
Gabrielle ( 2013)
Conoscersi, innamorarsi, fare l’amore. Sembra un naturale susseguirsi di momenti nel ciclo della vita di tutti, ma se chi si innamora è disabile?
Cosa succede? Se lo chiede la regista canadese Louise Archambault nel suo delicato film “Gabrielle” (2013) presentato ai festival di Locarno e Toronto. La trama parla di Gabrielle e Martin entrambi con una disabilità diversa, giovani e innamorati. Gabrielle ha 22 anni ed è affetta dalla sindrome di Williams ( e con lei anche l’attrice che la interpreta, la giovane Gabrielle Marion-Rivard). Si tratta di una sindrome dovuta ad una microdelazione presente sul cromosoma 7 che, seppure presenta dei ritardi e delle serie problematiche per la salute, non toglie l’estroversione e il piacere di stare con gli altri. Gabrielle vive in un Centro da molto tempo, con altri ragazzi con difficoltà diverse, legatissima alla sorella Sophie. Martin ha 25 anni, frequenta il Centro in maniera giornaliera, svolgendovi diverse attività, ma vive con una madre che si occupa con amore di lui ma allo stesso tempo, nega che il suo “bambino” sia ormai abbastanza grande per provare piacere e sentimenti amorosi per la ragazza.
I due ragazzi sono uniti dalla passione per il coro di cui fanno parte, sono entrambi vivi, allegri, inseparabili ma nonostante il desiderio non hanno mai fatto l’amore.
Quando si approcciano per la prima volta, vengono fermati dagli educatori, che entrano senza bussare nella stanza di lei per controllarli, allontanati dalla madre di lui, privati di possibilità di intimità. La sessualità dei giovani disabili fa molta paura anche se naturalmente sarà sempre un tema presente nella vita di questi ragazzi, anche se, in molti pensano, come la madre di Martin che “per quelli come loro funziona in un altro modo.”
I ragazzi vengono allontanati ma si cercano, Gabrielle comincia a voler vivere in un appartamento da sola, si scontra con i suoi limiti, dovuti dalla malattia, ma allo stesso tempo non si arrende, coltiva il suo sentimento, cura la sua voglia di autonomia, cerca di superare le regole precise, necessariamente rigide, che, nel Centro dove vive, mirano a contenere la libido di chi abita nelle loro stanze.
Si prova in piccole forti battaglie, dall’uso del tostapane, al fare la spesa, non sempre avendo risultati positivi ma mai fermandosi.
La coppia è determinata ad amarsi, a stare insieme, a sperimentare il loro desiderio, vogliono una vita “normale” e, con la voce di Gabrielle, chiedono di essere trattati da adulti. Dall’altra parte ci sono i pregiudizi e le paure delle famiglie, che cercano nel Centro, e nei suoi educatori, i “carcerieri” del desiderio di figli e sorelle, per paura di non saperli gestire. Con molta delicatezza, il film affronta il tema sessualità senza facilonerie, nonostante spesso si tenda ad appiattire la questione, spesso solo evitando che si creino situazioni di innamoramento, sebbene sia pressapoco impossibile, dal momento che tutti hanno un corpo che vuole carezze e prova sensazioni, piacevoli o spiacevoli a seconda del caso.
Contraccezione, intimità, carezze sono parole che incontrano spesso un muro di paure e pregiudizi.
Molto spesso sono le famiglie le più spaventate perché, nel rapporto speciale con la persona diversamente abile, hanno nascosto aspetti loro personali e vedere i propri cari affrontare l’autonomia, crescere, provare emozioni “da grandi” li porta a ritrarsi, per non mettere troppo in gioco anche il loro sistema di vita e valori. Nella storia presentata in questo film, la sorella di Gabrielle, per esempio, scopre che ha tenuto ferma la sua vita per prendersi cura di lei, sacrificando anche il suo matrimonio ( il marito è in India, l’aspetta, ma lei tarda sempre a raggiungerlo). Eppure, è più la paura di lasciar crescere Gabrielle, che non abbia più bisogno di lei, a trattenerla. Sentirsi necessari a qualcuno, oltre al legame con questa persona, spesso nasconde anche una profonda paura di dedicarsi a se stessi. Quando Sophie si ferma a pensarci, non potrà che agire diversamente, diventando complice della sorella, accettandone i sentimenti e lasciandola andare.
Cosa succede ai ragazzi e quale strada troveranno ce lo racconta questa delicata storia d’amore, resta il bisogno di farsi domande e trovare buone risposte per accogliere bisogni e necessità di tanti ragazzi e ragazze che vivono ogni giorno la sessualità come un tabù, eppure non smettono di sognare la famiglia, sentendo di potercela fare se accompagnati.
Educazione e attenzione saranno sempre meglio che tabù e paure.
Pollicino: Il desiderio, il sesso, l’amore e la disabilità
L’Orco : Il pregiudizio che teme il desiderio
L’arma segreta : Educazione al corpo, all’avvicinarsi contro la negazione della sessualità.