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Sette Minuti dopo Mezzanotte - un libro, un film, una riflessione psicologica - Pollicino era un grande
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Sette Minuti dopo Mezzanotte – un libro, un film, una riflessione psicologica

“Le storie sono creature selvagge e indomite”

Patrick Ness

 
Ci sono libri che sono esperienze.
 
Lasciano dei segni nella mente, a volte sul viso, i solchi delle lacrime che certe pagine sanno far uscire insieme ad una sensazione di calore, di conciliazione con l’umanità che è propria delle storie.
 
Lo è il libro di Siobhan Dawd e Patrick Ness, con le bellissime  e coinvolgenti illustrazioni di Jim Kay.
 
Lo è il film che dal libro è stato tratto, per la regia di  Juan Antonio Bayona, un regista che conoscevamo già, soprattutto per il suo Orphanage. In questo caso la sua grazia potente nel dirigere i bambini si vede tutta. Per scrivere il film, è stato coinvolto lo stesso scrittore Patrick Ness, la Siobhan, scrittrice di testi meravigliosi,  è morta di cancro prima di finire il libro che è stato da lui ripreso.

Perché vedere Sette Minuti dopo Mezzanotte?

Dovremmo vederlo se abbiamo perso qualcuno che amiamo, se lo abbiamo visto lentamente spegnersi, il corpo consumato, le parole che escono a fatica, il dolore tenuto a bada solo da farmaci e dalla forza del desiderio di restare in vita ancora un poco. Ma non solo. Il film dovremmo vederlo tutti.
 

Perché ci sono emozioni naturali nell’essere umano che però non vorremmo provare e nel libro, come nelle immagini del film, ci troviamo faccia a faccia con quelle emozioni e ci rendiamo conto che è possibile accoglierle. Che è possibile dirci la  verità.

 
Si sono scritti tanti testi sul lutto e sulla morte di un genitore, ma questo testo prende in considerazione aspetti più profondi e universali. La fatica di vivere accanto  ad una persona con una malattia terminale, giorno dopo giorno, fino a sperare che finisca. Quel dolore che non ci per mette in condizione di lasciare andare, anche se sappiamo che in fondo è l’unica strada possibile. Quel dolore che decide per tutti, che sappiamo terribile ma scopriamo, con il tempo, che passerà. Quel dolore che per molti è la vita stessa, perché la morte è parte e conclusione dell’esistenza anche quando arriva prima del tempo e con una violenza inaudita, nella forma di una malattia che non lascia speranza né abbastanza tempo.

 


 

TRAMA DEL LIBRO.

 
Il giovane Conor, di dodici anni ( l’attore Lewis MacDougall) sta vivendo la malattia terminale della mamma (Felicity Jones) da tempo, sempre sperando che migliorerà, si prende cura di lei. Ma ormai non sembra più possibile che la giovane madre possa riprendersi. Il padre, separato, si è ricostruito una vita in America, ha una nuova moglie e una figlia. Va a trovarlo ma non sembra essere di molto conforto, incapace di essere presente.
 
In aiuto della mamma, c’è la nonna (Sigourney Weaver) donna dura e piena di regole che fa fatica a mettersi in relazione con Conor anche se sanno bene che dovranno farlo, perché in comune hanno l’amore per la madre. Un giorno, e per i giorni a seguire, sempre alla stessa ora, sette minuti dopo mezzanotte, arriva il Mostro. Si tratta dell’albero, un tasso, che hanno di fronte casa e che prende corpo in un gigante di radici e foglie, che verrà a raccontare tre fantastiche storie per poi lasciare a Conor il dovere di raccontare la quarta e sarà la Verità. La verità che potrà salvarlo. Intorno a Conor nessuno. A scuola è vittima di bullismo, lo picchiano, ama disegnare, come lo amava la madre, cerca di fare il bravo bambino ma è chiuso nella sua rabbia con la malattia, con la madre che non vuole che muoia, con la nonna con cui non riesce a comunicare, con gli altri  che non lo vedono, con sé stesso per non farcela più.
 

Si può non avere paura della Morte di chi amiamo?

 

Cosa fa più paura della morte stessa? Non averne paura. Peggio. Aspettarla come una carezza che possa alleggerirci del peso terribile di quel dolore straziante che stiamo provando. Conor si sente in colpa perché una parte di lui sente di non farcela più, quella parte desidera lasciare andare la mamma, anche se significa perderla, perché quel dolore che prova lo ha reso solo, ha reciso ogni legame con gli altri quella parte non prova che rabbia e solitudine e lui è stanco. Una stanchezza che solo tra le braccia di questa verità potrà trovare ristoro, tra le braccia del suo Mostro, prima di essere pronto a dire addio a sua madre, stringendola forte per poterla lasciare andare.
 

Desideravi solo la fine del dolore, disse il mostro, il tuo dolore. La conclusione dell'isolamento in cui questo ti aveva rinchiuso. E' il più umano fra tutti i desideri. Il Mostro -Patrick Ness

 

Nella storia di Conor, vediamo tutte le fasi dell’elaborazione del lutto come è universalmente riconosciuto. Abbiamo la negazione, la rabbia, la contrattazione, la depressione e l’accettazione. Ma per passare attraverso questi momenti, gli adulti hanno perso la possibilità di aiutare questo ragazzino, ma fortunatamente lui ha il suo Mostro di foglie e radici, un Mostro di storie, perché le storie curano, le  storie possono aiutarci e farci capire chi siamo.

Le storie sono tra tutte le cose le più selvagge, tuonò il mostro. Le storie inseguono, predano e mordono. Il Mostro - Patrick Ness

 

Meglio il Libro o il Film potreste chiedermi?

 
Il libro, come sempre. Perché nel film perdiamo un personaggio importante, l’unica ragazzina, coetanea, che resta accanto a Conor nonostante la sua rabbia allontani tutti.  E poi perché, forzando, si è voluto dare una storia al mostro di Conor, facendolo arrivare direttamente dall’infanzia della mamma, come fosse una presenza di famiglia, probabilmente legato alla morte del padre di lei, che nel film ha infatti le stesse sembianze del Mostro (l’attore Liam Neeson). Certamente è un film da vedere, reso ancora più bello dagli acquarelli usati per raccontare le storie e per le fattezze del Mostro, ma come in ogni passaggio dalla carta alla pellicola, perde qualcosa e lo stupore della nostra sincera fantasia resta incastrato nella visione del regista.


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Marzia Cikada

She - Her Psicologa, psicoterapeuta, sex counseling, terapia EMDR per il trauma. Incontra persone che vogliono stare meglio, a partire dall'adolescenza. Nel suo spazio ogni persona può sentirsi a casa. Ha creato il progetto Vitamina di Coppia, con la collega Sara De Maria. Riceve online e nei suoi studi di Torino e Torre Pellice.

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