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I Suicidi degli Studenti Indiani - Pollicino era un grande
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I Suicidi degli Studenti Indiani

Varanasi, India

È concepibile che si ammazzi una persona per contare nella sua vita? − E allora è concepibile che ci si ammazzi per contare nella propria.
Cesare PaveseIl mestiere di vivere

 Sono stata da poco tempo in India. Ho avuto quindi la possibilità di incontrare questo popolo per mille versi interessante. Il mio viaggio non aveva nulla dei tanti viaggi che si fanno in questo paese, del tipo “per ritrovar se stessi” ed il mio sguardo è stato sempre guidato da quel fardello gentile che è il mio mestiere.

Ho potuto parlare con le donne, poco, con gli uomini, di più e con i ragazzi. Molti. Quello che ne è venuto fuori è un mondo di sfumature e significati molto complessi che certamente non posso affrontare in un post. Ma una riflessione la voglio fare.  Parte da una frase che molto spesso si sente dire agli occidentali che sono stati in visita in India. Frase che cita più o meno così “Sono così felici con così poco”. E’ vero il livello di povertà in India è altissimo, tangibile, si sente nell’odore e si vede per le strade. A discapito di questo, gli indiani sembrano sereni, rassegnati per motivi religiosi, come suggeriva Alberto Moravia nel suo libro “Un’Idea dell’India”, alleggeriti dalla certezza dell’inutilità di questa vita, spiegava lo scrittore, possono permettersi quel non dar peso alla loro condizione di vita, spesso al limite. Il significato estremo della religione, dei loro riti, del loro cadenzare le giornate con offerte, canti e preghiere è proprio in questo allontanarsi dalla concretezza della povertà per guardare oltre. Ma non è più solo così.

Negli ultimi anni, l’India ha conosciuto il boom economico, il poco in più da spendere pro capite aumenta di tantissimo la produzione del paese, i prodotti sono moltiplicati, con un grandissimo e devastante consumo di plastiche e altri materiali, nonchè beni che prima non si sarebbero potuti permettere. Ora, nonostante abitazioni fatiscenti, moltissimi sono gli indiani indigenti a possedere un telefono cellulare, spesso con molti accessori, molte case in lamiera e fango,mostrano orgogliose una parabola e la televisione. Aumentano gli accessi all’istruzione, gli scambi con lo straniero, la possibilità di vedere oltre. E aumentano negli ultimi anni anche i numeri,altissimi dei suicidi tra i giovani. Se qualche tempo fa sembrava che suicidio si manifestasse soprattutto nelle campagne a causa di investimenti sbagliati dei contadini e dei grossi debiti conseguenti ( 182.936 persone in dieci anni , 1997 /2007) adesso sembrerebbe che la categoria colpita sia quella degli studenti.  Nel breve periodo dal 2006 al 2010, il giornale The Times Of India, riportava che  l’aumento dei suicidi tra gli studenti è stato del 26%, una percentuale pesante. E non sembra rallentare.

In un articolo di febbraio 2012, sul Deccan Herald, ci si chiede proprio come sia possibile fermare questa ondata di giovani morti volontarie. Si tratta di ragazzi per lo più tra i 18 e i 25, quindi a fase adolescenziale conclusa, ad un passo dalla età matura, che in India segue stadi ben diversi da quelli occidentali. Ma anche per loro, spiega Sabita Prasad, scrittore e psicoterapeuta, si tratta di una fase delicata, durante la quale non sempre sono in grado di rispondere alle norme sociali proprie dell’età adulta in cui stanno entrando, manifestando quindi una estrema vulnerabilità.

India 2012

Ma perchè sono così tanti i giovani indiani studenti che decidono di togliersi la vita, tanto che la moderna città di Bangalore, capitale della tecnologia, pare si sia guadagnata il nome di “città dei suicidi” ? I fattori sono diversi. Primo il bisogno di essere conformi agli altri, secondo il bisogno di professioni specifiche che vengono scelte sotto pressione di genitori, amici, convinzioni non maturate individualmente. Una volta scelto un percorso, con tutto l’impegno economico che ne deriva, spesso il ragazzo si sente in trappola o perchè non rappresenta le sue scelte o perchè non si sente all’altezza.

Si passa quindi in una fase di depressione che se non accolta e aiutata porta velocemente al suicidio per allentare la pressione. Sono ragazzi con bassa autostima, che perdono di energie, che non hanno più motivazione ma che di contro percepiscono violentemente la pressione sociale e la colpa. Sempre nell’articolo, Prasad aggiunge che spesso i ragazzi si sentono soli, perchè lontani da casa, in una cultura dove la tenerezza nelle famiglie è coltivata con cura,  quindi la ferita di non poter parlare con i proprio genitori rende impossibile il superamento del dolore e spinge a sentirsi ridicoli davanti agli altri. Allo stesso tempo, la differenza velocissima che si è inserita tra la generazione dei genitori e quella dei figli, rende molte delle preoccupazioni dei ragazzi difficili da comunicare. Alcuni studenti con cui ho avuto modo di parlare, mi hanno riportato proprio questa distanza, questo vedere la globalizzazione, la tecnologia come un qualcosa a cui arrivare mentre le proprie famiglie spesso ne sono lontane per riti e appartenenza cronologica. Il divario tra chi riesce e possiede determinati bene o status sociali diventa un peso che provoca disarmonia nella famiglia. I consigli che vengono dati a scopo preventivo sono quelli di trovare qualcuno con chi confidarsi, possibilmente nella famiglia, cercare aiuto per gestire l’ansia di questi momenti di depressione, comunicare con i proprio genitori allontanandosi invece da mezzi come la TV, Internet  che sono visti come meccanismi di fuga. La crisi economica sembra aver fatto molto anche in questo caso, ma quello che sembra tangibile, parlando con la gente, è il netto cambiamento che sta mettendo in crisi anche in un paese come l’India i riti, i significati, l’appartenenza alla comunità, la creazione di nuovo status, di un nuovo essere sociale difficile da affrontare da soli per molti ragazzi. Ascoltare questi cambiamenti e questi malesseri deve portare a riempire il vuoto che lasciano i vecchi valori ed il vecchio modo di essere India con qualcosa di condiviso nelle famiglie, per evitare che in quel vuoto di significati, riempito solo da obiettivi da raggiungere senza un senso della vita sottostante, inciampino e crollino altre vite. E, purtroppo, seppure il fenomeno pare in questa terra particolarmente evidente, non è solo un problema indiano.

Pollicino:  Lo studente indiano
 
L’Orco :  Nuovi bisogni e nuove appartenenze
 
L’arma segreta : Nuovi significati condivisi

 

Marzia Cikada

She - Her Psicologa, psicoterapeuta, sex counseling, terapia EMDR per il trauma. Incontra persone che vogliono stare meglio, a partire dall'adolescenza. Nel suo spazio ogni persona può sentirsi a casa. Ha creato il progetto Vitamina di Coppia, con la collega Sara De Maria. Riceve online e nei suoi studi di Torino e Torre Pellice.

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