
Fai Silenzio! Sii Silenzio!
Assicurati che le parole siano belle come i tuoi silenzi
Alejandro Jodorowsky
L’esperienza del silenzio non è facile. Al silenzio, non siamo abituati.
La parole spesso ci nasconde, come un vestito abbondante che ci cade da tutte la parti ma che fa il suo dovere, ci copre.
Parole ridondanti, rumori di ogni genere, suoni che si sommano ad altri suoni e ci ottundono i sensi. Il silenzio è un animaletto raro che visto da lontano è carino, ma non lo si prende volentieri tra le braccia.
Nella vita di tutti i giorni, può capitare che il silenzio venga vissuto con fatica. Viene spessi usato, infatti, come arma, per difenderci ma anche attaccare. Il silenzio diventa allora aggressivo, ostile, chiude ogni possibilità di incontro e non permette a nessuno di entrare in contatto con noi. Ferisce la relazione e la fiducia tra le persone. Per questo per molte persone il silenzio è portatore di sofferenza. Ci ricorda il silenzio vissuto in casa, magari usato da una madre o un padre per ferirci, da una amica per non parlare più con noi, da un amore per chiudere senza spiegazioni.
Ma la verità è che il silenzio nasce per accogliere e fare posto. Guardarsi in silenzio, senza bisogno di parole è un gesto di amore e intimità profondo, capace di ricucire grandi distanze in pochi secondi.
Fai un piccolo esperimento.
Fermati dove sei e cerca di notare quanto suono c’è intorno a te. Cosa riesci a riconoscere? Le chiacchiere dei colleghi? I bambini che strillano? Un compagno o una compagna che chiede la tua presenza?
Ora fai silenzio. Prova ad abbassare il volume del mondo intorno a te. Guarda i volti, ascolta con i sensi a disposizione ma non con l’udito. Quello lascialo libero di vagare nel silenzio, di ritrovare la strada della concentrazione e della pace.
L’abilità di stare in una stanza vuota è quella di rendere altrettanto vuoto il proprio cuore, lasciar cadere le proprie opinioni, deduzioni, pregiudizi, lasciar scivolare quelle degli altri su di noi, lasciare che si riveli lo spazio vuoto di abitudini, un’altra possibilità.
Chandra Livia Candiani
Un libro minuto quanto grande di Chandra Livia Candiani – Il silenzio è cosa viva (Einaudi 2018) – ci insegna a fare spazio nelle nostre giornate. Ci insegna a trovare nel quotidiano una occasione di risveglio. Una nuova consapevolezza può farsi strada se impariamo ad ascoltarci nel silenzio. La strada indicata è quella della meditazione, un percorso che ci insegna la leggerezza attraverso la disciplina. Creando uno spazio vuoto in grado di accogliere. Spazio che è fisico, in casa propria per esempio, ma anche mentale. Un luogo dove sentire l’umiltà dentro di noi, restando lontani dall’essere prede di emozioni dolorose che turbano il nostro naturale equilibrio nel mondo.
In fondo essere qui è più difficile di quello che si possa credere. La piena consapevolezza è una strada complessa, richiede attenzione piena e continua, conoscenza di se stessi. Accoglienza per il passato e predisposizione ad un futuro nuovo.
Nel lavoro terapeutico il silenzio è un ingrediente necessario.
Incontrare l’altra persona significa fare spazio ai suoi silenzi, dando la nostra attenzione professionale e umana a chi abbiamo di fronte. Si comunica anche con la bocca serrata. Per questo nel lavoro terapeutico imparare a sostenere il silenzio è una necessaria competenza, specifica e non casuale. Una competenza che si unisce a quel buio primordiale che la psicologa abita, dove non ci sono idee preconcette ma la capacità di far avvicinare e accogliere l’altro per aiutarlo.
Nelle parole troviamo la chiave per comprendere e cambiare, ma molte parole hanno bisogno di silenzio per poter affiorare . La stanza di terapia è prima di tutto la stanza dell’accoglienza senza giudizio, il posto dove essere se stessi, protetti e al sicuro. Nulla di questo è fattibile in uno spazio dove non ci sia spazio a sufficienza per l’assenza di parole e pensiero. Il silenzio diventa tempo e possibilità di creare fiducia, di credere che la persona che abbiamo davanti saprà davvero aiutarci e sostenerci mentre rendiamo la nostra vita più adatta a noi.
Nel silenzio si impara a fare più attenzione, i sensi diventano più percettivi. Lo spazio creato innesca il pensiero creativo e la riflessione.
Se siamo felici, se siamo in pace, possiamo sbocciare come un fiore; e la nostra famiglia, tutta la società, trarranno beneficio dalla nostra pace.
Thich Nhat Hanh

Il silenzio ha molti sfaccettature – volti molto diversi tra loro
Il silenzio è vivo, pieno di emozioni e possibilità diverse tra loro. Facciamo silenzio per prepararci a qualcosa di grande. Nel momento di massima concentrazione. Prima dell’inizio di un concerto o prima di entrare in una sala d’esame. Allora è il silenzio che ci permette di ritornare a noi stessi e alla nostra capacità di essere lucidi e presenti. Ma esiste anche il silenzio che rammenda l’anima ferita, l’abbraccio senza parola di una persona cara. La carezza di una assenza di parole che arricchisce e conforta. E’ il silenzio che medica l’anima.
Il silenzio della meditazione è morbido e accogliente.
Non immaginare chissà cosa nel pensare al silenzio della meditazione. Ti sto raccontando solo della possibilità di ascoltare dentro di te, fermando il rumore di fondo del mondo. Nell’esperienza del silenzio, inizialmente vissuta anche come difficile – per qualcuno come brutale – si riprende un dialogo con la propria interiorità. Un ascolto pieno non fatto di parole. Si ferma il proprio pensiero e la propria crescita di un passo più avanti. Si scopre come osservare il mondo, noi stessi compresi. Come sentire quello che si muove dentro, intorno e fuori di noi.
Eppure il piacere del silenzio inizia spesso con la fatica del silenzio.
Il silenzio genera emozioni contrastanti in noi. Stiamo semplicemente lì, lasciamole essere e andare via. Una pausa dal dover trovare risposte che risponde però a molte domande.
Nel silenzio facciamo cadere la maschera che abbiamo costruito per difenderci dal mondo, dalle relazioni piene di aspettative e dalle richieste che gli altri – e noi stessi – fanno di continuo. Nel silenzio scopriamo strade diverse, nostre. Autentiche.
La parola è un’ala del silenzio.
Pablo Neruda
Non vi è luogo migliore per apprezzare la parola che nel silenzio.
Solo con l’esperienza di un ascolto senza parole possiamo entrare più profondamente in risonanza di noi stessi e imparare quali sono le parole che vanno scelte, le scelte da fare, il sogno da seguire. Senza il trambusto del caos emotivo di tutti i giorni, dei mille impegni senza tempo per fermarsi. Viviamo vite di corsa e , seppure cominciamo a comprendere il problema che questi ritmi ci stanno causando, è ancora una vittoria personale quella di trovare un ritmo e uno spazio più adatti a sviluppare le nostre risorse. Uno spazio che sia in grado di abbassare il suono intorno a noi, evitando di essere un semplice prolungamento del rumore affannato che riempie le nostre città e i nostri luoghi.
Pollicino: La fatica di imparare a stare nel silenzio
L’Orco: La fretta di parlare senza ascoltare
L’arma segreta: Entrare in relazione con noi stessi attraverso il silenzio