
Non dare quei consigli! Ferma l’influencer in Te
I consigli sono doni pericolosi, anche se scambiati fra saggi, e tutte le strade possono finire in un precipizio.
John Ronald Reuel Tolkien
Non avendo tempo per comprendere da soli la nostra vita, non potendo far crescere consapevolezza e capacità di scelta, intorno a noi è tutto un fiorire di libri, manuali, parole, incontri, prediche su cosa fare e cosa non fare per una vita al Top. Non è suggestivo?
NON seguite me
Quando pensi di avere tutte le risposte la vita ti cambia tutte le domandeCharlie Brown
Non possiamo dire agli altri cosa fare e come vivere la loro vita. Semplice, no?
In una conversazione al bar o peggio protetti dal ruolo di esperti, spesso ci affezioniamo molto alle nostre opinioni, sentendoci anche molto in gamba per il solo fatto di averne. Quando va proprio male, il nostro comincia a sentire che sarebbe un orrore non fare proseliti, e si comincia a vendere una idea per la “Verità”, spesso con la sola nostra convinzione a farla da padrona e non uno straccio di prova scientifica.
Chi ascolta ha però un grande potere. Quello della libertà personale di credere o di cercare prove o di ascoltare se stessi alla ricerca di qualcosa di proprio e specifico. Esercitare la nostra libertà di scelta ci pone sulla difensiva e ci tutela da scelte inconsapevoli.
Si sa che la gente dà buoni consigli
Sentendosi come Gesù nel tempio
Si sa che la gente dà buoni consigli
Se non può più dare cattivo esempio
Fabrizio De Andrè
Salviamoci quindi dall’insistenza di voler dare quanto non richiesto. Anche perché non è detto che porti benessere.
Seppure ci sono momenti in cui la persona chiede la possibilità di appoggiarsi per continuare a camminare, il compito di ogni professionista è ricordargli di poter andare con le proprie forze, di allenare i muscoli perché possano correre di nuovo.
E veder correre chi prima poggiava appena i piedi a terra è una delle più grandi gioie di chi ama fare il mio mestiere. E non solo.
Ma non sempre accade così.
Perché il desiderio di dare consigli e indicare la strada è sempre molto allettante. Ma è davvero utile per chi finisce con il seguirli e basta?
Chi si occupa di persone ha l’obbligo di non prendere il loro posto. Sempre che non lo voglia fare per fini manipolativi – come accade nel mondo delle vendite, che sia di prodotti o idee prodotto . Nessun professionista eticamente corretto deve portare il suo sistema di valori ad essere quello della persona di fronte. La terapia, ma anche una consulenza, deve avvenire nel rispetto di chi si ha davanti. E’ un percorso per cui nascono nuove idee, non l’imposizione di quelle dallo/a psicologo/a
E se sei psicolog*?
Non intendo con questo che un uomo possa determinare precisamente come sarà il suo mondo o la sua vita. Un uomo, dopo tutto, è soltanto un uomo. Si trova da qualche parte tra la libertà assoluta da un lato, e l’impotenza totale dall’altro. Tutte le sue decisioni importanti devono essere prese sulla base di dati insufficienti. E’ sufficiente che un uomo accetti la sua libertà, scelga la possibilità migliore, faccia del suo meglio, affronti le conseguenze dei suoi atti e non offra scusanti.
Sheldon B. Kopp – Se incontri il Buddha per la strada uccidilo – Il pellegrinaggio del paziente nella psicoterapia di (1975)
Mai sostituirsi a nessuno. Può sembrare allettante. Non lo è. Si nutre un circolo di dipendenza che, invece di rendere la persona più forte, la rende più legata a chi dice di saperla più lunga. Invece, nel gran casino della vita, è bene non seguire nessuno, perché siamo tutti persi e non è detto che stiamo cercando le stesse cose.
Quindi è bene frenarsi e insegnare, invece, ad avere fiducia nella possibilità di poter scegliere e di accogliere anche gli errori che, questa libertà, ci offre.
La consapevolezza è un punto di arrivo che si nutre anche della possibilità di rischiare di sbagliare ma anche di riuscire in quello che si vuole. Dare consigli non è un gran lavoro. Può essere saggio, ma alle lunghe è come la storia di dare del cibo a chi ha fame o insegnargli a coltivare la terra. La soddisfazione di un momento deve poi essere nutrita con l’apprendimento di come trovare in se stessi la possibilità di una vita – e di una pancia – piena. Accompagnando le persone alla scoperta di chi sono, sono loro le protagoniste della loro vita e delle loro scelte. Anche di quelle che ci sembrano folli. La fatica è il premio di decidere di essere padron* del proprio futuro. Una fatica che ci si scopre a fare sorridendo.
C’è molto altro da fare che non sia fare risposte.
In un percorso di terapia – ma non solo- la relazione che si instaura con chi chiede aiuto è fatta di possibilità di allenarsi a trovare alternative ai comportamenti che fanno star male, sviluppando nuovi punti di vista sulla propria esistenza. Un modo diverso di guardare se stessi nel mondo. Questo significa rinforzare le risorse che ci sono e scovarle se si pensa di non averne. Ci sono sempre, nascoste, a volte, solo troppo bene. A volte il percorso diventa un cammino verso una nuova storia dove cambia tutto o molto poco, dipende sempre.
E fuori da quella stanza, per chiunque, possiamo imparare a non dare consigli ma mostrare quale possa essere una alternativa, per noi migliore, a come vanno le cose. Con la capacità di attenderci che potrebbe non andare come vorremmo essere l’esempio che spiega la nostra visione del mondo.
Sarà mica un consiglio il mio?
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