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Persi dentro al Telefono - Pollicino era un grande
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Persi dentro al Telefono

Per strada è pieno di telefoni che portano in giro persone. E nessuno guarda più il cielo, nessuno guarda più il mondo. Io, se devo farmi portare da qualcuno, vorrei che fosse un soffione o una nuvola.
Fabrizio Caramagna

 

Non si può non telefonare o almeno devi avere un cellulare

 

“Il telefono la tua voce” diceva un vecchio slogan della SIP negli anni 80. Oggi non è solo la voce a viaggiare da telefono a telefono, la creazione di I-phone e smartphone ha cambiato il modo di comunicare, di conoscersi, di fare l’amore. Le APP sono diventate un bene a cui non si può rinunciare, dal prenotare per la cena a incontrare l’anima gemella, esiste una APP per tutto. Inoltre, se non hai programmi di messaggeria istantanea – come Whatsapp ma non è il solo – sei fuori dal mondo, quasi non ci si può fidare di te.

 

 

Dover essere sempre connessi, il bisogno di far sapere sempre cosa facciamo e con chi, aggiornando i Social in maniera spasmodica, l’incapacità di non farsi reperire – magari nei giorni di festa – è pericolosa.

 

Inoltre, la presenza costante sui social, sulle chat, segna un punto delicato rispetto alla privacy e al diritto di non doverci essere per forza.

 

Sappiamo tutto di tutti ma non per questo stiamo comunicando

 

 

Siamo tutti liberi di avere il telefono in mano, di scrivere il buongiorno, di avere opinioni su tutto e su tutti e spesso non immaginiamo che quei tutti sono persone. Lo controlliamo quasi 300 volte al giorno e la mancanza di notifiche dedicate ci mette in difficoltà.

 

E’ questione anche chimica. I messaggi che mandiamo e riceviamo attivano la nostra dopamina – sostanza prodotta nel nostro cervello e legata a sensazioni positive – perché sentiamo che potremmo ricevere un messaggio piacevole e questo ci attiva a mandarne e attenderne.

 

Amore e relazioni ai tempi dello Smartphone

 

L’uso del telefono è entrato nella vita di relazione di tutti. Sia professionale che personale. Il corteggiamento si nutre di messaggi – vocali e non- e il controllo dell’altro si nutre del tempo che lo si vede passare su Whatsapp, Non per nulla si moltiplicano le app per cancellare l’ultima volta che si è entrati in chat o per non far vedere se si sia letto o meno un messaggio. Sono questi elementi fondamentali per moltissime discussioni di coppia. Ma non solo.

 

Dalla raccolta dati (2013, Mobile Consumer Habits Study”dallo studio Harris Interactive) risulta che il telefono è talmente dentro di noi che non smettiamo di consultarlo neppure mentre facciamo l’amore. Oltre il 9% della popolazione lo ammette. Proviamo a pensare il tipo di influenza che questo può avere sul rapporto e non solo sulla prestazione del momento. Si finisce con il non esserci mai del tutto.

 

Sembrerebbe che siano le ragazze quelle che si scoprono più fragili nel patire le conseguenze degli aspetti negativi della socialità mediata dal telefono. Sono anche più presenti sui social network degli adolescenti maschi e questo le renderebbe più vulnerabili.

 

Il potere di trovare un equilibrio è ancora più necessario. Come si vede dallo studio di JM Twerge e GN Martin e WK Campbell ( “Decreases in psychological well-being among American adolescents after 2012 and links to screen time during the rise of smartphone technology.”) sembrerebbe che gli adolescenti che passano più tempo online, tra gioco, chat, messaggi e altro, lo fanno a discapito di una comunicazione face to face, sport e studio. Risultato? Sembrerebbero stare meno bene. Chi riesce a passare meno tempo con il telefono in mano , invece, sta meglio. Manifesta livelli di benessere maggiori.

 

Che siamo tutti uguali e tutti un po’ diversi
Tutti in fondo persi dentro al telefono

Tre allegri ragazzi morti

 

Chi riesce a stare lontano dal telefono è meno stressato e si sente meglio. Per questo è bene cercare di vivere dei momenti detox dal nostro telefono. Non rispondere per qualche settimana, o almeno un giorno, alle richieste di presenza della rete dovrebbe essere una regola personale salva qualità della vita. Non mandare messaggi, non rispondere per forza. Tra le persone ascoltate, ben il 65% ritiene sia una buona idea allontanarsi ogni tanto dal proprio telefono (documento APA del 2017). Eppure non sono in molti a mantenere il buon proposito.

 

Quella dai messaggi è una vera e propria dipendenza patologica

Sembrerebbe impossibile riuscire a stare lontano dalla comunicazione data da social network e chat. Pensiamo solo a cosa troviamo nei gruppi Whatsapp. Sono moltissimi i gruppi che vengono creati ogni giorno, amici, colleghi, famiglia, parenti. Ogni occasione è buona per mettere insieme delle persone su un tema specifico o solo per giocare. Ma non sempre è piacevole far parte di questi gruppi e, di contro, uscirne sempre davvero difficile.

 

Attenzione ai GRUPPI WHATSAPP

 

Non si può non avere whatsapp, o si è tagliati fuori da moltissima comunicazione. Questo è un dato. Ma come mai non si riesce a tenersi fuori neppure dalle situazioni che ci interessano poco? I gruppi sono un esempio. Dal gruppo dei genitori a scuola a quello dei cugini di 4° grado, seppure si odiano è raro che se ne esca.

 

Il piacere di sentirsi di appartenere – non per nulla uno dei bisogni cardine dell’essere umano – vince anche sulla noia e sullo stress di dover essere sempre reperibile.

 

Essere nei gruppi di amici ci fa sentire parte e non rischiamo che organizzino eventi a cui non siamo chiamati. Questo ci fa bene, ci fa sentire in contatto. Se da una parte acquisiamo fiducia in noi stessi e l’autostima aumenta, le dinamiche dei gruppi sono spesso aggressive e faticose. Ci sono occasioni in cui è necessario vivere l’esclusione e questo significa imparare ad andare via dai gruppi che ci stanno facendo del male.

 

E’ bene imparare a lasciare certi gruppi con facilità e semplicità. Magari dividendosi i gruppi di scuola e/o parenti con qualcuno – partner o simili- o trovando il modo migliore per uscire senza sembrare innervosit* in nessun modo, la critica del gruppo, altrimenti, è presto servita. Specie se si tratta di famiglia, facciamo attenzione a che tipo di famiglia siamo. Se abbiamo rispetto dello spazio individuale non sarà difficile uscire, in altri casi sarà una mossa rivoluzionaria. In alcune occasioni, assolutamente terapeutica.

 

Certamente la comunicazione è importante ma è bene essere consapevole di cosa e come lo vogliamo. Usiamo il media e non facciamoci usare. Ci farà bene.

 


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Marzia Cikada

She - Her Psicologa, psicoterapeuta, sex counseling, terapia EMDR per il trauma. Incontra persone che vogliono stare meglio, a partire dall'adolescenza. Nel suo spazio ogni persona può sentirsi a casa. Ha creato il progetto Vitamina di Coppia, con la collega Sara De Maria. Riceve online e nei suoi studi di Torino e Torre Pellice.

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