Il nostro bisogno di Eroi
Che cos’è un eroe? È un individuo dotato di un grande talento e straordinario coraggio, che sa scegliere il bene al posto del male, che sacrifica se stesso per salvare gli altri, ma soprattutto… che agisce quando ha tutto da perdere e nulla da guadagnare.
Lo chiamavano Jeeg Robot
Le ultime settimane abbiamo visto i social riempirsi di giubilo e vestirsi a festa per aver trovato giovani, giovanissime persone esemplari. Fin qui tutto bene, se non fosse che, talvolta, parrebbe le si carichi troppo di appellativi altisonanti, come a forzarli in una immagine di simboli, vessilli.
Da una parte è una bellezza che sia riconosciuto il potere degli adolescenti di cambiare il mondo e il modo di vederlo a tanti adulti. Dall’altra, sono fortunata, lavoro con ragazze e ragazzi fantastici, gli adolescenti appunto e, che fossero una forza, lo sapevo già.
A differenza di tante letture dove viene minimizzato il loro pensiero, sono certa che ci sia una energia positiva in moltissime giovanissime persone. Ora di colpo le hanno riscoperte i mass media. Vedere le loro storie essere di ispirazione riempie di speranza anche se, l’uso che se ne fa, cercando di piegarle ad una lettura personale, impoverisce la forza stessa di certi episodi, che sono belli come sono, nello spazio che occupano.
Le loro parole, le loro azioni, dovrebbero essere un suggerimento con cui ognuno dovrebbe coltivare se stesso. Una strada da seguire con le proprie gambe.
Di chi parliamo? Di Greta, Rami, Simone.
Greta Thunberg (16 anni) la ragazzina svedese che lotta per il clima, una principessa Mononoke – creazione ambientalista del cinema di animazione di Miyazaki (1997) – con le trecce e lo sguardo acceso dalla passione per la natura, capace di parlare con fermezza ai grandi del Pianeta. Chi vuole banalizzare, si limita a fare pessime battuta sul suo aspetto o a criticare la sindrome di Asperger – .disturbo pervasivo dello sviluppo dalle molte sfumature – con cui Greta convive consapevolmente dicendo anche “Lavoro e penso in maniera un po’ diversa”
La sua energia ha mobilitato e sta mobilitando il mondo intero sul tema ambientale con una moltitudine di eventi e riflessioni, tra manifestazioni e singole teste pensanti. Ha saputo coinvolgere le persone, fino ad arrivare alla candidatura per il Nobel per la Pace. I Social sono impazziti per lei.
Simone – vedi video- è un ragazzino di 15 anni e vive a Torre Maura. Torre Maura è una zona di Roma, ma non meravigliatevi se non l’avete visitata da turisti, non è sempre facile vivere lì. Un giorno Casapound – movimento di estrema destra – si trova per Torre Maura manifestando contro l’arrivo di un gruppo di nomadi nel centro di accoglienza. Ma Simone sa bene cosa pensa e non gli piace (anzi non gli piace che no) l’idea di lasciare indietro nessuno. Parla calmo e con proprietà adatte al contesto – perché ogni occasione merita un modo speciale di comunicare, anche io quando mi scaldo o mi diverto lo faccio in dialetto (e già Elena Stancanelli) – e lascia tutti attoniti. Perché è un ragazzino e perché non si fa intimorire. Mentre il linguaggio del corpo degli adulti intorno a lui è intimidatorio, lui sta fermo, sorride e gesticola come sorridono e gesticolano i ragazzi. Lui ha idee e non ha paura. Questo lo rende velocemente virale sui social. Lo propongono come modello, lo difendono, lo attaccano, ne fanno il futuro di Torre Maura.
Rahmi – quattordici anni- ha chiamato i carabinieri e salvato – insieme ad altri ragazzi coraggiosi con lui – il destino dei suoi compagni durante un terribile dirottamento del loro bus poi incendiato- Hanno rischiato la morte questi ragazzi e insieme sono stato in grado di avere fermezza e lucidità per cambiare le cose. Il gesto del ragazzino è rimbalzato velocemente su giornali e social, ha creato dibattiti sul suo diritto alla cittadinanza italiana e acceso i riflettori sul tema ius soli, tanto purtroppo lungamente dibattuto e non risolto in questo nostro paese. Una legge che manca ma che in questi casi- semplicemente- mostra a tutti la sua necessità.
Rahmi un eroe lo è davvero, insieme ai suoi compagni Adam, Riccardo e tanti altri perché ci hanno mostrato la forza di non arrendersi mentre tutto intorno a te, letteralmente, brucia. La voglia di collaborare per salvare la situazione.
Basterebbe avere una propria idea da difendere
Le storie che ci arrivano sono quelle di persone, seppure giovani di età, con una idea. Di per sé non dovrebbe essere così fenomenale, avere una idea, ma oggi sembrano merci speciali, idee e valori e la voglia di renderli palesi.
Eroe è chi costruisce la sua idea e cerca di arricchire il suo mondo con quello che ha costruito. Senza timore di essere azzittito ma anche senza timore di chi vuole azzittire, minimizzare, svalutare.
