Da quando seguo i Supereroi? Da sempre. Sono cresciuta tra robot ed invasioni aliene, Spiderman sparava le sue tele per la città e io giocavo con mia madre ad “agganciamento” per la strada, era il mio modo di chiederle di darmi la mano. Ottenevo poca partecipazione al mio entusiasmo ma non per questo ero meno ingorda di personaggi fantastici. Di Supereroi, X-Men e affini, se ne parla spesso come di “roba da nerd” , una passione buona per la fantasia degli eterni adolescenti o di chi ragazzino lo è per davvero. Ma ci si sbaglia.
Ogni epoca ha avuto bisogno dei suoi Supereroi per sopportare la fatica della condizione umana di fragilità
Oramai sono centinaia di anni che la fantasia quotidiana di grandi e piccini è popolata da supereroi, superpoteri, alieni e aberrazioni genetiche che cercano di distruggere o salvare il mondo e se non bastasse, anche la galassia. Possiamo davvero limitarci a vederli come fenomeni di costume per piccoli gruppi? Ormai i cinema sono un tripudio di storie di eroi, di sequel, prequel, di saghe con innumerevoli uscite. Sono tra i film più visti, possiamo ritenere sul serio che si tratti solo di intrattenimento per ragazzi?
La domanda è retorica, il supereroe serve all’umanità. Ne spiega alcuni aspetti, ne enfatizza altri, le permette di migliorarsi o di essere critica con se stessa.
Ma se, il primo supereroe nella storia è stato Superman (era l’anno 1933, dal Joe Shuster) il bisogno di eroi è nato con l’uomo, pensiamo all’importanza che hanno avuti poemi come Iliade e Odissea, nate per raccontare la storie del mondo. I loro temi conduttori sono le passioni umane ma anche il coraggio, l’onore, l’umanità, la grandezza dell’umiltà, l’empatia appresa attraverso il trauma (come la morte di Patroclo per l’amico Achille). Se le loro storie ci hanno accompagnato per secoli, oggi abbiamo bisogno di nuove saghe, nuovi poemi, nuove passioni ai tempi con la nostra velocità, il nostro potere sempre più super e, purtroppo, talvolta, meno umano.
I nostri Supereroi mostrano
caratteristiche comuni con il mito antico ma in un tempo contemporaneo, non dimentichiamo che molti di loro erano nati con fini politici di
propaganda bellica, uno su tutti
Captain America, nato da una coppia di disegnatori ebrei che volevano spingere alla guerra contro i nazisti (1941).
Negli anni successivi, la crisi della società occidentale e dei suoi principi, la nascita di movimenti di liberazione culturali come politici, insieme con l’accresciuto potere distruttivo dell’uomo sull’uomo, con la minaccia della bomba atomica, i problemi ecologisti, la medicina che fa sempre nuove scoperte, porta anche nei fumetti aria nuova, i contorni dei personaggi si fanno meno rigidi, la dicotomia buono/cattivo regge meno e nell’uno troviamo tratti dell’altro. Nascono gli anti-eroi (Wolverine e The Punisher ne sono un ottimo esempio), personaggi che vengono amati nonostante i loro aspetti sgradevoli o brutali, o proprio per quelli, con storie traumatiche alle spalle, nutriti di rabbia e determinazione.
Ma oggi, 2017, le storie dei supereroi rispondono al nostro eterno bisogno di figure capaci di indicarci la via. Il nostro bisogno di storie, di appartenere ad una storia più grande, di darci un posto nel mondo, fosse anche un mondo parallelo perso tra pianeti sconosciuti. Ecco quindi che la storia di un Supereroe diventa molte storie, tutte legate tra loro, vedere un flm, ignifica entrare in un vortice che ne porta altri cento con sé. Ecco quindi che gli Avengers, squadrone di supereroi alle prese con i cattivi di turno prima e dalla guerra interna poi, racchiudono dentro un solo film diversi protagonisti e molteplici storie collaterali che nascono dal film o che finiscono nel film. Se ne vedi uno, a cascata sei proiettato in lunghe serate di storie di Spiderman, Iron Man, Hulk, Captain America, Vedova Nera e via discorrendo. E’ la legge della continuity della Marvel, il bisogno di collocare tutte le storie in uno stesso universo, permettendo l’incontro tra i protagonisti ma anche una necessità di coerenza nelle storie. Sebbene siano presenti numerose dimensioni parallele, anche temporali, in fondo un filo rosso lega tutti gli eroi e i supereroi del mondo Marvel.
Ogni secolo ha bisogno dei suoi poemi, di una storia che ci rappresenti, di una saga in cui riconoscerci. Fosse anche quella della Marvel. Il ruolo dell’immaginario collettivo gioca un ruolo fondamentale nell’atmosfera che questi film incarnano. Se, in genere, le storie ci inseriscono in un “corposo sforzo creativo” (J. Gottschall, 2014) quando sono scritte, nero su bianco, perchè la persona che legge entra nella storia, nel film questa viene trascinata, a forza di effetti speciali, in una momento di sospensione profonda dalla vita di tutti i giorni, ritrovandosi poi, solo poi, a riflettere su temi essenziali, come la libertà, le regole, la comunità, il diverso, l’altro, la giustizia, l’uguaglianza, il coraggio di essere se stessi anche se diversi dagli altri. Tutti temi che percorrono i film di cui stiamo parlando. Abbiamo bisogno di appartenenza e vicinanza. Della sensazione di essere parte di qualcosa e del calore di quello che ci è noto. Le storie Marvel rispondono ai nostri bisogni.
