. Stiamo parlando di una ricerca positiva della felicità che incontriamo nella creazione di uno spazio personale dove scoprire il benessere di stare soli, dandosi l’occasione di vedere il potenziale positivo che si incontra nello stare da soli,nel passare del tempo con se stessi, nel riflettere ascoltandoci. La solitudine diventa in questi casi una esperienza necessaria che riempie e non ci rende più poveri e tristi. Anzi. Certamente, come scriveva A. Lowen (“Arrendersi al corpo. Il processo dell’Analisi Bioenergetica” ed. Astrolabio), la differenza è nel essere soli e nel vivere la solitudine in contatto con se stessi e con il mondo che ci circonda.

 

Le persone possono stare sole se possono stare con se stesse. Ma se non si ha un senso forte e sicuro di sé, stare da soli significa sentirsi vuoti. Il sentimento di solitudine nasce da un senso di vuoto interiore che è una conseguenza dell’essersi esclusi dai sentimenti.Non si può essere soli se si è emotivamente vivi. Si può essere soli, ma sentirsi parte della vita, della natura e dell’universo. ”

 

 

Se riusciamo a tradurre la solitudine in termini di occasione personale, possiamo arrivare a scoprire molto di noi che ci farà stare meglio anche con gli altri.

 

La nostra capacità di osservare, di sentire quello che proviamo, di stimolare la nostra creatività, di pensare in modo non condizionato dagli altri. Una solitudine che non è né punizione né tanto meno colpa ma una esperienza piena, che fa brillare, che riempie della possibilità di decidere con chi accompagnarsi nel mondo, per scelta consapevole e non per paura di essere soli.


Pollicino:  La nostra signora solitudine, positiva o negativa?

L’Orco:  Non scegliere ma sentirsi isolati e soli

L’arma segreta: Scoprire se stessi in un percorso che insegni a stare da soli per stare con gli altri

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Marzia Cikada

She - Her Psicologa, psicoterapeuta, sex counseling, terapia EMDR per il trauma. Incontra persone che vogliono stare meglio, a partire dall'adolescenza. Nel suo spazio ogni persona può sentirsi a casa. Ha creato il progetto Vitamina di Coppia, con la collega Sara De Maria. Riceve online e nei suoi studi di Torino e Torre Pellice.

9 Commenti
  • Monica

    La solitudine femminile ha radici biologiche che non ci hanno fatto più evolvere e non c’è nessuna strada che si possa fare da soli, da soli non si va da nessuna parte, anche muovendosi, ma scegliere una compagnia di qualità non è possibile per moltissime. Ora, non mi pare ci sia nulla di personale nel proporre il male come una cura: è globalizzazione! È mancanza di senso. L’unica saggezza popolare è la soluzione migliore: meglio soli che male accompagnati, ma il resto sono chiacchiere senza fondamenta, decostruiscono la società, uno schema nello schema! Pollicino sperava che qualcuno seguisse la sua scia. La poliginia maschile non va sostenuta. Attenzione! È alla base del male che rende la realtà come è. Potrebbe essere diversa: migliore.

    10 Agosto 2017 at 16:22 Rispondi
  • Alberto F.

    Bell’articolo.

    2 Marzo 2018 at 19:36 Rispondi
    • Marzia Cikada

      Grazie Alberto.

      2 Marzo 2018 at 20:50 Rispondi
  • Andrea Casa

    Da quando sto male non riesco più ad uscire di casa sono stanco della vita e un anno che non esco

    24 Marzo 2018 at 13:03 Rispondi
    • Marzia Cikada

      Gentile Andrea, accolgo il tuo messaggio volentieri tra i miei commenti, ma forse il tuo bisogno è troppo profondo per trovare la giusta accoglienza in un semplice blog di divulgazione. Ti auguro, sinceramente, che tu possa trovare un posto giusto per la tua sofferenza, ti invito a cercarlo. Se vuoi, puoi anche scrivermi in privato. In ogni caso spero per te in qualcosa di bello.

      12 Aprile 2018 at 6:37 Rispondi
  • Matteo

    Davvero interessante. Ottimi spunti di riflessione

    24 Dicembre 2019 at 18:44 Rispondi
  • Sabri

    Per quello che mi riguarda, lo stare da sola non è un modo per imparare poi ad avere una buo a relazione di coppia. Io amo stare da sola e punto. Non perché sia “meglio soli che male accompagnati”. Non voglio nemmeno essere “bene accompagnata”. Invece noto che anche quando si elogia la solitudine, c’è sempre la finalità dello stare in coppia. C’è anche chi ha come obiettivo nella vita lo stare da solo, che non significa non avere relazioni sociali. Io ne ho moltissime, da sempre. Ma amo stare sola, viaggiare sola e non perché non mi accontento. Sto bene così.

    22 Agosto 2020 at 13:58 Rispondi
    • Marzia Cikada

      Stare bene così, è l’obiettivo sempre 🙂 Poi le sfumature e i significati personali sono sempre innumerevoli e non sempre funzionali e in sintonia con il nostro benessere. Per chi la vive pienamente e con piacere, come mi sembra riesca a fare Sabri, buona solitudine.

      4 Settembre 2020 at 7:10 Rispondi

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