Top
Moglie e Marito (2017) - Pollicino era un grande
fade
13297
post-template-default,single,single-post,postid-13297,single-format-standard,eltd-core-1.1,flow-ver-1.3.5,,eltd-smooth-page-transitions,ajax,eltd-grid-1300,eltd-blog-installed,page-template-blog-standard,eltd-header-vertical,eltd-sticky-header-on-scroll-up,eltd-default-mobile-header,eltd-sticky-up-mobile-header,eltd-dropdown-default,wpb-js-composer js-comp-ver-5.0,vc_responsive

Moglie e Marito (2017)

Com’è difficile vivere in due! Il fatto è che noi ci sposiamo senza un minimo di preparazione. Per diventare medici o ingegneri si studia anni e anni; e per diventare marito e moglie, niente?
Monica Vitti, in Amori miei, 1978

Come è difficile capirsi.

Quanto è facile perdersi.

Che fatica comunicare!

Ogni coppia sa benissimo a cosa mi riferisco scrivendo la prime righe di questo post. Così come è consapevole, che senza una nuona comunicazione si va poco lontano, almeno nel lungo periodo. Questo film, una semplice piccola commedia, ce lo ricorda. Niente di più!

Si tratta del film di esordio del regista Simone Godano scritto da Giulia Steigerwalt. Gli attori principali sono Pierfrancesco Favino (Andrea) e Kasia Smutniak (Sofia).

Trama. Una coppia in crisi quella composta da Andrea, neurochirurgo e Sofia, giornalista televisiva in carriera alle prese con il primo ruolo importante. Li vediamo per la prima volta davanti ad una terapeuta di coppia, la loro coppia non comunica più. Non si tradiscono, non hanno altro per la testa ma si sono dimenticati, con gli anni e i due figli, come si fa a stare insieme. A causa di un macchinario, terribile alla vista e con un certo tocco vintage, finiscono nei panni uno dell’altra, nel vero senso della parola. Vivranno quindi delle avventure nel corpo dell’altra parte della loro coppia. Capiranno in cosa hanno fatto star male l’altra/altro, sentiranno le sue emozioni, il senso di abbandono, la paura, la tristezza, comprenderanno che forse vale la pena riprovarci.

Il gioco è conosciuto e sono moltissimi negli anni i film che ne hanno approfittato. Basti pensare a Tutto accadde un venerdì e non solo, il girato sul tema è numeroso (qui ne vengono elencati diversi per i più esigenti cinefili) eppure l’escamotage narrativo dello scambio ha sempre un suo fascino, anche se non sembra molto scientifico.

Vivere nel corpo dell’altra, i dubbi su eventuali tradimenti, scoprire che si stava pensando ad una separazione, rivivere, nella mente dell’altra, i momenti di maggiore incomprensione, la fragilità della solitudine che si sente quando chi si è scelto come consorte non riesce a entrare in contatto con le emozioni che stiamo provando.

La “scienza” mette questa coppia in crisi in contatto con quello che stavano dimenticando e glielo rende vivido, favorendo la vicinanza emotiva e l’empatia.

Che poi non è così lontano dal lavoro che si fa in molte terapie di coppia, magari diversi da quello mostrato all’inizio del film. Fare un modo che si possa ascoltare l’altro, per capirlo, non per ribattere, per sentire le sue emozioni, non per capire come “averla vinta”.

La comunicazione avviene quando, oltre al messaggio, passa anche un supplemento di anima. Henri Bergson

Ma qui il tema non è solo la mancanza di empatia, il vuoto emotivo in cui cadono le coppie quando smettono di guardare insieme in una direzione e prendono a inseguire il loro sogno individuale, senza fare spazio all’altro o magari proprio perché si sentono soli.

Questo film costruisce anche una occasione per entrare nel mondo femminile.

Come è difficile essere all’altezza delle molte richieste che una donna riceve ogni giorno!

Il personaggio di Sofia/Andrea ci accompagna alla scoperta di una femminilità libera di apparire come crede, sui tacchi per scelta magari e non perché le regole del gioco lo impongono, specie se sono regole create dagli uomini. Certamente, lo sguardo è quello di un uomo, con i limiti che questo potrebbe avere, ma il film è stato pur scritto da una donna.

Esiste poi un altro tema forte in questo film. L’amicizia. Quella che lega Andrea al suo collega Michele, messo in scena dall’attore Valerio Aprea. Un legame forte e sincero, che finirà con fare da legame per la coppia, imparando anche ad apprezzare Sofia, inizialmente non particolarmente gradita e porto sicuro per Andrea/Sofia quando questo lascia casa sua. E’ a casa di Michele che i due iniziano a collaborare, proprio come se fosse un terzo sopra le parti, capace di esserci ma senza giudicare.

Un film che nel suo piccolo offre una sincera opportunità di riflessione. Che ci fa chiedere se non ci stiamo perdendo qualcosa, di prezioso, della nostra relazione e riesce a farlo in maniera leggera e con un sorriso.


Pollicino: La coppia dopo tanti anni insieme
L’Orco: La perdita dell’attenzione
L’arma segreta: Riscoprire il gioco, l’ascolto, lo spazio di coppia

Marzia Cikada

She - Her Psicologa, psicoterapeuta, sex counseling, terapia EMDR per il trauma. Incontra persone che vogliono stare meglio, a partire dall'adolescenza. Nel suo spazio ogni persona può sentirsi a casa. Ha creato il progetto Vitamina di Coppia, con la collega Sara De Maria. Riceve online e nei suoi studi di Torino e Torre Pellice.

Commenti

Scrivi un commento