Solitudine nei giovani – Connessi Sì ma meglio se a Se Stessi
Thomas Mann
Prima impariamo a goderci la nostra solitudine, prima potremo scegliere l’altrui compagnia
Una, forse la più grande delle paure, è quella di restare soli. La paura di non avere nessuno che ci dica che esistiamo, di non abitare i pensieri di nessuno. Questo terrore di non essere pensati, porta molte persone ad accontentarsi di quello che vive anche quando preferirebbe altre esperienze. Negli adulti questo si trasforma, solitamente, nel lasciare che a scegliere sia la vita o le aspettative altrui, nell’ingenua speranza che questo plachi ogni fame di altro, che questo possa definire un’ordine accettabile nella propria vita e, di conseguenza, possa diventare con il tempo appetibile. Ma non è quasi mai così.
Se le scelte non sono tali, ma sono dirottamenti del desiderio verso quello che riteniamo possibile e non quello che vogliamo profondamente, una qualche conseguenza per il nostro benessere non tarderà ad arrivare, per quanto saremo “bravi” a non ascoltarci.
La solitudine non è mica follia, è indispensabile per stare bene in compagnia. Giorgio Gaber
Ma la paura di restare soli, di vivere l’esistenza in solitudine, finisce con il condizionare la direzione che viene data alla vita di ognuno e non sono solo gli adulti a temere la solitudine, anzi.
La solitudine è un sentimento molto diffuso nel mondo giovanile. Il dolore di non sentirsi percepiti da altri, lontani dal pensiero degli altri, ferisce moltissim* ragazz*
Sono molti i giovani adulti a fare l’esperienza della solitudine, a sentirsi tagliati fuori da eventi gioiosi e a non sentirsi parte di qualcosa. Certo, non stiamo parlando della solitudine dell’eremita, quella che ci vuole unici abitanti di una irraggiungibile montagna, ma del sentirsi isolati in mezzo alla gente, di non sentirsi visti dalle persone. Senza significato per la vita degli altri, senza una mano tesa che vuole stringere la nostra, una piccola isola persa in un oceano vuoto.
L’adolescente, il giovane adulto, cercano entrambi di andare contro la solitudine, sfoderano tutte le loro armi, spesso non sufficienti, per trovare un legame con qualcuno, per avere un posto nel loro gruppo, per connettersi con gli altri, per stare insieme ai propri coetanei. Durante questa ricerca di contatto incontrano la tecnologia. Oggi nessuna creatura del mondo moderno sembrerebbe possa vivere senza una connessione internet, senza un social a proprio nome, senza. Eppure essere presente sui social, mostrare foto sorridenti, documentare ogni proprio movimento non è detto che sia la strada maestra per la felicità o anche solo per la notorietà tra i pari. Anzi, questa immagine di continua allegria, di feste, di risate e persone sempre in compagnia, offre una immagine spesso non veritiera di cosa sia la vita, offrendo obiettivi non sempre facili e immediati da raggiungere.
Sembrerebbe che la connettività abbia favorito il sentimento dell’esclusione, il sentirsi isolati e non più in contatto con gli altri.
Il video, è stato prodotto per l’UnLonely Film Festival 2018. Per i giovani, esperienze come andare all’università, rappresentano molto spesso la prima vera esperienza fuori casa, in autonomia ma anche solitudine. Se tutti sono d’accordo con il dipingerla come straordinaria, nella realtà dei fatti spesso è deludente o difficile. Solitudine, tristezza, sentimento di isolamento entrano a far parte della quotidianità specie per chi vive molto lontano da casa. Nel video di Emery, si riconosce una speranza di unione e divertimento in compagnia che nasce dopo un profondo senso di solitudine e isolamento.
Gli anni in cui si dovrebbe cavalcare l’onda della propria vita, quella perfetta dei surfisti, che porta a varcare altezze straordinarie, si mostrano, invece, duri, uno dei momenti più feroci, della vita. Per questo molti ricercatori suggeriscono che la solitudine e l’isolamento sociale sono, per i giovani adulti, tra i principali elementi che possono portare al suicidio.
Bisogna imparare a dedicare tempo a se stessi, entrare in contatto con il proprio spazio, le proprie necessità e capire come entrare nella vita delle persone, come farsi presenti, con lentezza. Apprendere come costruire rapporti e non consumarli.
Pollicino: Giovani che temono la solitudine
L’Orco: La paura dell’isolamento, del restare soli
L’arma segreta: Darsi tempo, dedicare spazio a noi stessi per entrare in contatto con gli altri