Volevo fare l’Influencer – Promuoversi o Costruirsi?
Adesso tutto è possibile, siamo in un momento in cui si può rivoluzionare il mondo della moda, il mondo dell’entertainement, il mondo del beauty… è pazzesco, e sono contenta di esserne proprio al centro.
Chiara Ferragni
Una volta, quando si chiedeva “cosa vuoi fare da grande” era un tutto un fiorire di medici, dottoresse, qualche insegnante, qualche cantante o astronauta, oggi? Molte e molti ragazz* decidono che non sarebbe male fare l’influencer.
Prima di tutto. Di cosa stiamo parlando?
Si tratta di persone che possano influenzare attraverso la loro reputation data da blog o, per lo più, dai social, specie Instagram, lo stile di vita e quindi gli acquisti dei consumatori. Elevate visualizzazioni, like, condivisioni e follower attraggono le aziende che stringono un qualche accordo con l’influencer del momento. Abbigliamento, fitness, beauty, turismo, cibo, quello che fanno muove gli interessi delle persone che li seguono, i follower appunto, a ricalcare le loro scelte. Quindi l’influencer viene pagato da aziende e compagnie per spingere sul mercato un certo modo di vivere, con determinate marche e prodotti. E’ la vittoria del brand persona per spingere un brand prodotto. E il bello è che spesso sono i brand, le aziende, a cercare quella persona perchè ritengono che i suoi follower possano essere il giusto target per il prodotto che si vuole far vendere.
I tipi di influencer sono molteplici in questo post ne vengono citati alcuni, diversi tra loro per visibilità e scopi.
Quindi un lavoro particolare, che sembrerebbe facile e semplice da organizzare. Basta un profilo social, capacità comunicativa e attrarre milioni di persone finché non arriva lo sponsor che paga per un post promozionale e poi ancora e ancora…
I Social come specchio della realtà?
Ma è davvero così facile? O meglio, la vita dell’influencer è facile come la fanno sembrare i loro scatti sempre sorridenti, i post pieni di positività, i video che arricchiscono bacheche e profili?
Se guardiamo sui social è pieno di chi mostra la sua naturalezza per attrarre fan, amici, follower a entrare in contatto, affezionarsi, seguirli da oggi a per sempre. Abbiamo le ragazze bellissime e i ragazzi fantastici certamente, ma anche le mamme felicemente disperate, sempre ironiche e divertenti che, con buona pace della prole sempre in primo piano, giocano a sopravvivere in video “verità” dove si inscenano momenti di vita di tutti i giorni. Tutto vero? Chiaramente se ci facciamo caso, capiamo che arriva sempre di più, ma mano che aumentano i like i numeri dei prodotti presenti nei video come nelle foto, spesso manifestati dall’hastag #adv o #ad (che sta per advertising cioè pubblicità), giusto per farci capire che poco è per caso.
Certamente gli adolescenti sono affascinati dai giovani modelli di perfezione, fashion blogger luminosi che sorridono per sottolineare come la loro vita sia serena e, magari, se fai come loro, potrebbe esserlo anche la tua.
Nonostante si sia palesato in più articoli e servizi che, le foto dei social raramente sono nature, ma frutto di ragionamenti, filtri, pose, capaci di far vedere la bellezza anche dove non c’è, magari centrando un particolare in una immagine imperfetta o caotica o smussando le imperfezioni di un viso giocando con le luci, i ragazzi sono attratti dall’influencer e lo considerano presto un metro di giudizio per la loro realtà.
Amare la vita attraverso la fatica è penetrarne il segreto più profondo. Khalil Gibran
Un mondo, sembrerebbe, pieno di gioia, dove ci si sveglia con il sorriso, raramente tristi, dove il successo è facile da raggiungere e la frustrazione una sconosciuta.
L’influencer è il nuovo sogno di potere. Devi nascerci principe o principessa, i social sono invece alla portata di tutt*
L’illusione del successo a portata di mano colpisce molti giovani, chi non vorrebbe farsi solo qualche foto al giorno, tenersi in forma e intanto diventare ricco? Stare sulle copertine dei giornali e andare alle feste? Niente fatica, niente studio, poche regole da seguire, come potrebbe sembrare appagante una vita fatta di traguardi da raggiungere giorno dopo giorno? Studio, frustrazione, fallimenti, no? Tutte parole che sembrerebbero poter essere dimenticate.
