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Ferdinand (2017) - Pollicino era un grande
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Ferdinand (2017)

Viviamo in un mondo in cui ci nascondiamo per fare l’amore, mentre la violenza e l’odio si diffondono alla luce del sole.

John Lennon

 

Scegliere quello che vogliamo essere, rifiutando quello che non vogliamo, quello che pensiamo sia sbagliato, che generi sofferenza in noi e negli altri. Difendere il nostro diritto di essere come siamo, senza per questo diventare violenti, esercitando il potere dell’esempio, della gentilezza e del rispetto tra le forme di vita che ci circondano.

 
Troppo come messaggio per un solo film? Ferdinand lo fa. E ci mette dentro anche altro. Il rapporto con la vita, con la morte, con la consapevolezza di sé, la possibilità di guardare oltre gli aspetti superficiali di chi abbiamo accanto, il sogno di essere liberi e non violenti, il rispetto degli altri esseri viventi, animali compresi.

 
Questo è il messaggio, “in sintesi”, del film “Ferdinand” del 2017, prodotto dalla Blue Sky Studios con 20th Century Fox per la regia di Carlos Saldanha. La storia di un toro da Corrida che non vuole essere un toro da Corrida.

La storia è una rielaborazione di un corto Disney del 1938. Nasce tutto dal testo scritto da Munro Leaf nel 1936. La storia del toro Ferdinand è stata a suo modo, quindi gentilmente, sovversiva tanto da trovare diverse censure. La non-violenza, si sa, è sempre rivoluzionaria. I fiori nei cannoni sono sempre visti con sospetto. Figuriamoci se si parla di tori da combattimento che amano i fiori e mettono in discussione tutto lo status quo. Il pacifismo fa paura.
 

La storia di Ferdinand è una storia di ribellione

 
La trama è molto semplice. Ferdinand vede andare a combattere il padre, che non tornerà, scappa e viene adottato da una coppia, padre e figlia, che lo crescono seguendo quello che è. Di lavoro fanno i fiorai e lui ama i fiori e la bambina, Nina, che lo cresce come un fratellino enorme, con tenerezza e affettuoso rispetto finché per dimensioni non sarà possibile proteggerlo. Finirà che il toro, ormai adulto, forte ed enorme, sarà riportato dove è nato, tra tori come lui, cresciuti per combattere con il torero e se non sono in grado, a morire per diventare carne da macello. Alla fine, Ferdinand si troverà a combattere il famosissimo torero.
 

E’ la scena più forte e potente del film. Lui è lì davanti, cercano di farlo innervosire, di farlo aizzare contro il torero, pronto, la spada lucente che non vede l’ora di colpire Ferdinand e di realizzare il sogno degli amanti della Corrida, la morte del toro che soccombe al potere dell’uomo. Ma Ferdinand non reagisce, davanti al torero si siede.

 
Ferdinand si siede.

 
Non accetta le regole che non lo rappresentano, non è quello che vogliono fargli credere di essere. E’ senza armi, perché non accetta di credere che la sua forza sia l’unica strada a disposizione. Ferdinand è certo di essere di più e non accettando le regole dell’agone, le sovverte. In fondo è lui l’arma – nonviolenta- migliore.

 

Apprendere che nella battaglia della vita si può facilmente vincere l'odio con l'amore, la menzogna con la verità, la violenza con l'abnegazione dovrebbe essere un elemento fondamentale nell'educazione di un bambino. Gandhi

 
E mentre Ferdinand èfermo, in attesa. Non vediamo solo lui, in una infinita danza di richiami, vediamo ogni carnefice davanti alla sua vittima, ogni violento davanti a chi ha ferito, chi è stato ucciso, chi è stato colpito, nel cuore come nel corpo, da parole, azioni, aggressioni di vario tipo. Ferdinand è la non-violenza, è la forza di chi non crede che sia facendo del male che sia possibile vincere, che non accetta come unica possibilità l’aggressione. Ferdinand è l’umanità, con le sue popolazioni in guerra, con le sue barbarie, ogni vittima che è stata violata e accetta di rinunciare alla vendetta, alla colpa, alle regole del gioco. E visto che siamo in una favola, Ferdinand vince.

 

Il toro che ama i fiori ci ricorda che quello che andava bene fino a ieri, può cambiare se non lo accettiamo e che possiamo dire di NO con un gesto del capo, stando fermi, non rispondendo a chi ci vorrebbe sempre pronto a portare avanti il ciclo della violenza.

