Soffro lo Stress ( e la colpa è del mio collega!)

Donald Tubesing
Era di moda qualche tempo fa, ma ancora fa breccia nelle conversazioni di molti di noi, ogni giorno. “Soffro lo stress…” cantava anche una band di pochi anni fa. Si, lo stress, compagno di tanti momenti, paziente nell’attesa del momento giusto per venirci incontro, abbracciarci, non lasciarci andare via. Lo si incontra a lavoro, in famiglia, sull’autobus, mentre si fa la spesa, o mentre si guarda la televisione,magari intenta a farci vedere chiaramente la situazione finanziaria internazionale. Lo Stress, una reazione totale di corpo e mente alle sollecitazioni esterne che modificano lo stato di calma spingendo ad un nuovo adattamento, è tra noi. Ogni informazione che ci arriva può spingerci a cercare un nuovo equilibrio, quando il problema è non facilmente assimilabile o noi non siamo in grado di dargli una risposta adeguata, allora attiva una risposta stressata, una insoddisfazione più meno profonda che cerca sfogo, risposte, una nuova pace. Dallo stress a lungo andare possono avere origine problemi più seri, di origine psicosomatica. Se io sono stressato in breve il mio stress invaderà il normale andamento della giornata e del tempo di chiunque mi è accanto. Si parla di psiche ma anche di sistema nervoso, di fisiologia.
Ambiente stressante per definizione è l‘ufficio o comunque il mondo del lavoro. Obiettivi da raggiungere, rapporto con superiori e colleghi, promozioni, stipendi da aumentare o che diminuiscono, la crisi economica. E’ tra le pareti degli uffici che si deve dare maggiore prova di equilibrio e resistenza allo stress, perchè tra queste pareti non solo è più facile incontrare problemi ma ci possono venire contagiati! Lo si scriveva da tempo, eppure gli articoli e le ricerche in merito non finiscono mai di calcare sul dato ormai quasi inconfutabile: lo stress è contagioso! L’ultimo articolo in merito lo leggo oggi su Repubblica e lo scrive Sara Ficocelli. Si tratta d uno studio fatto nell’Università delle Hawaii, luogo che solo al leggerlo scritto durante questo inverno italiano, ci solletica reazioni di stress a base di immagini marine e soleggiate. Comunque, lo studio è stato fatto da tre psicologi Elaine Hatfield, John T. Cacioppo e Richard L. Rapson. La loro ricerca, chiamata appunto “Emotional contagion” trattando lo stress come una malattia, ha individuato il potenziale in “infezione” della stessa, definendo come questa porti il soggetto stressato a contagiare tutti gli altri, come addirittura è capace di fare un raffreddore o la varicella. Maggiormente colpite le donne, causa la maggiore empatia nel sintonizzarsi con le emozioni altrui. Si tratta di “stress passivo” che viene trasmesso da un soggetto stressato ( che potremmo chiamare untore) a soggetti che si muovono intorno a lui, condividendone spazi e soprattutto lamentele. Chi non ha un collega che entra in ufficio lamentandosi, che non attende neppure che si sia acceso il pc per iniziare a sgranare le proprie infelicità e il proprio dolore? Sono per lo più persone che assillano, incapaci di gestire il loro malessere ne inondano l’altro che non riesce a difendersi e funge da spalla accogliente, da spugna che prende con se il peso di quotidiani sfoghi, lamentele, lagnanze. A volte è difficile mettere una diga che ci protegga dall’altro incontenibile, dal nervoso del capo o dalla fatica matrimoniale del collega, complice spesso una cultura della colpa che ci farebbe sentire cattivi a non sostenere il vicino di scrivania o anche la povera mamma. Purtroppo i super eroi solitamente sono poco numerosi e a lungo andare si è visto che essere “esposti” a questo trattamento può influire sulla nostra vita, trasformando noi stessi in soggetti stressati, fino ad episodi estremi in cui i problemi ascoltati tutti giorni vengono da noi trasferiti sulla nostra vita. Quindi se il collega si lamenta che tutti lo trattano male a lungo andare ci sentiremo trattati male, se il problema è in famiglia avremo presto problemi in famiglia.
Chiaramente non bisogna urlare al demonio. Lo stress è una componente normalmente presente nella nostra vita. Anzi, normalmente può avere una connotazione positiva, il cosiddetto eustress ( stress buono), che ci aiuta a ristabilire gli equilibri dopo un sopraggiunto cambiamento nella nostra vita, rendendoci creativi e capaci di gestire situazioni problematiche. Ben altra cosa, però, è vivere in un ambiente che profuma, respira, vive di distress (stress negativo) situazione che ci mette in una condizione difficile, magari inizialmente possiamo “reggere” ma poi inevitabilmente potremmo non riuscire più a trovare una risposta “buona” alla situazione e verremmo ingoiati da quanto ci circonda. Mi verrebbe da dire, come in certe campagne contro il fumo, che lo stress nuoce gravemente alla salute di chi ci circonda oltre che alla nostra. Questa consapevolezza potrebbe in questo caso spingerci a non inondare ogni giorno il nostro vicino ( di casa o scrivania) con le nostre sofferenze e magari ad affrontarle in maniera da poterle assimilare e gestire, evitando quindi problemi a noi, alle nostre famiglie e ai colleghi. E dico famiglie perché un alto studio, questa volta finlandese, aveva detto chiaramente già mesi fa, e pubblicato sull””European Journal of Developmental Psychology” che laddove sono i genitori i portatori di stress, i figli soffrono fino a manifestare essi stessi stress, con facili ricadute di rendimento a scuola e comportamenti di chiara sofferenza. Anche qui risulta facilmente comprensibile come l’aria che si respira in casa possa influenzare tutti. Un bambino che vede ogni giorno i suoi genitori presi nelle maglie dello stress, acquisirà molto del loro modo di risolvere o restare imprigionati i problemi, del loro stile di fronte alla vita, deluso, amareggiato, affaticato e di certo non avrà le energie necessarie ad avere poi un approccio propositivo e attivo nei confronti della scuola ma anche degli altri. Ma non si vuole giocare al Teatro Greco dicendo che le colpe dei padri ricadranno sui figli. Si vuole segnalare la potenza che hanno emozioni e sensazioni nell’indicare la strada a chi abbiamo al nostro fianco e nel dirigere le nostre scelte e i nostri comportamenti. Chiaramente c’è sempre la possibilità di trovare una modalità che sia funzionale sia per lo stressato “attivo” che per il passivo, il modo migliore per superare e gestire la situazione, in qualunque situazione questo si presenti. D’altronde è la vita stessa la prima fonte di stress.
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