Ti starai mica sabotando? Autosabotaggio e cambiamento.
Una chiara visione, sostenuta da progetti definiti, ti fornisce una sensazione tremenda di fiducia e potere personale.
Brian Tracy
Se non credi in te stesso, chi ci crederà?
Kobe Bryant
L’autosabotaggio è tra noi. Certo, di tanto in tanto è naturale che mettiamo in scena piccoli sabotaggi alle nostre azioni, ma quando diventa la regola, è bene chiedersi perché. Perché non vogliamo che le cose funzionino o cambino, potenzialmente in meglio?
Non sempre vogliamo davvero raggiungere un risultato.
Ora, forse sarà difficile da accettare, ma dentro noi agiscono meccanismi di difesa che si oppongono al cambiamento. E lo fanno con le migliori intenzioni. Vorrebbero proteggere da possibili fallimenti che farebbero male, colpendo l’autostima. Quindi, la paura di fallire porta a non provare affatto, a procrastinare, evitare, mantenere anche cattive abitudini, purché siano conosciute.
Piccoli avvenimenti, rocambolesche disavventure diventano l’alibi per non provarci. Provare cosa? Che possiamo farcela. Che le cose possono andare nel migliore dei modi.
L’idea di fallire fa paura
Le basse aspettative proteggono l’autostima da un possibile fallimento, quindi non fare o fare in modo di non riuscire a fare, diventa la maniera che sembra perfetta per proteggersi. La paura del fallimento, che poi può essere una esperienza di crescita, si manifesta in mille maniere differenti. Per esempio manifestando un potente perferzionismo, che non rende possibile mai fare il passo finale. Il lavoro che dovremmo presentare (che sia una tesi, un libro, un progetto, un CV) non è mai pronto per essere presentato!! Oppure una costante preoccupazione che ci altera stati del sonno, di veglia, di mette il batticuore…tanto che alla fine non ci si presenta all’appuntamento con il cambiamento (che sia un incontro romantico o un colloquio di lavoro o un esame). La nostra fragilità ci dice “non ce la posso fare, quindi non lo faccio”, insegniamogli altre possibilità.
Non conosci i tuoi desideri e bisogni – iniziamo a farlo?
Sebbene sembra un discorso diverso, anche non conoscersi rappresenta un autosabotaggio. Non darsi il tempo di chiedere cosa si prova, cosa si desidera, significa anche non doversi poi mettere a cambiare le cose. Perché se poi scopri cosa veramente vuoi, diventa necessario prendere in mano la propria vita, capire come arrivare a realizzare i propri obiettivi. Si finisce quindi non il vivere anche situazioni sgradevoli ma conosciute.
Anche lamentarsi può significare sabotarsi, il lamento è sempre molto utilizzato, specie perché permette di non agire. E la prima regola di un buon sabotaggio è fare in modo che nulla cambi. Altro aspetto legato a mettersi poco al centro della propria vita? Il compiacere le altre persone in ogni modo, esserci sempre per chi lo chiede, ma mai (o quasi mai) per le proprie richieste personali.
Credi di non meritare di meglio (ma stai male!)
Una bassa autostima, porta a pensare che non si merita un salto di qualità, una vita migliore. Quindi si rimane in situazioni che non piacciono ma che alla fine, si pensa di meritare. Alcuni esempi? Avere relazioni che non sposano i vostri obiettivi, che abbattono emotivamente o fisicamente, che non soddisfano le vostre esigenze, oppure distraggono dagli obiettivi reali. Portare avanti un impegno lavorativo in cui non ci riconosce, ingannarsi pensando di fare sempre le stesse scelte anche quando non ci appartengono più. Nel momento in cui si comincia a volersi un po’ più di bene e a diventare protagonisti della propria vita, anche a piccoli passi, si capisce che forse, si possono cambiare le cose, che quello che si merita è altro da quello che si è accettato o mantenuto fino al giorno prima. Lo hai visto il piccolo film Cambio tutto! (2020) con Valentina Ludovini? Non è un capolavoro ma mette in scena cosa succede se si accetta tutto anche se non ci piace, cosa accade se si pensa di non poter fare di meglio, insomma, chi aiuta la protagonista a cambiare è una figura non troppo apprezzabile da una professionista formata e seria, ma sicuramente, ha il pregio di aver aperto gli occhi alla protagonista sulle limitazioni e i sabotaggi a cui si sottomette.
Fai fatica a lasciare la tua zona di comfort
Tutto quello che è stato scritto finora ci porta al prossimo segnale dell’autosabotaggio, il non riuscire ad uscire dalla propria zona di comfort. Non si riesce a fare nulla di diverso e nuovo, neanche poco, senza star male e finire con il rifare tutto come prima. Però poi, sovente si finisce con il paragonare la propria vita a quella delle altre persone, risultando sempre in situazione di inferiorità.
Per migliorare devi uscire dalla tua zona di comfort. Non puoi fare le stesse cose che hai sempre fatto e migliorare.
Jordan Burroughs
Imparare, con i tuoi tempi, a fare piccole cose scomode, ci insegna a trovare un nuovo equilibrio. Iniziamo con il dire qualche NO, con il fare piccoli miglioramenti a casa nostra o a introdurre nuove abitudini nella vita di tutti i giorni. La rivoluzione non è mai da un giorno all’altro.
Gli esempi in famiglia hanno sempre un ruolo
Se poi vogliamo capire come è successo che si è iniziato ad autosabotarsi, allora è bene prendersi il tempo di raccontarsi o capire meglio la propria storia personale. Possono esserci state storie di persone che non hanno a loro volta lottato per una vita migliore, insoddisfatte e sofferenti e possono avere avuto un peso importante sulla tua vita. Non possiamo cambiare il passato, ma leggerlo diversamente e cambiare per diventare chi vogliamo essere. Spesso si vive come se fosse una personale colpa avvenimenti e situazioni di cui non si ha nessuna responsabilità e la punizione – non vivere una vita soddisfacente – diventa una sorta di dazio per colpe che non ci sono. L’autosabotaggio potrebbe essere il frutto di quello che ci hanno insegnato essere. Ma non è detto che sia vero e giusto. Se si sono coltivati nel tempo sensi di inferiorità, bassa autostima, sentimenti di inadeguatezza, è bene trovare la strada migliore per smetterla di vivere così e iniziare a fare il tifo per se stess*. Ti va?