 
Ferdinand ci ricorda che possiamo dire NO. E’ una possibilità e una responsabilità enorme che può cambiare la nostra vita e la vita di chi si ferma a riflettere su questo potente gesto. Certo, se il torero del film si ferma, se la violenza non viene portata avanti, se gli animali si riuniscono felici in una fattoria senza dolore, se nessuno in questa storia viene più macellato, aggredito, fatto soccombere, non possiamo dire che fuori dalle sale cinematografiche sia lo stesso. Eppur bisogna provare.

 

 
Come dicevo il libro a suo tempo ha subito censure, è stato messo da parte, bandito da un mondo che temeva il suo messaggio pacifista, il suo mostrare semplicemente come fosse possibile dire NO, reagire in maniera non violenta all’oppressore. Un messaggio ancora più forte se pensiamo che parte da un Paese che risponde alla violenza con altra potenziale violenza, pensando ad armare bambini ed adulti invece che creare un reale cultura dello stare insieme, in maniera rispettosa gli uni degli altri.

 

Ferdinand allena i bambini al rispetto. Insegna che possiamo essere quello che sentiamo dentro e non quello che ci viene detto dobbiamo essere.

 
Non solo tra i tori, ma anche i figli degli avvocati potrebbero voler essere fiorai o al contrario e il destino è sensibile alle nostre scelte e si ricompone davanti ai nostri occhi. Anche se non sempre la società è in grado di aiutare le persone a viverlo serenamente. Ci regala anche una grande lezione di amicizia, ricordando come sia fondamentale avere accanto qualcuno in grado di rispettare quello che siamo, che non vuole solo che si diventi quello che ci si aspetta, ma che sia in grado di amare la nostra essenza. Ferdinand ama la gentilezza, i fiori con la loro fragilità e sarà l’amore di Nina ad insegnarli che lui va bene così com’è, mentre con gli altri tori era attaccato proprio perché un toro non deve essere gentile. In fondo, quanti bambini nati di sesso maschile, si sentono elicitati e spinti a manifestare la loro parte sensibile? Molto più spesso, ancora oggi, soprattutto se sei maschio e forte, ci si aspetta che tu sia bravo a fare a botte, un uomo di azione e non un poeta che si emoziona davanti ad un fiore. La convivenza di aspetti così diversi (forte/dolce) sembra difficile da accettare. Mentre Ferdinand è forte, fortissimo, e insieme tenero, poetico e gentile. E a dirla tutta è perfetto proprio così.

 

Per liberare gli animali che stiamo maltrattando, dobbiamo liberare noi stessi dall'illusione di una fondamentale separazione. Will Tuttle, Cibo per la Pace

 

Certamente è doverosa anche una riflessione sul mondo animale, sul rispetto delle creature viventi in genere.

 
Perché, guardando Ferdinand, non possiamo non pensare agli animali che vengono costretti a rivestire il ruolo di giocattolo, di oggetto, per il divertimento di persone che ne decidono la vita o la morte, anche solo per gioco e non per necessità di sopravvivenza. Se film come questo sono preziosi per insegnare ai piccoli di lottare, in maniera gentile e non violenta, per affermare chi sono, suggeriscono anche di avvicinarci ad una educazione al rispetto di tutte le forme di vita e gli adulti che vanno a vedere questa storia devono essere preparati a tutte le domande, curiose, profonde, complesse, che un bambino farà di certo in sala e anche dopo, nella strada verso casa.

 

Quindi il consiglio è di andare a vedere questo film, magari leggere anche il libro ma di certo, non andate a vedere Ferdinand con i vostri bambini se non siete pronti a rispondere alle loro domande. Il rispetto parte dalla nostra capacità di rispondere serenamente alle domande dei piccoli e ai molti interrogativi che si fanno strada nel loro mondo.


Pollicino: La forza della gentilezza

L’Orco: Chi decide chi sei senza chiedertelo e ti dice che non puoi cambiare

L’arma segreta: Ascoltare se stessi, essere pacificamente coraggiosi nel definire chi siamo

Marzia Cikada

She - Her Psicologa, psicoterapeuta, sex counseling, terapia EMDR per il trauma. Incontra persone che vogliono stare meglio, a partire dall'adolescenza. Nel suo spazio ogni persona può sentirsi a casa. Ha creato il progetto Vitamina di Coppia, con la collega Sara De Maria. Riceve online e nei suoi studi di Torino e Torre Pellice.

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