Quando hai cominciato a scrivere e come mai hai continuato?
Ho iniziato a scrivere alle elementari, un po’ come tutti. Rimanevo incantata nel seguire lettere e parole che si componevano come per magia sulla carta. E leggevo. Leggevo molto. Leggevo tutto. E molto tempo prima di aver imparato a scrivere. Dalle insegne alla composizione dei detersivi e gli ingredienti dei biscotti. E i libri. Di tutti i generi e per tutte le età. Da che ho memoria, la mia coperta di Linus sono i quaderni. Ne ho sempre in borsa almeno uno, anche se non sono mai metodica e finisco per mischiare appunti di lavoro, suggestioni poetiche, idee e lista delle spesa o delle cose da fare. Negli ultimi anni, invece, la scrittura è diventata il mio lavoro. Sia quella di contenuti digitali, come Copy Writer, Web Writer, Blogger e Social Media Strategist, poi di nuovo la carta, con i corsi di Scrittura Autobiografica e adesso la pubblicazione del mio primo romanzo autobiografico “Volevo essere bionda” edito da Do It Human Editori.
Come mai un romanzo e, domanda necessaria, è un libro dove di parla di te?
Mi preme chiarire un errore piuttosto diffuso: il romanzo autobiografico è molto diverso da un’autobiografia. Non è la mia vita, ma una romanzo che si è nutrito della mia vita e della mia esperienza ma poi è cresciuto in modo indipendente. Scriverlo mi ha permesso di rendere fluidi dei ricordi anche dolorosi e metterli in ordine diverso, ricomponendo un’armonia di fatti che nella vita reale non è quasi mai possibile realizzare.
Sei convinta che la scrittura sia catartica?
Sì, assolutamente. Anche il thriller più efferato o il fantasy più surreale sono frutto delle esperienze e del vissuto dell’autore che ha dato loro vita. Non esiste nessuno scritto che sia “oggettivato”. Come la fotografia, come la pittura, come il ragù. Se il risultato è frutto di mano e mente umana è sempre soggettivo e, in quanto tale, consente una ricomposizione – o un tentativo di – della propria vita.
Stai lavorando sul prossimo libro?
Diciamo che sto iniziando a buttare giù delle idee, ma credo che mi regalerò l’estate per spettinare i pensieri e lasciare che si posino dove meglio credono. Serve riposo per lasciar macerare i progetti, quel tanto che basta a trasformarli. L’importante è non dimenticarli troppo a mollo, sennò poi sono da buttare!
Contro quale Orco combatti nel tuo libro e qual e’ l’arma segreta che pensi possa funzionare per avere la meglio?
Contro quello che mi spaventa di più: il mio auto-giudizio impietoso. Un ottimo alleato nella revisione, ma un pessimo consigliere nella fare creativa. Spesso mi capita di non amare ciò che scrivo, di trovarlo noioso, o banale. Se posso mi affido a un lettore imparziale per ricevere un feedback che, guarda caso, non coincide mai con quello dei mio perfino giudice interiore! In alternativa mi concedo una passeggiata in solitudine per prendere le distanze giuste ed essere più obiettiva.