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Pessimismo e Fastidio - Salvarsi dal Contagio del Negativo - Pollicino era un grande
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Pessimismo e Fastidio – Salvarsi dal Contagio del Negativo

Il fatto che la vita non abbia alcun senso è una ragione di vivere – la sola, del resto.

E.Cioran

 

Non si tratta solo di bicchieri mezzo pieni o mezzo vuoti. Il pessimismo è un potente modo di vedere il mondo che limita e indirizza lo sguardo. Così si finisce per il vedere solo il lato oscuro di tutto ma, per alcune persone, questo semplifica le cose e le rende più sopportabili. 

La persona pessimista interpreta l’universo secondo una sua visione dove tutto va di male in peggio. E questo, in qualche modo, rassicura.

 

Si nasce pessimisti?

 

E’ sempre facile dire “sono sempre stato così” e non solo per il pessimismo. Eppure, è difficile pensare che un piccolo umano nasca pessimista, lamentoso, incapace di vedere il lato brillante della vita.

 

Diventare pessimista è una trasformazione che si avvale di tutte le esperienze vissute e dei modelli familiari conosciuti.

 

Storie di avventure finite male, sfide – di qualunque tipo- fallite, eventi che hanno insegnato alla famiglia che le cose non possono andar bene. Basta un trauma in una generazione passata per portare avanti la sfiducia nella possibilità del positivo. Quindi tutto diventa pericoloso, spiacevole, pessimistico.

Da una parte si tratta di una possibile visione del mondo in un certo grado  sopportabile, adattiva e protettiva di fronte ad una possibile realtà violenta, ma dall’altra parte ci troviamo di fronte ad una gabbia che peggiora il modo di pensare, lo stato di salute, le relazioni. Finendo con il confermare che le cose vanno sempre e solo male.

 

Tu come sei? Hai idea di quale sia il TUO modo di guardare il mondo? Fai attenzione ai segnali negativi e non a quelli positivi che sono intorno a te?

 

Prenditi qualche minuto per pensarci. E’ importante sapere in che maniera processi la realtà. Ancora di più, comprendere che la tua visione del mondo e di conseguenza di te, è collegata in maniera stretta a quel modo in cui guardi le cose. ai significati che dai, ai pensieri che fai durante il giorno.

 

Segnati quante volte il tuo modo di leggere gli eventi ha il segno positivo e quante volte negativo. Se una cosa va male come reagisci? Riprovi o eviti per sempre di riprovare? Il tuo modo di comunicare è lamentoso o sei in grado di definire nuove strade, alternative, cercare il positivo nelle situazioni? 

 

 

Quelli che “Non può andar bene!”

 

Se la tua visione è quella di un mondo come posto ostile, molto facilmente ogni azione che compi sarà faticosa e letta come rischio. Per non parlare di come reagirai ad un imprevisto o ad un progetto complesso. Sarà facile che l’emozione che più ti accompagna è quella della paura, perché se la vita viene letta come un continuo e frastagliato concatenarsi di ostacoli, è comprensibile che alzarsi ogni mattina possa spaventare.

La conseguenza è facile da immaginare. Un atteggiamento di passività  e fatalismo che portano ad essere rinunciatari nei confronti di tutto. Condannati a vedere le cose andare male.

 

Dalla persona che ci piace al lavoro dei sogni, tutto è troppo in alto. Allora tanto vale svilirlo, stile volpe ed uva, oppure semplicemente, non pensarci, imparare a limitare il proprio raggio di azione, le proprie possibilità. 

 

Questo spesso trasforma in persone molto lamentose e vittimistiche. Questo atteggiamento, in assenza di alcun guizzo o capacità di vedere un raggio di azione significativo, rende sempre più cupi e le persone si allontanano. Non è facile stare vicino a chi si lamenta sempre, si vede come vittima designata, non è in grado di cogliere il positivo nella sua vita e non accenna a godere delle proprie risorse. 

Meno facciamo poi, meno ci viene da fare. Restare nel nostro angolo, spoglio ma a suo modo confortevole, ci permette di mantenere un senso di sicurezza e la persona pessimista ha bisogno di sicurezza. 

 

Attenzione a non vedere gli aspetti positivi. Sono rischiosi. 

