COME TI INTERVISTO UN POLLICINO – Caterina Bossa ci parla di Family Home Visiting
POLLICINO ama presentare colleghe e colleghi in gamba, specie se conosce personalmente la loro professionalità e passione. Oggi sarà la volta di una psicologa di Pinerolo, che racconterà cosa è e come funziona l’home visiting.
Con chi parliamo oggi? Oggi parliamo con Caterina Bossa , psicologa e psicoterapeuta cognitivista. Caterina lavora da quasi 15 anni sul territorio pinerolese ma ama spostarsi in altre regioni. Come mai? Le piace condividere progetti con altri colleghi e colleghe. La sua formazione include anche la psicologia perinatale e la relazione mamma – bambino. L’obiettivo è di crescere bambini e bambine capaci di affrontare il mondo.
Nella sua presentazione racconta:
Mi sono occupata per molti anni di disturbi traumatici e disturbi dissociativi e questo mi ha portato a focalizzarmi sempre più sull’altra faccia della medaglia: la resilienza.
La resilienza è la capacità di resistere ai traumi che la vita ci mette di fronte, alcuni di noi hanno molta capacità di resistere e altri meno, mi sono incuriosita e ho cercato di capire cosa rende forti le persone, quali sono i “trucchi” per affrontare in modo sano eventi della vita traumatici.
Ebbene, sia gli studi che stiamo facendo con l’Università, sia la mia esperienza clinica, mi ha portato sempre allo stesso punto, la relazione. Una buona relazione crea resilienza, a partire dalle prime relazioni via, via fino a quelle che viviamo tutti i giorni. Per questo motivo ho deciso di approfondire i miei studi sulle relazioni primarie e sulla psicologia perinatale.
Già attivo, presso lo studio della dottoressa Bossa, è il progetto Coala che vuole proprio aumentare le competenze, la resilienza e le relazioni positive per aiutare i genitori a crescere bambini capaci di rispondere al meglio agli eventi stressanti della vita, sin dall’infanzia.
Caterina ha una formazione come Home Visitor, modello di intervento attento alle relazioni dei bambini, sin dal rientro a casa dopo la nascita. Formazione specifica che al momento conta meno di una decina di professionisti in tutta Italia. Inoltre, Caterina ha sempre un progetto in partenza. Molti li realizza con la sua collega Federica Paschetta , psicologa e psicoterapeuta, ma è sempre disponibile a fare squadra per il bene della psicologia.
Benvenuta Caterina. Nel tuo lavoro di psicoterapeuta, ti sei formata nell’Home Visiting. Ci racconti di cosa si tratta?
Lavorare con i neonati e con i loro genitori è meraviglioso ma anche molto faticoso, servono modelli e tecniche chiare sullo sviluppo del bambino oltre che tatto e sensibilità.
Il Family Home Visiting nasce a seguito di importanti studi sullo sviluppo del bambino e sulla relazione con il genitore.
Inizialmente gli psicologi facevano osservazioni non partecipanti, per descrivere alcuni comportamenti della famiglia con il bambino, in seguito altri studiosi osservano e provano ad intervenire attraverso la psicoterapia o il sostegno apportando un grande aiuto alle mamme in difficoltà, sono nati in questo modo i corsi pre-parto, i gruppi di mamme, gli operatori formati al sostegno nella fase dell’allattamento. Il momento della gravidanza viene considerato come un periodo complesso da monitorare ma anche come una fase naturale della vita di una donna.
“se una società si interessa ai propri bambini, deve prendersi cura anche dei propri genitori” John Bowlby (1951)
Ci chiariresti quali sono i vantaggi del Family Home Visiting?
Nel Family Home Visiting, si ha la possibilità di osservare in modo tempestivo il bambino e la relazione con la famiglia e dunque di riconoscere possibili segnali di rischio ed intervenire precocemente, oltre che di dare strumenti a famiglie.
Un altro vantaggio è il supporto a casa della famiglia che rappresenta un luogo ricco di stimoli, vissuti, emozioni per i genitori ma soprattutto per il nuovo nato.
Il Family Home Visiting si adatta alle persone: una mamma che si sente accolta, supportata e rispecchiata, ha un terreno fertile per tirare fuori le proprie risorse e l’operatore può aiutare la coppia a trovare il ritmo di danza giusto.
Credo che sempre più mamme si sentano sole e abbiano bisogno di sostegno, non di un sostegno interventista perché persone che dicono cosa fare ne hanno a sufficienza, ma persone formate che leggano il flusso emotivo tra mamma e bambino e diventino facilitatori della relazione.
Come fare per prendersi cura dei genitori che si prenderanno cura dei figli?
Dando risorse e lasciando che ogni genitore cresca il proprio figlio nel modo che lo caratterizza.
Bowlby ci spiega che ognuno di noi si prende cura in modo unico e irripetibile, a volte in modo attento, altre in modo trascurante altre ancora in modo aggressivo e disfunzionale, questi modelli sono insiti in noi e non appena nasce un bambino si attiva in automatico.