Il cinema e i canali on demand hanno capito il nostro bisogno di continuità e nascono saghe e serie dedicate
Pensiamo alle numerose serie presenti e sempre molto seguite, Gotham, DareDevil, Flash e ora la serie animata di Ant-man e Rocket&Groot. Il nostro bisogno di continuità viene messo in scena nelle numerose storie a puntate, per offrire a tutti la certezza che domani ci sarà un nuovo eroe, una nuova storia, una nuova possibilità di superare noi stessi.
Ma quali sono i temi e le storie che in questi anni ci tengono occhi spalancati sullo schermo?
Come l’Eneide partiva dall’Iliade, gli Avengers nascono da Captain America
I film dei nostri eroi partono sempre, come ogni finzione narrativa, da un problema da risolvere, il problema nelle storie come nelle sceneggiature è necessario, bello, interessante . Il tentativo di superamento del problema e l’eventuale trionfo per averlo risolto rende liberatoria la visione del film. Anche se per risolvere il problema, solitamente, si è distrutto mezzo pianeta.
I temi che gli eroi rappresentano sono simili a quelli mitologici classici.
Abbiamo
Tony Stark, creatore di
Iron Man, colpevole di
Hybris (la tracotanza greca presente nelle antiche tragedie) che, con il suo narcisismo esagerato e la sua superbia, incontra in
Ultron (Avengers II) il suo
lato oscuro. Ultron è la sua punizione per aver pensato di essere il salvatore del mondo, il suo eccesso viene punito con una creatura senza freni. Abbiamo qui però un meccanismo diverso, a differenza degli antichi greci che punivano ben più seccamente i peccatori (come ci ricordano bene Prometeo, Icaro o il classico Edipo), Tony alla fine vince, ma solo perché con gli altri.
Nessuno vince completamente da solo nel mondo Marvel. Come nel mondo in genere.
Abbiamo
Hulk che rappresenta
la rabbia che odia se stessa, la non accettazione della propria forza, che insegna come gestire la parte di noi fatichiamo ad accettare. Nel primo Avengers, infatti, racconta come riesce a gestire la rabbia, la sua forza devastante. Deve
“essere sempre arrabbiato” cioè conoscere il suo sentimento, accettarlo e quindi viverlo in maniera costruttiva (per lui e meno per le città che riduce in poltiglia). La sua storia ecco che allora ci emoziona, ci insegna che siamo quello che siamo, l’Io che si ricostruisce, si fa solido,
integra in tutte le sua parti anche dolorose.
E abbiamo
Wonder Woman, libera del suo immaginario anni 80 spietatamente cucito addosso, che sta facendo parlare di se in questi giorni, con il suo
film al cinema. La nostra Wonder nasce da
William Moulton Marston, anno 1893, laureato in legge e dottorato in psicologia sposato con una donna, Elizabeth Holloway, con cui lavora nella sperimentazione rispetto all’eccitazione di uomini e donne e con cui vive insieme con una altra compagna, Olive Byrne, in un triangolo amoroso durato fino alla sua morte e a cui si unisce poi una terza donna. Il suo inventore era uno psicologo, la stessa
Wonder Woman è una creazione psicologica (APA, 2017) nata dal rispetto e
amore per le donne. Si tratta di una immagine capace, determinata, mai sottomessa all’uomo, fiera, libera di decidere per se stessa.
Il principio di
consapevolezza delle donne rispetto a se stesse, come scrive
Jill Lepore nel suo famoso libro
” The Secret History of Wonder Woman”(2014), una donna libera, disinibita, sessualmente emancipata e un po’ bondage, carica di
erotismo ma anche di forza per le cause in cui decide di credere.
E gli esempi sono tantissimi ma meglio non esagerare.
I nostri eroi fanno quello di cui noi abbiamo bisogno, gli eroi svelano misteri e
salvano il mondo al nostro posto, noi viviamo quel potere attraverso di loro e questo un po’ ci consola della nostra piccolezza. “
Ci identifichiamo così intensamente con le tensioni dei protagonisti che non solo proviamo simpatia, bensì sviluppiamo nei loro confronti una forte empatia” (“L’istinto di Narrare”,
J. Gottshall) il
nostro cervello partecipa e può farlo liberamente perché protetto. Non si rischia nulla a guardare un film,
L'Inferno è amico delle storie Charles Baxter
Alla fine sono storie di cambiamento, le storie Marvel parlano di macro-temi e per ognuno di loro, qualcuno di noi si sente rappresentato. Mentre proiettiamo noi stessi sullo schermo, viviamo le storie dei nostri Supereroi ma anche la loro umanità, che ci permette di avvicinarli. Sono infatti i dialoghi, per lo più ironici, dei film di supereroi o “semplici” eroi, nella loro divertita leggerezza ad avvicinarci a loro, belli, perfetti, altrimenti impossibili. Pensiamo alle battute facili di cui sono piene le storie dei “Guardiani della Galassia” (2014 e 2017). Servono, le parole, anche a evitare che trionfi il grande peccato di molti film del genere, la fretta. Le trasformazioni dei personaggi e della trama, nella fretta, si perdono, non si fanno gustare in fondo mentre i momenti di calma che segnano il passo al cambiamento, ci sono necessari per entrare di più nella storie e capirla.
Quello che ci offrono i supereroi è una esperienza narrativa che da senso alla nostra storia e le saghe nutrono il nostro bisogno di continuità e presenza nell’appartenenza. Lunga vita ai nostri eroi.
Pollicino: Il nostro bisogno di storie
L’Orco: Il non riuscire a trovare il superpotere in noi stessi
L’arma segreta: Attivare il nostro cervello per vivere le Saghe
Walter
“Illiade”?
Marzia Cikada
Ti ringrazio tantissimo Walter, in tanto tempo che è pubblicato (e io raramente rileggo) questo refuso era scappato a tutt*!