Non è facile allenare il pensiero critico di questi tempi. Bisogna piacere, raccogliere like e non far troppo rumore. Diventa un eroe chi si arroga ancora il diritto pensare.
La nascita dell’Eroe Social
La nascita del Mito dell’Eroe in psicologia, coincide con una trasformazione psichica per cui è eroico l’Io che si prende la responsabilità di arginare l’inconscio, di palesare la sua esistenza, affermando come tale. Combatte la regressione dell’Io, l’Eroe. Diventa capace di esserci, di avere un pensiero individuale.
Anche questi Eroi Social che nascono in questi giorni, splendenti nella loro giovinezza e forti del loro non avere paura, diventano coloro che portano la responsabilità con loro.
La loro forza, impreziosita dalla giovane età, riempie un vuoto, quello di chi non riesce a farsi commuovere dalla meraviglia di una idea, di un ideale, di un valore. Gli adulti comodamente seduti che a colpi di like si emozionano per il loro essere serenamente responsabili.
La stessa responsabilità che gli adulti faticano ad accettare o anche solo a pensare. Una società di corsa non ha neppure il tempo per pensare, la consapevolezza di dover comprendere quello che capita intorno. Figuriamoci agire e pensare in maniera responsabile. Eppure senza un atteggiamento di questo tipo diventa complicato agire sulla realtà, segnarla in verso positivo, trasformarla.
L’indignazione è veloce, il cambiamento è lento.
E non c’è tempo per recuperare la lentezza. Se Roma non è stata fatta in un giorno, tutto il resto deve essere creato e consumato in fretta. Quindi, scoprire che ci sono eroi che possono esercitare il dovere alla responsabilità per tutti, permette alla moltitudine di tirare un sospiro di sollievo.
Da quello che sembrerebbe, dal bisogno di eroi che per qualche giorno possano essere quelli da cui ricominciare – eppure si ricomincia sempre ma non si va mai avanti – traspare una necessità di modelli, di azioni proattive importante. Eppure, allo stesso tempo, sembrerebbe che per buona parte degli adulti sia troppo difficile prendere posizione, se non a slogan e click sui social.
Diventare un eroe spaventa, è solitudine e – ancora una volta – responsabilità
Gli adulti sembrerebbero avere paura. Soprattutto quelli preceduti da generazioni che hanno fatto e ottenuto con fatica qualcosa. Sacrificio è un termine che accompagna le storie prima di loro ed è un termine che si fatica ad accettare. E poi c’è la voglia di sembrare ancora in forma smagliante, sempre. I social ci insegnano che bisogna mostrare il nostro filtro migliore, non che bisogna imparare a pensare o riprendere a farlo.
L’informazione è lampo, brucia in fretta e quindi non ci si informa, si curiosa. La forma di cultura che sembra andare per la maggiore è quella degli aforismi, che smuovono un pensiero e un sorriso, ma si spengono come onde che arrivano al bagnasciuga. La responsabilità, meraviglia dell’essere adulto, fa tremare di spavento.
Si prova il bisogno di qualcuno da indicare, ogni esaltazione troppo carica è una richiesta di aiuto. “Fallo tu al posto mio” è il peso che viene messo sulle spalle di questi giovani eroi, di queste sorridenti eroine. Si cerca di farli diventare altro, per mancanza di coraggio, per non riuscire a fare la propria parte.
Sono un eroe, perché lotto tutte le ore.
Sono un eroe perché combatto per la pensione
Sono un eroe perché proteggo i miei cari dalle mani dei sicari dei cravattari
Sono un eroe perché sopravvivo al mestiere.
Sono un eroe straordinario tutte le sere
Sono un eroe e te lo faccio vedere.
Ti mostrerò cosa so fare col mio super potere
Caparezza
Diventare adulti sembra essere diventata una condanna e non più una conquista. Bisognerebbe recuperare il sogno che abbiamo ognuno per sé. La possibilità racchiusa in ogni tempo, in quello del ragazzo che combatte per la sua autonomia con la forza delle sue idee e in quella dell’adulto che realizza sé stesso.
Il mito della giovinezza è dell’immagine. Ma la bellezza di un essere umano consapevole e responsabile che balla la propria autonomia di pensiero è uno spettacolo mirabile. Ad ogni età.
Chi c’è di più solo di un eroe?
Boris Vian
Prendersi il proprio spazio per sentirsi responsabili, scegliere, pensare criticamente può portare con sé il dolore di una certa solitudine. Perché non è mai stato semplice avere un pensiero creativo davanti al mondo, ancor più nell’epoca del tutto e in fretta alla ricerca del like. E essere soli, fa paura.
L’invito è a non portare sulle spalle come una madonna alla festa del paese questi ragazzi, ma chiedersi cosa ci stanno mostrando. Quale possibilità vogliamo per noi. Loro sono e restano fantastici esseri umani. La loro commossa manifestazione di fede nella possibilità di una vita migliore deve indicare una via ma non sono la via. La via dovremmo essere tutt* . Ognuno per quello che è . Responsabilmente.
Pollicino: Chi diventa l’eroe di cui ha bisogno
L’Orco: La paura di non essere abbastanza belli ma troppo soli
L’arma segreta: Promuovere la fiducia in sé e il pensiero critico