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Una casa per le mamme stanche - Pollicino era un grande
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Una casa per le mamme stanche

-Non esiste una casa per le mamme stanche?

-Dovrebbe esistere, dovrebbe.

Che dici, la costruiamo insieme?

Frammento di discorso in seduta

 

Dovrebbe esserci un posto, non troppo lontano da casa, dove una mamma possa riposare.
 
Un posto dove sia possibile non pensare al lavoro, al pranzo o alla cena, dove non sia necessario sorridere, dove ci possa arrabbiare senza sentirsi cattive. Un posto per liberare il corpo delle tensioni, la mente dei pensieri, il sorriso delle ombre.
 

Dovrebbe esistere un posto nel mondo dove le mamme stanche possano risposare.

 
Un posto con stanze arredate di consapevolezza, divani comodi circondati di “nulla da fare” e lenzuola fresche di bucato. Un posto dove non sia rimasto nessun senso di colpa. E se l’ansia bussasse forte, ci sarebbe un guardiano fermo, ma gentile, pronto a darle una pacca sulla spalla, a farle fare qualche profondo respiro senza mai farla entrare.
 
Dovrebbe esistere un posto nel mondo dove le mamme stanche possano risposare. Un posto dove sia permesso ritornare bambine.
 

Che se poi te lo dimentichi, come era essere bambine, non puoi diventare grande.

 
Cresci, certo, invecchi, senza meno, ma non diventi adulta. Perchè ogni età ha la sua parte in infanzia incastonata nel profondo, come un diamante che può brillare o aver bisogno di una ripulita. Adulto è chi ha cura del proprio bambino dentro, che significa riconoscere le sue sofferenze quanto le sue gioie.
 

Tutte le storie mi portano a pensare che non è troppo sicuro fidarsi di chi non sa più giocare o rincorrere un sogno o disegnare una perfetta O di stupore con la bocca, almeno ogni tanto.

 
Non sempre ci viene ricordato, ma è proprio dall’infanzia che arriva la forza di essere adulti. Anche il più semplice dei gesti, l’abbraccio con cui si culla una figlio, non viene bene se non ci siamo allenati negli anni in cui si era piccine. Non si riesce ad abbracciare bene se abbiamo dimenticato o non ci è mai stato offerto il calore di un abbraccio. Peggio, non si riesce ad abbracciare bene se non si è state protette, consolate, scaldate dalle braccia di un adulto quando era il momento delle mamme di fare le figlie piccole. Non è che non si impara più, ma si fa fatica e dopo tanta fatica, ogni mamma avrebbe bisogno di un posto dove riposare.
 

Perchè ci sono momenti in cui le mamme pensano di non farcela da sole. Ed è vero.

 
Ci vuole, allora, un posto. Non per forza un posto lontano. Certo, capita che le mani fremano tenendo il volante e, il desiderio di andare qualche chilometro più in là di casa, non manca. Non manca la voglia, ogni tanto, di andare in un posto che non si conosce, senza costruzioni sparse sul pavimento, giocattoli a dormire nel lettone, senza lavatrici piene di bavaglini e tutine colorate. Un posto persino silenzioso, senza vocine di bambini che intonano canzoncine o grida al suono di “E’ mioooo“. Un posto pulito, magari anche tutto bianco, dove riposare gli occhi e i film alla tv non sono mai cartoni animati.
 
Un posto dove la doccia duri più di 1 minuto, magari dove sia possibile fare un bagno e lasciare che il corpo si ricordi la pace. La pace che è bello trovarla abbracciando un figlio, coccolando una figlia, soffiando sulle loro ginocchia sbucciate o tra le risate per un salto nella pozzanghera, ma quanto bisogno, ogni tanto, di sentirla nel pieno di un silenzio di qualche minuto, nel calore di un abbraccio da dare a se stessa, sussurrandosi “ce la stai facendo!“.
 

 
Un posto dove appendere all’attaccapanni il vestito da mamma per andarsene in giro solo con la propria pelle di donna. Per guardarsi allo specchio e vedere l’effetto che fa. Un posto dove girare a piedi nudi o con dei tacchi vertiginosi, per camminare in mezzo al mondo e sentire gli occhi del mondo su di sé, come in una passerella di gran gala, al centro del proprio universo personale.
 
Le mamme a volte si dimenticano che la loro bellezza è sacra, quella della donna che sono, quella che ogni tanto rimane incastrata sotto il tanto da fare, dietro quei baci che, quando ci si rivede a casa dopo la lunga giornata, le loro compagne e i loro compagni riservano prima ai piccoli di casa che a loro.
 
Dovrebbe esistere un posto nel mondo dove le mamme stanche possano risposare.
 

