Iniziare a lavorare da professioniste per tre giovani donne in Italia, per lo più nel mondo della psicologia, non proprio facilissimo. Quale è stato il peggior problema e quale la migliore soluzione trovata?
Aprire uno studio privato è stato per noi un grande passo, in quanto fin da subito ci siamo trovate a dover fare i conti con due grandi difficoltà: da un lato aprire un’attività in proprio ha implicato un grande investimento economico e la presa in carico dei rischi che la cosa comporta; dall’altro lato, ci ha richiesto un grande investimento su noi stesse e sulle nostre risorse per costruire una precisa identità di studio chiara e definita che ci consentisse di ritagliarci uno spazio tra le tante proposte. Non basta essere preparate, riteniamo serva anche grande motivazione per guadagnare credibilità e fiducia.
Di fronte a tali difficoltà, è sicuramente stato utile e di supporto l’esserci rivolte ad altri professionisti con più esperienza nel campo, sia per i consigli che ci hanno potuto dare, sia per la disponibilità dimostrata e per gli incoraggiamenti che ci hanno offerto. Questo ci ha dato la carica necessaria per credere ancora di più in noi stesse e nel nostro progetto. Un altro punto di forza è stata sicuramente la grande sintonia tra noi tre che ci ha permesso di individuare un filo comune che ha guidato ogni scelta, dal colore delle pareti alla gestione del setting.
Qual è stata la forza di essere in tre? E’ possibile, secondo voi, per una collega o un collega oggi iniziare tutt* sol*?
L’essere in tre costituisce sicuramente una grande ricchezza. A nostro avviso i punti di forza sono diversi: abbiamo la possibilità di confrontarci costantemente su ciò che facciamo e su come lo facciamo; possiamo condividere eventuali dubbi e incertezze, avere consigli e suggerimenti, unire le reciproche competenze e soprattutto avere stimoli sempre nuovi. La nostra diversità di pensiero e di approccio è un ulteriore vantaggio, anche se, come dicevamo nella precedente domanda, le idee a partire dalle quali ci muoviamo seguono un filo conduttore comune.
Avviare uno studio di psicologia completamente da soli è possibile, sì, ma sicuramente più difficile proprio per la mancanza della possibilità di poter condividere con qualcuno questo grande passo: sia da un punto di vista emotivo/affettivo che da quello strettamente economico.
Il vostro studio si propone come luogo di incontro e avete a cuore sia riconosciuto come uno spazio speciale. E’ certamente un modo vostro di stare nel mercato dell’offerta psicologica e vi rende più riconoscibile. Come vi piace proporre Prospettive ai vostri clienti?
Ci piace pensare al nostro studio come ad un luogo di incontro accogliente e non giudicante; uno spazio, fisico e mentale, all’interno del quale sentirsi liberi di poter esplorare e sperimentare. Crediamo, infatti, che ciascuno sviluppi dei modi di stare al mondo e di stare con l’altro che lo caratterizzano e influenzano. Imparare ad osservarli è una capacità tanto complessa quanto arricchente, ma che cela il rischio di diventare automatica ed abitudinaria. A volte ci si fossilizza su un’unica visione senza esplorare altri punti di vista. Siamo convinte che allenarsi a cambiare prospettiva possa portare luce nuova e far scorgere cose fino a quel momento rimaste inesplorate. E’ proprio da questo concetto, infatti, che nasce il nome del nostro studio: Prospettive.

Quanto di Pollicino pensate di avete dentro di voi?
Pollicino è un personaggio delle fiabe dotato di grande forza interiore e determinazione, caratteristiche che lo aiutano ad escogitare continuamente delle soluzioni e a non arrendersi di fronte alle difficoltà. Sentiamo un po’ nostro tutto questo, perché ogni giorno è per noi una continua sfida nell’accrescere la nostra realizzazione professionale. Questo ci richiede un continuo metterci in gioco su vari fronti, non solo a livello formativo ma anche personale, perché quella dello psicologo è una professione che richiede un continuo lavoro su sé stessi. Quindi, sì, ci sentiamo di dire che c’è tanto di Pollicino in noi perché, come lui, il coraggio di raggiungere l’obiettivo che abbiamo prefissato ci porta ad osare.
Come professioniste contro quale Orco ci si trova a combattere? E quale credete possa essere l’arma segreta migliore per superare al meglio la battaglia?
L’Orco è l’idea che la psicologia sia accessibile a pochi, che sia onerosa economicamente e mentalmente. Il nostro approccio accogliente e non preconfezionato unito all’attività laboratoriale, vuole avvicinare quante più persone ad un sentire altro, ad un’esperienza di consapevolezza e contatto interiore.
Pollicino ringrazia l’esperienza e la condivisione di queste giovani donne e colleghe. Avendole conosciute, un po’ nella veste della vecchia collega, con qualche anno in più di libera professione alle spalle, ho apprezzato la forza che sanno far vibrare insieme e le loro belle personalità individuali. La fiducia è da sempre un dono d’ali, loro possono aiutare altre persone a ritornare a volare.

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