La dottoressa Maura Manca afferma, in una intervista che, dati alla mano tratti dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza, “il 17% dei ragazzi delle scuole superiori ha provato a fare dei video imitando i propri youtuber preferiti, contro una percentuale nettamente più alta che si aggira intorno al 32% nei ragazzi che frequentano le scuole medie. Il desiderio più grande sembra essere quello di seguire il loro stesso percorso, ovvero di diventare ricchi, famosi e popolari, facendo un lavoro divertente e che apparentemente non costi impegno e fatica…”(tratto da Adolescienza.it)
Ma l’influencer deve avere delle caratteristiche ben precise e fare attenzione ai passi falsi, perchè il popolo del web incorona ma detronizza con la stessa velocità.
Hai la stoffa dell’influencer? Non basta essere carini, anche se è una buona base. Devi saperci fare. Bisogna avere una buona creatività per attrarre consensi e costruire il proprio piccolo regno. Ma anche essere credibili nel proprio personaggio, svegliare l’interesse delle persone ma anche tenerlo acceso.
Buone doti di comunicazione, capacità di risultare coerente nelle proprie scelte, perchè i follower sono vendicativi se si sentono presi in giro. Quindi, dopo aver capito su quale tema si è certi di saperla lunga, fitness, moda, cibo, viaggi, bisogna coltivare quell’interesse e non altri, essere forti su un tema e tralasciare tutto il resto, se non strettamente necessario, così puoi diventare un riferimento.
Una volta pronto il personaggio, pronto il tema, bisogna coltivare i rapporti con i follower. Avere un modo di fare semplice, come se fossimo quasi conoscenti, comunicare in maniera gentile, diretta, scherzosa e, sempre, positiva. Il web non ha bisogno di pesantezza ma di fiducia, di certezze e di grandi sorrisi.
Se tutto questo c’è, bisogna sapersi imporre sulla scena. Postare sempre, più volte al giorno inizialmente, mai abbassare la guardia e magari, come ormai fanno in molti, curare il proprio prodotto, quindi se stessi, grazie a qualche agenzia. Perchè solo una piccola parte potrà davvero influenzare gli acquisti di domani.
Non è facile come sembra. Di Chiara Ferragni, Mariano Di Vaio o Cara Delavigne non ne abbiamo tantissime. E anche loro devono fare continua attenzione se non vogliono perdere il podio. Come è accaduto proprio a mamma Chiara che dalla nascita di suo figlio, ha usato il nuovo “status” di mamma per allargare il suo target di riferimento, ma con una leggerezza che potrebbe costarla cara.
Infatti, qualche settimana fa, ha scritto un suo post sul latte artificiale poi cancellato “misteriosamente” dove consigliava una nota marca come sostituta al pari del suo latte. Non solo l’allattamento al seno vede il sostegno di buona parte della comunità scientifica, con tanto di promozione da parte dell’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) ma in Italia è illegale reclamizzare il latte artificiale per neonati (decreto 9 aprile 2009, n. 82, in attuazione della direttiva 2006/141/CE) benchè negli Stati Uniti, dove la Ferragni vive per buona parte del tempo, non ci siano problemi in questo senso. Un passo falso anche per chi macina milioni ad ogni sua mossa? Può succedere.
Pur di sembrare sempre al top si rischia di farsi promotori di idee false e in alcuni casi pericolose sulla vita.
Mentre i ragazzi e le ragazze seguono i loro beniamini, si fanno un’idea del mondo. Molte immagini promuovono non solo un’idea irreale di perfezione fisica, di cura estrema della forma, ma anche una erotizzazione del corpo su cui andrebbe fatta attenzione. La scoperta della propria sessualità, del proprio potere seduttivo, potrebbe essere una bomba pronta ad esplodere in mano a molti adolescenti, troppo immaturi per giocare serenamente con certo messaggi, senza una buona consapevolezza di sé.