Quel posto dovrebbe essere casa loro.

 
Perchè nessuna mamma dovrebbe dover scappare per sentirsi al sicuro. Ogni mamma dovrebbe poter dire “adesso. Io” e sorridersi,  non sentirsi in colpa. Le mamme sono stanche perchè troppo spesso sole, con gli impegni, i doveri, i dolori. Ci si dimentica delle mamme ogni tanto e ancora più facilmente, delle donne che le mamme sono.
 
Ogni mamma dovrebbe poter trovare a casa sua il momento del silenzio, della pace, il momento tutto suo.
 

Ai compagni e alle compagne delle mamme che ne hanno bisogno suggerirei di costruire un posto fatto di pace o una sua piccola riproduzione, proprio a casa vostra.

 
Basta qualche piccola accortezza, gli occhi giusti e imparare ad ascoltare. Ogni moglie e ogni marito di una mamma dovrebbe poter sentire quel momento in cui diventa difficile, in cui la stanchezza rende tutto opaco e teso e anche i sorrisi pesano come macerie. Quello è il momento di proteggere le mamme stanche. Di offrirgli un posto dove riposare, che sia un abbraccio, un bagno caldo, una passeggiata, una giornata solo per sé. Ricordarsi di come è cominciata l’avventura, sentire quel momento magico in cui si è diventati famiglia e per un attimo riconoscere, lì dentro, l’unicità della propria compagna, dargli spazio, che sia quello di un contatto o di un momento di solitudine protetta.
 
E poi, con calma, attendere che venga ricambiato il favore. Perchè tutte le mamme e i papà ci sono momenti che sentono il bisogno di riposare. O di stare insieme, solo in due.
 
Perchè la famiglia deve trovare spazio per tutti, genitori, figli, coppie, individui. Insieme e allo stesso tempo ben divisi, con bisogni e necessità diverse ma lo stessa gioia nello stare insieme.  Se le parti solo serene e riposate, la vita riesce a tutt* più facile.


Pollicino:  Le mamme stanche

L’Orco : La fatica e la vergogna di dire “adesso IO”

L’arma segreta : La complicità di chi si ama

 

Marzia Cikada

She - Her Psicologa, psicoterapeuta, sex counseling, terapia EMDR per il trauma. Incontra persone che vogliono stare meglio, a partire dall'adolescenza. Nel suo spazio ogni persona può sentirsi a casa. Ha creato il progetto Vitamina di Coppia, con la collega Sara De Maria. Riceve online e nei suoi studi di Torino e Torre Pellice.

3 Commenti
  • Graziano

    Bellissimo articolo, molto empatico sulla condizione dell’essere mamme! Ho gradito in particolare la parte sull’ansia che non viene cacciata o respinta, viene salutata come una vecchia amica e messa da parte per un po’, perchè passiamo il 90% del tempo a demonizzare la nostra ansia fisiologica, complice anche i media, quasi fosse una parte orribile di noi della quale vorremmo liberarci del tutto, senza considerare che in realtà è un modo che hanno il nostro corpo e il nostro cervello di comunicarci dei disagi o delle condizioni per il nostro bene. È un po’ come arrabbiarsi con la febbre e non con il virus dell’influenza quando si è ammalati, insomma, spesso il problema principale è più l’ansia di essere in ansia che l’ansia stessa!
    E poi sono dell’idea che “L’adesso io” dovrebbe essere il nuovo motto di tante persone: viviamo la nostra vita rincorrendo ideali di perfezione sociale senza poi renderci conto che alla fine rendere sempre felici gli altri o apparire come perfetti è fine a se stesso se non stiamo bene noi in primo luogo!
    Spero non ti dispiaccia se condivido l’immagine nel tuo articolo sulla mia pagina, ovviamente mantenendo visibile il link al tuo blog 🙂

    21 Aprile 2018 at 13:59 Rispondi
  • Caterina

    Sono nel lettone con in braccio la mia piccola che ronfa sonoramente. Il grande dorme oramai da solo. Ho letto ed ho pianto. Silenziosamente. Grazie per averlo scritto. Grazie per aver capito e tradotto in parole, un grido di aiuto che troppo spesso viene ignorato e a volte deriso. Grazie. Caterina

    24 Aprile 2018 at 20:51 Rispondi
  • Caterina

    Sono nel lettone con in braccio la mia piccola che ronfa sonoramente. Il grande dorme oramai da solo. Ho letto ed ho pianto. Silenziosamente. Grazie per averlo scritto. Grazie per aver capito e tradotto in parole, un grido di aiuto che troppo spesso viene ignorato e a volte deriso. Grazie. Caterina

    24 Aprile 2018 at 20:51 Rispondi

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