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Ma che bella frustrazione! Il piacere di aspettare, elementi per una educazione al desiderio. - Pollicino era un grande
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Ma che bella frustrazione! Il piacere di aspettare, elementi per una educazione al desiderio.

Il momento più felice della vita coincide con il secondo prima di mettere in bocca il miele. Quel secondo non è secondo a nessuno.

Winnie The Pooh

 

ATTENDERE NON FA MALE.

 

Scriviamocelo a lettere di fuoco nella memoria. Accettiamolo come un buon consiglio, uno di quelli che dobbiamo fermarci per capire e, una volta che ci siamo fermati, ascoltiamo cosa ci racconta. Perchè sono molte le belle storie sul saper aspettare.

L’attesa ci racconta di un tempo lento dove le cose sono guadagnate e hanno un sapore più dolce proprio per questo.

C’era una pubblicità, tanti anni fa, correvano gli anni ’80, dove una giovane bottiglia attendeva di potersi riempire di un ottimo Whisky, che se la dormiva in una bella Botte da 5 anni, ma lui non era ancora pronto per passare alla bottiglia, ne doveva aspettare ancora 2. Lei aveva la voce sognante, era triste di quell’attesa ma allo stesso tempo, desiderosa ed emozionata. Possiamo immaginare la felicità che avrà provata la signora bottiglia a tempo debito?

Un’altra immagine, sempre uno spot di qualche anno fa (2011) faceva vedere un bambino alle prese con l’attesa del Natale per poter dare il suo dono ai genitori. Il bimbo è nervoso, impaziente, tutto preso dal suo aspettare di fare felici i genitori, stento a credere che non sia riuscito. Il suo attendere era intenso, muoveva emozioni diverse, l’attesa della gioia che si vuole regalare ci insegna il piacere di un dono che funziona da entrambe le parti, per chi riceve e per chi dona.

E, invece, questi sono anni che non sanno aspettare.

Ai capricci si cede quasi sempre subito, si compra quello che si richiede appena possibile, anche solo qualche ora dopo la richiesta.

Nessuna lacrima deve essere versata, ogni inizio di pianto è sedato a suon di “Ecco cosa ti da la mamma/papà/nonna etc”

 

Noi adulti siamo continuamente in ansia, dobbiamo arrivare primi e farlo prima degli altri, i nostri bambini non devono star male, non devono avere l’idea di poter perdere.

 

La sorpresa è che la nostra ansia non premia nessuno. Tante concessioni non rendono più felici o sereni i bambini.

 

Potranno rendere più semplici alcuni momenti nell’immediato ma non insegnano e non educano a molto, se non che le cose devono essere facili e che urlare forte aiuta a raggiungere quello che si vuole. Più facile che li renda tendenti a fare i capricci ( tanto così si vince facile) e al vizio, perdendo di vista la vera esigenza, che potrebbe essere altra dal regalo del momento, del gelato, delle scarpe nuove.

 

Permettere tutto insegna una cosa: che tutto è permesso!

 

Banale ma semplicemente vero. Quello che arriva ai bambini è che non ci sono argini a contenere, che comandano loro e i genitori non riescono a tenerli, che ci si perde in mare di “ora te lo compro”, “ora ti ci porto”, “ora viene mamma”, “ora papà te lo da…anche se gli serve” etc etc Se pensiamo di fargli del bene, facendoli vincere sempre e ORA, dicendo che hanno sempre ragione, che sono i migliori, li facciamo, forse, felici sul momento, ma non li stiamo davvero ascoltando. La gratificazione su tutto e subito, non va bene.

 

La fatica di far vivere ai bambini un poco di sana frustrazione, ci racconta genitori che non riescono a mettere regole e a farle rispettare, peggio, che lasciano il campo del comando ai figli, facendo scrivere a loro le regole.

 

L’obiettivo? Si dirà che è proteggere il bambino, ma da cosa? Piuttosto si protegge il grande dal sentirsi in colpa per non avere la pazienza, il tempo, la forza per fermarsi ad ascoltare cosa davvero il bambino sta chiedendo.

Perchè se li “proteggiamo” da un possibile “NO!” o anche solo “Non Ora”, quello che gli insegniamo è non tollerare i rifiuti. Poche ma chiare regole, buone aiutano a far crescere il bambino.

Un genitore può dire no, può non voler giocare tutto il giorno e avere bisogno di qualche minuto per sé, può essere stanco e non riuscire a giocare quanto vorrebbe, ad un genitore deve essere permessa una telefonata con un amico, la visione di un film che ama, la tristezza, cinque minuti solo in bagno, la rabbia per quello che lo fa star male. Meglio raccontarlo ai bambini che farglielo vivere sepolti da sì stanchi o regali inutili.

 

Un genitore può imparare a parlare con calma e chiarezza dei no che sceglie di dire, delle regole che vuole impartire, siano inamovibili o trattabili (magari definendo il “prezzo” della trattazione definendo dei veri e propri accordi tra le parti).

 

Le mamme e i papà hanno le loro esigenze e non si devono vergognare di averne, non si dismettono nel momento in cui si ha un figlio, bisogna trovare come farle andare d’accordo con il nuovo ruolo, non ascoltarle fa male.

 

Un bimbo è felice se lo sono anche i suoi adulti di riferimento.

Un bambino che piange a volte vuole attenzione, non giocatoli o programmi tv, cerchiamo di dargli quella e se non possiamo subito, troviamo come potere poi. Spiegando anche che magari “adesso no ma tra 25 minuti si può uscire e andare al parco”.

La Frustrazione non è negativa in assoluto. Anzi. L’attesa avvolge di desiderio quanto guadagna in sapore con il passare il tempo. Un tempo che si dedica a immaginare come sarà la realizzazione di quello che si vuole, tempo in cui ci si prova alle prese con il “NO” per scoprire che in fondo non è la fine del mondo.

Insegnare il gusto dell’attesa aiuta il bambino ad occupare pienamente il suo tempo e non a correrci dentro, per essere sempre altrove. In fondo, come scriveva Gotthold Ephraim Lessing:

L’attesa del piacere è essa stessa un piacere

La possibilità di aspettare è un dono importante, aiuta a crescere e a tollerare che non sempre le cose vanno come vorremmo, che si sono alternative e che a volte non ce ne sono affatto e bisogna accettare quello che non possiamo cambiare. Impariamo l’attesa, concediamoci la sorpresa, accettiamo di dire, o sentirci dire, qualche no.

I bambini impareranno da noi un mondo reale in cui trovare il loro spazio.


Pollicino:  Tutti i bambini che non sanno attendere, perchè nessuno glielo ha insegnato

L’Orco: La paura di non essere bravi genitori se non si calma subito ogni capriccio

L’arma segreta: Imparare il gusto dell’attesa
Marzia Cikada

She - Her Psicologa, psicoterapeuta, sex counseling, terapia EMDR per il trauma. Incontra persone che vogliono stare meglio, a partire dall'adolescenza. Nel suo spazio ogni persona può sentirsi a casa. Ha creato il progetto Vitamina di Coppia, con la collega Sara De Maria. Riceve online e nei suoi studi di Torino e Torre Pellice.

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