Molti ricorderanno il caso della giovane australiana Essena O’Neill diventata famosa prima per il suo seguito su Instagram, iniziato a collezionare da quando aveva 15 anni, e poi per averlo abbandonato, a meno di venti, con un video dal titolo “Why I really am quitting sociale media” girato su You Tube dove definiva la vita social non reale, attirando pareri positivi ma anche pesanti critiche. Certamente c’è un qualcosa di falsato ed irreale nella vita sotto la lente di ingrandimento dei social, per cui è fondamentale il particolare ma non la complessità dell’insieme.
Si prova a segnalare come il social resta uno strumento che bisogna conoscere e sapere utilizzare. I ragazzi non hanno educazione su questo, i loro genitori spesso non sanno neppure bene di cosa si stia parlando e questo rende più complicato stargli vicini.
Da una parte i genitori dovrebbero fare in modo di conoscere, non spiare ma imparare a conoscere online il mondo dei ragazzi e monitorarli nei loro percorsi social. Inoltre, il ruolo degli adulti dovrebbe essere di educarli a cercare se stessi, a costruire un modo loro e adulto di essere e non a vivere per promuoversi, insegnando anche la fatica e la difficoltà, facendo spazio a possibili frustrazioni e naturali delusioni.
Le difficoltà rafforzano la mente, come la fatica rafforza il corpo. Lucio Anneo Seneca
Perchè se tutto diventa promozione, sarà facile rendersi interessanti spingendo su trucco, capelli perfetti e scarpe. Ma se poi i like non arrivano? Se i follower sono pochi?
Depressione e ansia sembrerebbero un rischio per i giovani troppo “social”. Una fragilità propria della fase del ciclo di vita che si scontra con la violenza dell’apparire, che resta spiazzata da un risultato che non arriva, dando una vertigine dolorosa, quando sentendosi perduti se la notorietà, superficiale, di un like non arriva. Ragazzi tristi per assenza di like, depressi per aver guadagnato troppo pochi follower.
Specie Instagram sembrerebbe un pericolo per l’equilibrio dei ragazzi. Lo rivelerebbe una ricerca britannica realizzata dalla Royal Society for Public Health prendendo come campione un gruppo di giovani fra i 14 e i 24 anni, segnalando una propensione a fenomeni di ansia e depressione nel momento in cui non si palesano i risultati sperati.
Aggiungiamo a questo cocktail emotivo, la pressione che esercita il bisogno di rappresentazioni poco realistiche di cui si nutrono i social. Parlo della bellezza del corpo, sempre perfetto e tonico, del clima di continua festa, l’aria di esaltazione che fa da sfondo ad ogni immagine o video. Come se non ci fosse MAI posto per emozioni negative o giornate storte, come se non si cadesse mai, come se non fosse possibile dormire male una notte, sentirsi un po’ gonfie, non avere voglia di ridere, correre, brindare. Se non c’è esaltazione, positività, carica seduttiva non sembrerebbe possibile postare nulla e quindi chi vorrebbe fare l’influencer deve sorridere anche se si mostra dopo una operazione, un incidente, una brutta notizia. Persone seguite da milioni di utenti devono portare avanti una immagine di una vita liscia e piena di colore e sorrisi, la parte naturalmente triste della propria esistenza deve essere nascosta come una colpa.
Questa continua tensione, potrebbe stimolare una possibile depressione e andare a peggiorare situazioni già delicate, specie se con sintomi di disagio latenti.
Costruire se stessi è un mestiere complesso e ci vuole tutta una vita.
Diventa importante far comprendere come la vita sia ricca di emozioni diverse e la differenza tra il fare promozione di sé, quindi fingere per lavoro anche se con tratti di genuinità, e imparare a conoscersi, costruire la propria identità, la propria personalità, il proprio modo di stare la mondo, che contempla necessariamente, punte di chiaro e di scuro. Il ruolo della famiglia, degli adulti di riferimento, di ogni istituzione dedita a creare cultura intorno ai ragazzi, è necessario. Si ha il compito di conoscere questa realtà e accompagnare l’adolescente a diventare grande accettando di usare tutte le possibilità, entrando in contatto con la realtà di ogni giorno, sebbene meno patinata a filtrata di una foto su Instagram.
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L’arma segreta: Una buona educazione alla costruzione di se stess*