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COME TI INTERVISTO UN POLLICINO – Irene Facheris racconta "Parità in pillole" - Pollicino era un grande
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COME TI INTERVISTO UN POLLICINO – Irene Facheris racconta “Parità in pillole”

POLLICINO sa quanto sia importante comunicare bene, parlare bene, fare attenzione alle parole che scegliamo, ogni giorno, per raccontare chi siamo e cosa facciamo. Per questo, ha deciso di intervistare l’autrice di un libro semplice e non banale, per raccontare come è possibile, parlando e scrivendo, difendere ogni giorno la libertà di ogni persona di essere com’è, senza discriminazioni e limitazioni alla sua libertà di vivere serenamente. Un testo che suggerisce di riascoltare le proprie parole più volte, prima di farle uscire dalla nostra bocca, perché senza volerlo potremmo dire qualcosa che sta giudicando, ferendo, dando colpe, sminuendo chi abbiamo davanti!

 

Con chi parliamo oggi? Oggi parliamo con Irene Facheris. Irene è nata a Milano nel 1989. Ed è una esperta in “gender studies, femminista, attivista, formatrice e scrittrice” come leggete nella sua presentazione. Si è laureata, presso la Bicocca in Psicologia dei Processi Sociali, Decisionali e dei Comportamenti Economici e in Scienze e Tecniche Psicologiche.
La sua sensibilità e capacità, ha dato vita all’associazione Bossy, che nasce nel 2014 e di cui è presidente. Bossy è stato sin da subito una bella occasione per raccontare, specie ai giovani, tematiche quali stereotipi di genere, sessismo, femminismo e diritti LGBTQ+. E lo ha fatto così bene, in un momento in cui la divulgazione di tali temi non era ancora moltissima, da diventare il  Miglior Sito LGBT d’Italia. Irene è anche responsabile della formazione di Bossy+, un hub consulenziale. Cosa fa? Aiuta le realtà lavorative a vedere le loro attività, la loro comunicazione, gli eventi che realizzano,  in ottica di inclusività. Parità in Pillole,  prima di essere un libro, è una rubrica che Irene tiene su canale Youtube. Questo non è il suo primo libro, nel 2018 era uscito “Creiamo Cultura Insieme: 10 cose da sapere prima di iniziare una discussione”

 

 

 

Benvenuta Irene. Nel tuo libro “Parità in pillole” c’è tantissimo su molti temi e il tutto scritto in maniera gradevolmente diretta. Un testo che si sfoglia con piacere, dove puoi trovare spunti e informazioni per combattere le piccole e grandi discriminazioni quotidiane. A chi pensavi mentre lo scrivevi?

 

Al target più ampio possibile. Pensavo a chi mi ha seguita in tutti questi anni e a come potesse avere bisogno di un vademecum di facile consultazione, un posto dove ritrovare tutte quelle informazioni che ha sentito nei miei video. Ma pensavo anche a chi di femminismo non ha mai sentito parlare (o mai nella maniera “corretta”), ai dubbi, alle perplessità e a come passare la barriera di sfiducia che molti (e molte) hanno quando si parla di questo tema.

 


Sai cosa mi è piaciuto molto del tuo libro, tra l’altro? L’invito all’umiltà, che in questo caso significa non abbassare mai la guardia. Parli, infatti, di abitudine persistente al giudizio (anche di una donna su un’altra donna). Ce ne parli un po’? Perché credo che sia la più grande fatica per tutte e tutti!

 

Su questo ci ho scritto un intero libro: “Creiamo cultura insieme. 10 cose da sapere prima di iniziare una discussione” e l’ho fatto perché parlare di giudizi porta via davvero molto tempo. La cosa che posso dire è che, dato che la stessa persona può essere oggetto di giudizi completamente opposti, dobbiamo farci la domanda “di chi parlano i giudizi?”.

 

I giudizi parlano sempre di chi li dà e mai di chi li riceve.

 

I nostri giudizi sono il risultato del modo in cui noi vediamo il mondo, dicono di noi, descrivono noi.

 

Il tuo libro parla di donne ma è diretto anche agli uomini. Sappiamo che un vero cambiamento deve includere tutte le persone e, da tanti punti di vista, i “maschi” sono anche loro vittime, sebbene in maniera molto diversa dalle donne. Per esempio, quando vengono esortati a “comportarsi da uomo” con quello che ciò significa. Cosa ti senti di raccontarci su questo aspetto?

 

Il mio libro parla di persone, parla anche di uomini, ai quali ho dedicato un intero capitolo. Di base, la nostra società ha un problema con il femminile, che considera inferiore.

Ma ognuno di noi ha una parte femminile, non solo le donne.

E quando sono gli uomini a mostrarla, vengono discriminati. Ecco perché gli uomini dovrebbero essere femministi (ed ecco perché bisogna continuare a chiamarlo femminismo!).

 

Secondo te, oggi, le bambine, le giovani donne, in cosa possono assomigliare al Pollicino della nota fiaba?

 

Nel tenere a mente che ci sarà qualcuna che verrà dopo e che cercherà di intraprendere il nostro percorso.

Dobbiamo farci trovare, dobbiamo rendere chiara la strada che abbiamo fatto, così che altre possano percorrerla dopo di noi, magari trovando anche vie meno impervie per arrivare alla meta.

 

Come professionista della comunicazione, quale Orco ti trovi più spesso a combattere? E quale arma segreta, da tasca, potresti suggerire a chi lo incontra come succede a te?

 

Direi la non voglia di ascoltare. Molte volte mi rendo conto che non importa quante volte io dica una cosa e con quanta chiarezza. Il problema è che chi ho davanti non ha voglia di ascoltare. È un Orco che combatto mettendo in campo la mia voglia di ascoltare quella persona, chiedendole come mai non sia disposta all’ascolto di quella cosa nello specifico.

 

POLLICINO RINGRAZIA Irene per il suo lavoro, che ha permesso ha moltissime persone di avvicinarsi meglio a temi come femminismo e inclusione, in tutti questi anni. Divulgare una comunicazione pulita e ben fatta è una necessità per preservare la possibilità di comprendere come migliorare, proprio a partire dalle leggerezze che – talvolta senza intenzione di far male – finiamo con il compiere ogni giorno.

 

Avete voglia di comprare il libro? Lo trovate in libreria o qui .

Se ancora non conoscete Bossy lo trovate qui: www.bossy.it/ . Ecco, invece, il sito di Irene Facheris: www.irenefacheris.it

Marzia Cikada

She - Her Psicologa, psicoterapeuta, sex counseling, terapia EMDR per il trauma. Incontra persone che vogliono stare meglio, a partire dall'adolescenza. Nel suo spazio ogni persona può sentirsi a casa. Ha creato il progetto Vitamina di Coppia, con la collega Sara De Maria. Riceve online e nei suoi studi di Torino e Torre Pellice.

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