
Letterina di una Psicologa a Natale #2019puòesserediverso
Ci vuole molto coraggio
Per reggere il giorno e sopportare la notte
Ci vuole molto coraggio
Per fermarsi un attimo nuotare nel profondo
Ci vuole molto coraggio
Per tornare indietro quando è necessario
Ci vuole molto coraggio
Per guardarsi allo specchio con un bel sorriso
Ex-Otago feat. Caparezza – Ci vuole molto coraggio
Natale è una atmosfera e una possibilità.
L’atmosfera è quella gioiosa che rende tutto più luminoso. Le lucine sui terrazzi, anche nelle case poco avvezze alla religione, regalano bellezza, quella che nasce dall’allegria, dalle facce raggianti anche senza troppi motivi.
La possibilità è invece quella di avere un momento X che può dare un significato a tante cose, il momento buono per fermarsi e decidere il prossimo passo.
Il Natale può essere una occasione o un tormento. Scegliamo di pensare che può rendere possibile star bene, guardare le cose da una nuova prospettiva e imparare qualcosa di buono.
Natale è una prova di coraggio.
Non solo perché per molti è passare molto tempo con le famiglie, anche con quelle che si sentono poco e niente durante l’anno, che hanno nascosto ancora molto sotto i saluti calorosi, spessi come tappeti che nascondono, e i regali impacchettati. Passare il tempo con le famiglie, può voler dire tornare ad una casa dove non si vive più ma ritrovarci le vecchie dinamiche. Per molti quel riprendere il posto a sedere che si occupava anni, decenni prima è coraggio. L’occasione di godersi il buono possibile, senza reclamare un rimborso per certi torti subiti, la possibilità di accettare una carezza che forse prima non si poteva accogliere. In alcune occasioni si cammina sulla punta dei piedi per non farci andare di traverso le lenticchie, ma è anche il piacere, semplice, del tornare a casa.
Natale è anche quelle piccole prove di coraggio quotidiano che ci permettono di stare meglio con i nostri pensieri.
Coraggio è una bella parola, suona piena e fa buona compagnia ad una altra, che pure mi piace, responsabilità.
Ci vuole coraggio per vivere ogni giorno una vita coerente, che ci renda riconoscibili a noi stessi. Significa accettare che ci siano sfumature, che alle volte possiamo anche provare emozioni ambivalenti ma non per questo smettiamo di essere brave persone, bravi amanti, bravi genitori.
Questo chiederei nella mia letterina, quest’anno.
Mi piacerebbe che coraggio e responsabilità
nevicassero sui tetti delle case, dai monti al mare, copiosamente.
Che cancellassero in un solo momento le incrostazioni di facili opinioni e giudizi sommari che sporcano i tetti delle case. Mi piacerebbe che nei cortili abbondassero azioni di coraggio gentile e parole di responsabilità, come pupazzi di neve bellissimi.
Ecco ancora, cosa vorrei, una ventata di empatia.
Cosa altro potrebbe spazzare via questa paura che ci tiene chiusi nelle nostre casette?
Empatia è un vento tiepido che invita ad uscire, a condividere un’emozione, una storia. Empatia aiuta a costruire piazze per stare insieme e non divide le persone in qualcosa di simile ai ghetti.
L’empatia permette di provare le stesse passioni di chi reputiamo diverso. Ha a che vedere con la forza spontanea dei bambini, che non conoscono certe regole dei grandi e accolgono il diritto per quello che è, un dono consegnato alla nascita e solo poi depredato da certe culle. Aiuta a comprendere che la vita è feroce per tutti e non abbiamo che noi stessi e chi ci è vicino per scaldarci nel rigido inverno.
Capire per un momento che la vita di ogni persona è una lunga richiesta di cura e riparo.
Questo dovremmo fare, capire. Le emozioni sono le stesse per chiunque, il bisogno di ognuno è di essere ascoltato e rispettato.
PER QUELLO CHE E’
Non ci sono differenze quando si soffre, il dolore è diverso nelle sfumature ma il buio in cui entriamo è lo stesso. Lo stesso di quando strizziamo gli occhi tenendoli chiusi, con la speranza, ingenua, che nulla possa così farci del male. Ma il male, che è feroce come l’uomo che ha paura, non si cura dei nostri occhi chiusi e colpisce.
Dovremmo guardare negli occhi di chi abbiamo accanto, dentro troveremmo riflesse storie che parlano di noi.
La nostra stessa paura di non esistere, lo stesso bisogno di calore, di sentirci finalmente al sicuro.
Dal migrante al terremotato, da chi ha una sessualità non binaria a chi il sesso lo teme, da chi vive per strada a chi stira anche i calzini, da chi rispetta gli animali, a chi non rispetta neppure se stesso, da chi picchia per timore a chi scrive parole che picchiano, nessuno andrebbe lasciato solo nel suo buio. L’empatia accende una luce che ci permette di avvicinarci e afferrare mani altrimenti perdute.
La paura è il contrario della speranza, l’illusione di curare il buio con l’oscurità. La bugia di trovare il sole se ci si rinchiude in una caverna. Ma la verità è che, con gli occhi abituati alle tenebre, non potremo che temere ogni raggio di luce e scambiare per nemico chi porta con sé il fuoco.
Ognuno cerca solo di cavarsela in un mondo inospitale, cercando qualcuno che possa ascoltare, per non restare invisibile in questo inverno delle parole, mentre è sempre più vicina la Quinta Glaciazione quella dell’odio che non ha bisogno di ragioni, della superiorità a forza di click, quella di chi vuole eliminare la diversità come se fosse un nemico e che finirà per morire di noia in un mondo in bianco e nero.
E quando saranno tutte finite le differenze, l’uomo “giusto” – perché sarà un uomo – non trovando più nemici ucciderà se stesso e non avrà nessuno a fermarlo.
Uno è un numero piccolo eppure, in ogni uno che si sente perduto, l’umanità perde tutta se stessa.
Ecco perché quello che vorrei è una serie di NON e li vorrei tutti in fila, pieni, tracotanti. Una lista di NON che renda quasi inutile tante parole che ho scritto. Li sogno obsoleti, inutili, un po’ vintage i NON di oggi. Come Non giudicare, Non ferire, Non dire, Non fare, Non essere chi sei.
Mi piacerebbe che non servissero più parole come discriminazione, violenza, superiorità.
Che non ci fossero caverne ma piazze aperte pronte ad accogliere chiunque.
Nessuno pronto a seguire chi chiede di chiudere gli occhi sul mondo.
Mai più.
Io, nelle donne e negli uomini, nelle persone, ho ancora fiducia. Voglio averne. Come ne ho nelle molte e diverse forme di vita e amore che possiamo contare su questo pianeta, come la poesia, la musica, un abbraccio, le feste di un cane, le fusa di un gatto, il suono di una risata, il tratto di un pennarello su un foglio. Rendiamo Natale una possibilità e il 2019 un anno diverso che non debba vergognarsi di se stesso, come si ritrova a fare il povero 2018.
La mia letterina l’ho spedita. Dopo un anno così lungo, anche una psicologa si merita di sognare.