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La Famiglia Adolescente - Pollicino era un grande
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La Famiglia Adolescente

He made me a tape of bootlegs and B-sides
And every song on that tape, every single song says
I want our parents to worry about us
All we ever want is our parents to worry about us
It’s what anybody really wants 
 Art Brut*  (My Little Brother)
 

 

Ladolescenza è una fase del ciclo vitale che porta l’individuo verso la vita adulta.

 

Avere figli adolescenti è per i genitori, invece, una fase di sviluppo della propria famiglia, complessa e piena di insidie.

Lavorando con le famiglie, nello specifico con famiglie dove sia presente un adolescente, ho imparato molto sulla loro apparente durezza, sulla loro difficoltà continua di cercare una risposta calzante alla domanda che più di ogni altra il ragazzo si pone “Esisto o no?” Quando ci si trova a lavorare insieme, a narrare la storia di cosa significhi essere adolescente, i temi ricorrenti sono molti e sono molte le scoperte che si fanno, le emozioni e la profondità che questi ragazzi tengono nascoste dietro comportamenti apparentemente insensati. La richiesta di essere visti è una di quelle che urla di più. Ma essere visti per quello che sono, per quello che stanno diventando,  non per quello che ci si aspettava fossero o si desiderava fossero.

 

Dietro maschere costruite ad hoc, costruite con quello che le diverse storie e famiglie mettono a disposizione, quasi sempre incessante è il bisogno di sentirsi parte di rapporti forti, dove sentirsi protetti, dove potersi vedere dentro prima di saltare fuori, in braccio al mondo degli adulti. Il bisogno di sapere, parafrasando la canzone qui riportata, che i genitori siano preoccupati per loro, che non si sia soli in questo momento di assoluta fragilità.

 

Per questo sono portata a parlare più di una famiglia Adolescente che non del singolo ragazzo o ragazzo che per età rientra in quel vortice di ormoni, cambiamenti, tensioni e paure che scombussolerà sempre chi si trova a passarcisi attraverso. Nel momento in cui il tifone adolescenza arriva in una famiglia, tutto cambia. Anche il modo con cui i genitori devono imparare a comunicare. Il linguaggio e i modi devono trasformarsi per fare posto all’adolescente.

 

I genitori fanno una grande fatica a distinguere la loro storia di adolescenti passati con quella che il loro figlio/a sta passando. Restano imbrigliati alle loro paure o desideri di adolescenti, rischiando di non vedere, in questo modo, la peculiarità della storia che sta vivendo il loro ragazzo. Gli anni sono cambiati e ogni adolescente è una storia a parte.  In ogni caso, tanto per stare leggeri, è bene ricordare che le certezze sono poche e la possibilità di sbagliare molto probabile. Niente paura. Errare è provare, imparare dai proprio errori è la cura.

 

Gli adolescenti cercano di comunicare con le persone che ritengono importanti per loro.

 

Quando risulta complicato, lo fanno anche con i sintomi. Che sia un problema di devianza, di provocazione, psicosomatico o alimentare, l’adolescente sta cercando il suo modo per comunicare che sta combattendo la sua guerra personale contro la perdita della sua infanzia per guadagnare la sua vita nuova, matura. Per aiutarlo bisogna sforzarsi di essere chiari nel porre limiti anche quando questi sembrano duri e non vengono accettati, bisogna capire che il loro desiderio di restare soli, chiudersi in camera, non vedere nessuno è una difesa che nasconde il desiderio di essere capiti. Il timore di essere abbandonati, spesso camuffato sintomatologie fisiche è forte quasi come la paura di non potersi fidare dell’adulto, che allora viene messo costantemente alla prova.

Lucia Attolico scrive, nel libro ” Non farmi camminare con i tacchi alti” ( 2003, ed. Franco Angeli), che negli adolescenti il pensiero si trasforma in sintomo perché è ancora difficile ragionare su molte delle cose importanti, almeno nel modo in cui noi abbiamo con il tempo e la fatica imparato a fare. L’invisibile conflitto che l’adolescente vive è talmente difficile da comprendere che lui lo trasforma in sintomo, in reale e concreto dolore. Per questo spesso l’avventura di un adolescente va avanti di pari passo con quella del genitore perchè è ancora nella famiglia che il ragazzo o la ragazza cercano il primo aiuto, prima di fondersi in rapporti simbiotici con esterni (amici, miti, amori, bande). Spesso un sostegno sarà utile per capire che a volte traduciamo con i nostri termini adulti quello che per i ragazzi è emozione e sofferenza intraducibile.

 

Ascoltare in silenzio è un primo strumento.

 

Perchè per desiderio di capire, spesso si rischia di dare significati errati, benchè lineari, ai comportamenti degli adolescenti. Definirli fannulloni, attaccabrighe, senza rispetto, maleducati, spesso finisce con il farli sentire svalutati e abbandonati. Ma, sebbene determinate azioni vadano fatte notare, è bene fare attenzione al significato che quelle azioni hanno per i ragazzi. Perché le hanno scelte e cosa stanno dicendo. E’ importante che il genitore possa incontrare il figlio per quello che è diventato, senza ascoltare i ricordi della propria passata adolescenza, così come il figlio dovrà essere il più possibile chiaro nel comunicare i suoi bisogni e nell’imparare a curiosare dentro di sé, sentendosi protetto nel proprio viaggio impervio verso la maturità. Da quel silenzio poi si uscirà scegliendo altre parole, accompagnando tutta la famiglia e la sua narrazione unica e speciale, verso un nuovo stadio di crescita.

 


Pollicino:La Famiglia Adolescente
L’Orco :Incomprensione e confusione
L’arma segreta : Ascolto e Curiosità
 
 
 
 * Art Brut : band alternative rock originaria di Londra
Marzia Cikada

She - Her Psicologa, psicoterapeuta, sex counseling, terapia EMDR per il trauma. Incontra persone che vogliono stare meglio, a partire dall'adolescenza. Nel suo spazio ogni persona può sentirsi a casa. Ha creato il progetto Vitamina di Coppia, con la collega Sara De Maria. Riceve online e nei suoi studi di Torino e Torre Pellice.

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