Qui entra in gioco l’Home Visiting e soprattutto l’Home visitor, il professionista che aiuta il genitore a leggere i suoi modelli, le sue emozioni e il suo modo di entrare in relazione con il bambino, nel suo luogo sicuro, nella sua tana, a casa.
La casa è il luogo in cui mamma e bambino arrivano dopo l’ospedale, dove si trovano per la prima volta da soli a doversi conoscere, riconoscere e imparare a capirsi.
Io sono un facilitatore della relazione, aiuto le mamme a leggere i vissuti e a sintonizzarsi emotivamente con il bambino, questo permette di sentirsi più competenti, capaci e di creare un modello di attaccamento sicuro.
Il modello di intervento del Family home visiting rappresenta un laboratorio in vivo che permette di individuare tempestivamente indicatori a rischio per il benessere psicologico della madre, del padre, del bambino e di tutto il nucleo famigliare
“La Sapienza” di Roma lavora su questo modello di intervento da molti anni e ha attivato un Master di secondo livello per diventare Family Home Visitor. In questo momento in Italia siamo solo in 4 e ci stiamo muovendo per proporre alle Asl di attivare dei progetti di screening e di intervento.
Chi fosse interessato mi può contattare nel privato perché stiamo costruendo con altre colleghe dei progetti sul territorio per le famiglie, sia di formazione che di Home Visiting.
Il percorso inizia al 7° mese di gravidanza con alcuni test di raccolta dati e termina al compimento del primo anno di vita del bambino.
Le visite sono domiciliari per osservare la famiglia in un ambiente conosciuto e quotidiano. Non do consigli su cosa la mamma deve fare, ne come fare addormentare il bambino o cosa deve mangiare, ritengo che ogni famiglia debba trovare il suo modo funzionale, io sono come una guida che porta l’attenzione sulle cose da osservare e poi insieme decidiamo che direzione prendere fino ad arrivare in cima alla montagna, con fatica ma grande soddisfazione.
Se pensi alle mamme e alle nuove famiglie che vedi nel tuo lavoro, in cosa li accomuneresti a Pollicino?
Le nuove famiglie sono esattamente come Pollicino, cercano di usare quello che hanno a disposizione per “sopravvivere”, qualcuno ha un tozzo di pane più grosso e può lasciare dietro di sé più briciole, ma alcuni genitori loro malgrado hanno un pezzetto piccolo piccolo di pane e a volte non riescono a tracciare la via.
Non esistono genitori cattivi, esistono genitori con disagi, traumi, pochi strumenti o un passato difficile.
Con questa valigia che viaggio si può fare? Servono gli stivali del gigante per camminare più facilmente e godersi il viaggio.
Contro quale Orco combattono oggi le neo-mamme? E secondo te quali sono le armi segrete per sconfiggerlo?
Le neo mamme combattono contro l’orco dei pregiudizi. Bisogna essere sempre felici, sempre belle e in forma, pulite (le mamme mi capiranno) e i bambini essere bravi, educati, dormire, mangiare… non è possibile provare emozioni negative, né piangere o per carità essere stufi del proprio figlio, questi pensieri non devono esserci.
La felicità è spesso riconosciuta e anzi quasi d’obbligo, le difficoltà invece troppo spesso sono negate, la maternità deve essere qualcosa di piacevole. Non sono mai stata d’accordo su questo aspetto, ne come professionista ne come mamma di due bambini. La sofferenza, la tristezza, la rabbia ci sono eccome e vanno riconosciute, accettate e canalizzate.
La loro arma segreta? L’accettazione di tutte le emozioni e il sostegno di rete.
La mamma ha bisogno di persone vicine che fungano da contenitore, senza dare consigli ne imporre un modo di fare. Il ruolo del papà è fondamentale in questo poiché legge i segnali di disagio e li riconosce, da senso a quello che stanno vivendo e aiuta mamma e bambino a stare uno senza l’altro, favorisce cioè il processo di separazione.
Non sottovalutare o svalutare le richieste di aiuto di una mamma aiuta a capire cosa fare e chi contattare per essere aiutati.
POLLICINO RINGRAZIA la preziosa partecipazione di Caterina e la sua disponibilità nel far conoscere alle famiglie in attesa questa possibilità. Una occasione professionale e seria per avere il giusto sostegno e, allo stesso tempo, sentirsi sempre più carich* di fiducia nel proprio ruolo di mamma o papà, restando attivi nel crescere i propri bimbi. Buon lavoro a tutte le famiglie che accolgono la possibilità di essere prese per mano per affrontare l’avventura di crescere.
Avete voglia di saperne di più? Bene, vi segnalo dove trovare la dottoressa Bossa. Ma potete fare di più. Siete della zona, sappiate che è in partenza un percorso per mamme in gravidanza con alcuni incontri aperti ai papà – fatevi sentire!
Studio di Psicologia Liaison – via grosso Campana 13 Piscina (TO) cell. 3497780488