 

Altro aspetto è non gioire dei momenti buoni, non ricordarli neppure. Acquisendo nel tempo una ferma incapacità di vedere il buono, si riesce a rinforzare il proprio pessimismo. I momenti positivi, i riconoscimenti diventano invisibili o assurdi.  Con il tempo, le abitudini che apprendiamo, ci sostengono nel non dar spazio a pensieri buoni, non si ascoltano i complimenti delle persone intorno a noi, eventuali premi, note di merito, promozioni, vengono lette come semplicemente un segno del caso, certamente non meritate o, eventualmente, sottolienando come rappresentino un semplice problema in più.

Es. mi hanno promosso, avranno avito bisogno di qualcuno su cui far cadere tutte le colpe / Vuole uscire con me? Di certo è una trappola per prendermi in giro meglio dire di no. Io bello? Ho sentito male.  

 

Di conseguenza si diventa sempre meno propositivi, e ogni scelta è fatta sapendo che non andrà bene. In molti casi il pensare diventa un sofferto rimuginare e non si riesce ad essere una compagnia allegra per nessuno, per se stessi in primis. 

 

Ma dove lo si è imparato? 

 

La storia delle persone lamentose e pessimiste è la chiave di lettura del loro modo di vedere il mondo. Sovente, un pensiero distruttivo e limitante è stato coltivato e messo in profondità nella mente e nel cuore di queste creature. 

Non può andar bene – Se va bene è pericoloso – Se avrò un successo la sconfitta sarà più dolorosa – Non merito attenzioni – Non posso rilassarmi.

 

Le relazioni che si possono costruire con queste persone sono faticose, non è facile costruire lo star bene insieme se l’altra parte mina ogni possibile azione positiva e di crescita della coppia.  Se cerchiamo persone così o se pensiamo di trovarne solo di questo tipo, chiediamoci come mai. Per lo più sono storie condannate sin dall’inizio. L’atteggiamento senza speranza e di vittima della persona negativa, rischia di mettere l’altr* nel ruolo del carnefice e alla lunga, la sua modalità pessimistica potrebbe far venire voglia di una certa aggressività, anche solo psicologica.

 

E’ bene comprendere cosa sta succedendo e suggerire alla persona di provare a cambiare qualcosa, allontanandosi per tutelarsi, se necessario. 

 

Sia ottimisti che pessimisti contribuiscono alla nostra società. L’ottimista inventa l’aereo e il pessimista il paracadute. Gil Stern

 

Queste sono alcune delle possibili certezze costruite dalle storie familiari o dai traumi vissuti precocemente che finiscono con il limitare la vita e a proteggere la propria esistenza dietro un mare di lamenti e NO alle possibilità di sorridere. 

 

Si finisce con l’essere trascinati dal proprio stesso modo di pensare e a non poter contemplare occasioni diverse. Scegliere di cambiare è doloroso quanto necessario. 

 

Solitamente da soli non p facile superare il “non ce la farò mai” perché è visto come pericoloso lo stesso cambiamenti. Per questo la psicologia aiuta a vedere il lato brillante della vita e a cambiare lo sguardo con cui si guarda il mondo. 

 

Passare da “La felicità non esiste” a “Vediamo che succede” 

 

Non è facile trovare come non creare profezie negative che si auto avverano eppure è possibile. Lavorando sul pensiero, sul corpo, sui traumi vissuti o presenti nella storia familiare fino a definire come affrontare un rischio, uscire dalla rassicurante ma solitaria caverna del pessimismo per provare a cambiare qualcosa. 

Iniziamo con il fare cose nuove, accettando anche di sentirsi a disagio e lentamente arriviamo alla gioia di prendersi cura di noi, migliorando sempre un po’ e ritrovando il piacere delle relazioni. Insomma, dal fastidio alla crescita.  Imparare un nuovo modo di pensare e comunicare è una strada lunga, talvolta, ma ricca di stimoli e rinforzi positivi. Sfidando un poco alla volta la nostra zona di comfort è possibile rivoluzionare il nostro mondo .

 


Pollicino: Chi vede tutto nero

L’Orco: La paura di non farcela

L’arma segreta: Sviluppare altre possibilità cambiando modo di vedere il mondo. 


Marzia Cikada

She - Her Psicologa, psicoterapeuta, sex counseling, terapia EMDR per il trauma. Incontra persone che vogliono stare meglio, a partire dall'adolescenza. Nel suo spazio ogni persona può sentirsi a casa. Ha creato il progetto Vitamina di Coppia, con la collega Sara De Maria. Riceve online e nei suoi studi di Torino e Torre Pellice.

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