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Il Bisogno di "staccare" - Psicologia del "Sì" alla Vacanza e alla Natura! - Pollicino era un grande
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Il Bisogno di "staccare" – Psicologia del "Sì" alla Vacanza e alla Natura!

La natura non fa nulla di inutile.
Aristotele
 

Si va in vacanza per stanchezza, per “staccare”, per dare una piega diversa ad una manciata di giornate in modo da vedere tutto con altri occhi,  per riapprezzare i colori che sono soliti ma resi faticosi dalla quotidianità.  Basterebbe questo come buon motivo per andare via per un pò, chiudere casa e studio, uscire dall’ufficio e non pensare a scadenze, appuntamenti, risultati e target per un pò. Ma solo questo è la vacanza? Chiaramente è anche uno spazio utile per riscoprire un tempo non scandito dalle urgenze ma dai propri bisogni, tempo di coccole con i propri cari, compagni, amici, figli, tempo per concedersi qualcosa di diverso, per scoprirsi ancora capaci di inventarsi come divertersi in un pomeriggio, come immergersi nella lettura di un buon libro, come ritrovare il modo di guardare il mondo, la natura, gli alberi, il cielo. Ecco. Andare in vacanza potrebbe essere un modo per migliorarsi, scoprire nuiovi aspetti di noi, fare progetti innovativi per la nostra vita. Come? Sembrerebbe che il segreto sia fare quattro passi nella natura. Allontanarsi dall’organizzato caos cittadino, dal tecnologico squillare di cellulari e promemoria per immergersi nel verde selvatico dei boschi, per toccare, annusare altro di quanto solitamente ci accompagna.

Nel 1845 Henry David Thoreau si ritirò nei boschi per capire la sua vita, con le suggestioni che ne ricavò, motivando questa esperienza come un tempo  allontanarsi dalla corruzione  che viveva nella società ( “Andai nei boschi per vivere con saggezza, vivere con profondità e succhiare tutto il midollo della vita, per sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto” da “Walden ovvero Vita nei boschi”, 1854), compose un libro ancora oggi molto interessante. La natura gli aveva permesso, di mettere a fuoco le sue idee e di tornare con un progetto chiaro, con una sua poetica su come vivere. Anche oggi piccole comunità si allontanano per vivere immerse nel verde, lontane dalla tecnologia e da una società ritenuta non adatta all’uomo. Sembrerebbe quindi, che il rinunciare alla tecnologia, a cui tutti siamo legati, sia legato alla possiibilità di creare un nuovo benessere interiore, ma anche stimolante per definire nuove idee, progetti, modi di vivere.  Sono solo suggestioni? C’è dello scientifico nel benessere che si prova mettere della distanza tra il normale vivere dell’uomo tecnologico e la riscoperta del verde, nell’immersione in uno spazio senza connessioni ( tecnologiche) e senza profili da aggiornare? Sembrerebbe di sì e ce lo raccontano due studi recenti.

Matthew Silvestone, esperto di economia e business, nel testo ” Blinded by Science”, ci spiega come il semplice contatto con le piante,  l’abbraccio con un albero, possano renderci più sani grazie alle loro vibrazioni, capaci di influenzare la nostra biologia. Nel suo definere la scienza quanto ha reso l’uomo cieco ( blinded) l’autore riporta una serie di spunti e studi scientici a supporto di come ritrovare la natura e gli spazi verdi sia una medicina potente, in grado di migliorare il nostro benessere. La tecnologia in cui siamo immersi, sembrerebbe quindi “l’invisibile invasore” che mette a dura prova la nostra salute. Quindi essere nella natura, appare come un inestimabile fonte di guadagno ( in salute) per l’uomo e le sue relazioni. Andando più nello specifico, appare chiaro un vantaggio che è bene tenere a mente, proposto da una diversa ricerca. Questa, vuole portarci a riflettere sull’importanza di allontarsi dalla vita di sempre, dalla città e le sue file, i suoi semafori, l’ufficio, per aiutarci a fare pulizia e migliorare la propria creatività in maniera corposa.  Se la vita di tutti i giorni, ci immerge in tecnologie che pensano per noi, ci ricordano gli impegni, ci dicono dove girare, quante calorie ingurgitare, come condire l’insalata, il film da vedere e a chi fare gli auguri per il compleanno, sembrerebbe che il sottrarsi a questa compagnia, anche solo per un breve periodo di tempo, possa migliorare le nostre performances dal punto di vista della creatività.

