Ci vuole Pazienza e Tempo da dedicare.
Le cose di ogni giorno raccontano segreti
a chi le sa guardare ed ascoltare.Sergio Endrigo “Ci vuole un Fiore”
Abbiamo bisogno di tempo. Lo cerchiamo come disperati, a chi ci chiede un attimo, rispondiamo di non averne. Perennemente affannati, continuamente alla rincorsa di qualcosa, ingaggiamo una lotta con le nostre agende quando si tratta anche di prendere un caffè con un amico. Ma oltre lo stress che questo ci provoca, una parte di noi ha bisogno di quel “pieno” di sentirsi senza respiro, senza tempo.
Abbiamo bisogno di quel compiacimento. Dell’ostentare agende piene di impegni, di dare una immagine di noi frettolosa e con mille cose da fare. Cosa potrebbe mai pensare di noi, questo tempo affamato di manager e persone di successo, se avessimo persino la libertà di annoiarci? Di lasciare del tempo vuoto, come un jolly in attesa di essere riempito, di volta in volta, con qualcosa di speciale o meglio, di semplice? Ma quanto è pieno di quello che realmente ci serve, il nostro tempo? Quanto ci aiuta a ottenere davvero quello che renderebbe migliore le nostre giornate?
La lentezza è un nemico di questi tempi. Veloce o velocissimo, il passo lento non ce lo permettiamo neppure portando a spasso il cane.
Abbiamo una vaga idea di quanto tempo è stato necessario per creare le montagne?Quanti anni per una stalattite? Quanto per scrivere un libro pensato? Quanti attimi per crescere un bambino?
Pensiamo al Piccolo Principe e al tempo necessario a creare il rapporto speciale con la sua Volpe. Senza fretta. I legami hanno bisogno della lentezza e della pazienza. Perchè è nei tempi lenti che impariamo ad ascoltare, il nostro cuore, il tremolio interiore che ci muovono certe emozioni, il senso di pienezza di alcune parole, il bisogno di attenzione degli altri.
La bellezza è lenta.
Non c’è fretta in un buon cibo, cucinato con cura, in una tavola imbandita a dovere, in una sana masticazione. Pensiamo anche al piacere della lettura parole per parola e non correndo saltellando verso la fine, per passare voraci al prossimo libro, che si “deve” leggere. Così come la costruzione di un castello di sabbia con tanto di guglie gotiche, messo su granello dopo granello con i propri bambini o un bagno davvero rilassante, preparato con cura o un abbraccio che vuol farsi sentire davvero. L’effetto terapeutico di questo gesto prezioso inizia solo se gli dedichiamo almeno 20 secondi. Solo se riusciamo davvero ad abbracciare e farci abbracciare, in quel tempo, rilasciamo ossitocina, l’ormone che ci fa sentire bene (lo stesso di quanto siamo innamorati per capirci). Ma quanto tempo davvero dedichiamo a salutare le persone care? Quanto sono lunghi i nostri abbracci?
Dovremmo esercitarci nell’imparare il senso del tempo dai bambini o dai gatti.
Bambini e gatti sanno annoiarsi se gliene diamo la possibilità e di certo corrono solo se ne hanno voglia. Sanno distinguere il momento del gioco, della caccia dagli altri, sapendo dedicarsi al riposo, alla lentezza, alla noia. I primi possono godere della stessa storie mille volte, senza correre, senza fretta, i secondi…basta guardarli. Non per nulla, Eckhart Tolle scriveva “Ho vissuto con diversi maestri Zen – erano tutti dei gatti.” Certo, non dobbiamo essere sempre lenti, ma dovremmo saper rallentare. Fermarci di tanto in tanto. Chiederci se è davvero necessario mettere un altro impegno tra i precedenti e non godersi quei 5 minuti di niente. Chi lavora come me su appuntamento, finisce per infilare piccole cose tra un incontro e l’altro, email, telefonate, social. Sarebbe bene ogni tanto svuotare la mente, prepararsi al prossimo impegno, guardare fuori dalla finestra, pensare a niente per qualche secondo, rilassare la nostra mente, essere semplicemente presenti.
Il valore della pazienza è universale.
La pazienza è potere CONFUCIO
Lo troviamo nella Bibbia, meraviglioso libro ricco di storie, nel personaggio di Giobbe. Sopporta serenamente nefandezze e tragedie, comprese quelle che capitano ai suoi figli, con pazienza, senza prendersela con nessuno, tanto meno con il suo Dio. Fino a trovare per questo la sua ricompensa.
Saper aspettare, saper attendere, ci da molto potere su noi stessi e di conseguenza sulla nostra vita.
Affrettare i tempi, ci porta a perdere le cose, perchè per tutto c’è un momento giusto. Allenare la nostra sensibilità, rallentare la nostra corsa, coltivare le piccole cose, ci porta, lentamente, a scoprirci pazienti. Diventiamo padroni del nostro tempo, riusciamo meglio a gestire la nostra ansia, se lasciamo passare senza farci ferire da tutto. Non riuscire ad avere pazienza genera agitazione, ansia e irritabilità.
Come capire il nostro livello di impazienza? Vivete in città? Facciamo una piccola misurazione. Dopo quanti minuti senza aver trovato parcheggio iniziate a sudare, agitarvi, imprecare, prendervela con chiunque abbiate accanto, meglio ancora con chi, nella macchina davanti a voi, trova un posto qualche minuto prima di voi? Ecco, questo è un indice. Stress e livello di impazienza sono proporzionali alla velocità con cui vi saltano i nervi, urlate a chi avete davanti, diventate insofferenti al resto del mondo.
La fretta e l’impazienza ci legano ancora più saldamente al tempo, in maniera da rendercene ancora più schiavi che padroni. Ci sottomettiamo al tempo e questo ci appesantisce, ci affatica, ci pone in un rapporto dove non potremo mai star tranquilli, ma saremo sempre di corsa, sempre insoddisfatti.
Riprendere la nostra relazione con noi stessi, imparare a respirare, a camminare guardandoci intorno, a godere delle piccole cose buone, allenta le maglie strette del nostro tempo, fino a farci entrare per intero, senza soffocarlo, il nostro mondo.
Occorre molta pazienza per impararla. Stanislaw Jerzy Lec
L’estate è un buon momento per allenarci a non correre. Iniziamo ascoltando il nostro corpo, anche banalmente i suoi bisogni. Mangiare, dormire, andare in bagno, quando sappiamo riconoscere i nostri minimi segnali? Sin da bambini impariamo a non farci caso (basti pensare al pannolino e a quanto poi sia difficile liberarcene) e a forza di correre, rischiamo di non avere poi la pazienza di capirci. Perchè la relazione con noi stessi si nutre di lentezza, respiri, piccoli segnali che vanno imparati.
Dedichiamoci a noi stessi per renderci liberi di vivere padroni del nostro tempo e non imbrigliati ad un orologio. Come tutto in questa nostra vita, la lentezza e la pazienza si imparano. Iniziamo a goderne guardandoci intorno e ascoltandoci dentro. Dedichiamoci del tempo e troviamo la pazienza dentro di noi.
Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare, che io possa avere soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere.
Tommaso Moro
Pollicino: Chi impara a rallentare
L’Orco: Avere bisogno di non avere tempo
L’arma segreta: Costruire e dedicarsi ai propri momenti di pazienza