Parliamo di una ricerca statunitense che trovate pubblicata su PLOS One ( riportata anche sul Corriere dello scorso maggio 2013), una ricerca che ci racconta come la natura migliori e nutra il nostro cervello, modificando il nostro modo di relazionarsi al mondo, con guadagni per il nostro benessere. A parlarne è uno psicologo dell’Università dell’Utah, David Strayer, che ha voluto misurare in maniera scientifica il guadagno effettivo di un periodo di vita nella natura e, coinvolgendo un campione di 56 uomini e donne intorno ai trenta anni, ha misurato il loro pensiero creativo dopo un viaggio di 4/6 giorni in luoghi naturali, senza tecnologia. Quindi non un tempo molto prolungato, come i due anni di Thoreau  ma quello che potrebbe essere il tempo di una vacanza per staccare dalla routine. Risultati? Il pensiero creativo è migliorato del 50% dopo l’immersione in un luogo naturale, le abilità hanno fatto un salto verso l’alto, la capacità di problem solving anche. Come riferisce il ricercatore, come ci siamo sviluppati, il nostro modo di vivere, influenza come pensiamo e ci comportiamo. Già i bambini sanno utilizzare la tecnologia e ne fanno grande uso, gli adolescenti poi privilegiano il tempo al pc o al cellulare all’aria aperta e la piazza dove si fanno esperienze di socializzazione è virtuale. Questo cambia il nostro cervello, specie le aree cerebrali della corteccia prefrontale. Metterci in condizione di elaborare altri tipi di stimoli, anche per un periodo limitato di tempo, ci mette in grado di vedere altro, di inventare alternative al pensiero consueto. Si tratta del primo studio sul potere della natura sul cervello in maniera quantificata e parte dal mostrare come la natura faccia scattare quello che viene chiamato Default-Mode, una rete di aree cerebrali che sono più attive quando riposiamo e che si placano quando entriamo in azione, svolgendo quindi “attività di fondo”. Attivandosi, questa ci permette di elaborare piani, fare progetti, stimolare il pensiero creativo.

 

Quindi, voglia di essere più creativi? Andate in vacanza nella natura. Non necessariamente scalando la montagna più alta, ma permettendo al nostro cervello di respirare altre idee, di vedere altro che lo schermo di un oggetto tecnologico possa contenere, di ascoltare altro che la musica stipata nell’ I-pod. Un breve periodo può bastare. Questo ci disintossica dalla vita di sempre e ci permette di rietrare in maniera più energica al timone delle nostre navi, guadagnandone in esperienza e competenze poi anche utili sul lavoro. Ristabilendo dei limiti tra noi e il nostro ruolo nella società, dedicandoci a tanto di quello che spesso il vivere quotidiano non ci permette di godere.  A dimostrazione di tutto questo, sto per spegnere il cellulare e andare in vacanza. Delle idee che ne trarrò verrete di certo aggiornati. Buone avventure.

Pollicino:  Chi spegne il cellulare

L’Orco : Non riuscire a staccarsi dalla tecnologia

L’arma segreta :  Un pò di tempo nel verde per riscoprire i propri tempi e inventare nuovi progetti

Marzia Cikada

She - Her Psicologa, psicoterapeuta, sex counseling, terapia EMDR per il trauma. Incontra persone che vogliono stare meglio, a partire dall'adolescenza. Nel suo spazio ogni persona può sentirsi a casa. Ha creato il progetto Vitamina di Coppia, con la collega Sara De Maria. Riceve online e nei suoi studi di Torino e Torre Pellice.

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